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4 cose da seguire sul mercato del greggio questa settimana

Pubblicato 13.09.2018, 11:30
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 13.09.2018

All’inizio di questa settimana, i mercati hanno visto un rimbalzo significativo del prezzo del greggio. Inoltre, i segnali tecnici del greggio potrebbero indicare che la materia prima ha raggiunto il fondo. Tuttavia, i fondamentali geopolitici probabilmente continueranno a causare volatilità. Ecco cosa potrebbe influire sul prezzo del greggio questa settimana e la prossima:

1. Il prezzo del greggio è salito questa settimana ma non è qualcosa di indicativo per il futuro

Il prezzo del greggio questa settimana è salito sulla notizia che le scorte statunitensi sono scese nella settimana precedente. Il Brent ha brevemente toccato gli 80 dollari al barile mercoledì 12 settembre. Un altro fattore che ha spinto al rialzo i prezzi sono le aspettative dei trader che le nuove sanzioni contro l’Iran avranno un effetto molto maggiore sul mercato petrolifero rispetto a quanto previsto in precedenza. Gli analisti prevedono ora che dal mercato mancheranno ben 1,5 milioni barili al giorno di greggio iraniano, che l’Arabia Saudita non aumenterà la sua produzione quanto previsto precedentemente e che la produzione di petrolio da scisto USA resterà essenzialmente stagnante fino quando non sarà disponibile una maggiore capacità degli oleodotti nel 2019. Queste supposizioni stanno facendo salire il prezzo del greggio con consegna ad ottobre. Gli osservatori dei mercati dovrebbero ricordare che si tratta solo di previsioni. La produzione di petrolio da scisto continua a crescere, anche se non tanto velocemente quanto previsto prima. Inoltre, l’Arabia Saudita potrebbe ancora decidere di aumentare le esportazioni di greggio.

2. Le scorte galleggianti dell’Iran sono tornate

Le sanzioni USA contro il settore petrolifero iraniano non entreranno in vigore prima di inizio novembre. Tuttavia, Tanker Trackers riporta che l’Iran sta già conservando greggio sulle petroliere a largo della sua costa. Secondo l’analisi di Tanker Trackers, conservare temporaneamente il greggio sulle petroliere è una pratica comune per i produttori petroliferi. La differenza in questo caso è che queste petroliere, che in totale conservano 15,3 milioni di barili di greggio e condensati, non hanno una destinazione precisa. In base al report di Tanker Trackers, l’Iran avrebbe conservato 40 milioni di barili di greggio e condensati durante le sanzioni precedenti. Alla fine delle sanzioni, l’Iran aveva svenduto l’intera scorta galleggiante. Si sospetta che l’Iran abbia venduto clandestinamente le sue scorte galleggianti mentre erano in vigore le sanzioni precedenti. Stavolta, gli osservatori del mercato del greggio dovrebbero seguire da vicino la quantità di greggio e condensati che l’Iran sta mettendo da parte e vedere se viene esportato greggio derivante dalle scorte galleggianti, in violazione delle sanzioni. Quando e se le sanzioni finiranno, l’Iran probabilmente cercherà di vendere questo greggio il più rapidamente possibile, il che dovrebbe spingere l’aumento dei prezzi causato dalle sanzioni.

3. Lo spread WTI/Brent sta salendo ed è un bene per le esportazioni petrolifere USA

La differenza tra il WTI e il Brent si attesta ora a quasi 10 dollari al barile. E questo ha reso le esportazioni petrolifere USA particolarmente allettanti soprattutto per Corea del Sud e Giappone, che stanno cercando di rimpiazzare le importazioni di greggio iraniano. I produttori petroliferi statunitensi stanno offrendo sconti. I compratori asiatici al di fuori della Cina (al momento implicata in uno scontro commerciale con gli Stati Uniti) ne stanno approfittando. Questo non farà che aumentare le pressioni sui produttori USA per esportare più greggio, malgrado gli sconti. L’aumento dello spread viene inoltre alimentato dai timori che la Brexit possa comportare una carenza di lavoratori nella produzione petrolifera del Mare del Nord. Tuttavia, i parlamentari di Aberdeen (dove si trova il grosso dell’industria petrolifera britannica) hanno definito questi timori “allarmisti” ed hanno dichiarato che sono infondati.

4. L’uragano Florence è in arrivo, ma i prezzi della benzina in generale non dovrebbero essere colpiti

Le parti settentrionali degli oleodotti Colonial e Plantation - che trasportano prodotti petroliferi - passano dalle zone che potrebbero essere colpite dalle alluvioni causate dall’uragano Florence quando colpirà la Carolina del Nord e del Sud. Ciò potrebbe causare una mancanza di elettricità che potrebbe bloccare le sezioni settentrionali degli oleodotti. Carolina del Nord, Virginia, Washington DC, Maryland, Delaware e forse il New Jersey potrebbero essere colpiti e potrebbero di conseguenza vedere temporaneamente dei prezzi elevati della benzina.

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