La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il giorno 09.07.2020
Continua a regnare una significativa incertezza sui mercati petroliferi mentre il mondo si riprende dalla pandemia di coronavirus. Non è ancora chiaro come sarà la ripresa della domanda o quando potrebbe tornare ai livelli precedenti.
La produzione indica un aumento nell’immediato futuro, ma ci sono alcune forze che la trattengono. I problemi legati alla raffinazione ed agli oleodotti, soprattutto negli Stati Uniti, non fanno che alimentare il clima di incertezza.
Grafico giornaliero future del greggio WTI
Ecco sei problemi che stanno spingendo il prezzo del greggio in una direzione o nell’altra:
1. La crescita della domanda petrolifera globale delude
L’EIA ora stima che la domanda petrolifera globale sia aumentata di 10 milioni di barili al giorno tra aprile e giugno, sulla scia dell’allentamento delle restrizioni economiche. Potrebbe sembrare un dato positivo ma, se si considera che la domanda globale è crollata di circa 30 milioni di barili al giorno, questo aumento non è affatto impressionante, soprattutto dal momento che la maggior parte delle giurisdizioni in tutto il mondo sono perlopiù tornate in attività.
Questo aspetto, al contrario, è una prova che smentisce la teoria che la domanda petrolifera si sarebbe ripresa in fretta una volta annullate le misure di confinamento. Le serrate non sono state cancellate completamente dappertutto, ma le restrizioni sono state allentate tantissimo.
La paura continua a dominare il comportamento dei consumatori e le contrazioni economiche causate dalle quarantene continuano a riecheggiare in tutta l’economia globale.
2. Consumo di benzina USA debole
Negli Stati Uniti, il principale consumatore di greggio al mondo, la domanda di benzina inizialmente aveva mostrato forti segnali di ripresa, man mano che gli stati annullavano le misure di confinamento. Le scorte di benzina sono scese quando le economie hanno cominciato a riaprire. Tuttavia, questi successi cominciano a ridursi.
I consumi stagionali di benzina negli USA ammontano al momento al minimo di venti anni ed i dati preliminari di GasBuddy sul weekend del 4 luglio, un periodo generalmente caratterizzato da alti consumi di benzina, non sono promettenti.
3. Le raffinerie statunitensi non stanno funzionando a piena capacità
Le raffinerie negli Stati Uniti continuano ad operare a solo circa il 77% della loro piena capacità. Sebbene si tratti di un aumento rispetto al mese scorso, è ancora inferiore rispetto ai livelli tipici di questo periodo in estate.
A luglio, la maggior parte delle raffinerie funzionano a capacità massima per soddisfare la domanda di benzina. Verso l’inizio dell’autunno, riducono la loro attività o chiudono temporaneamente per manutenzione. Tuttavia, anche questo processo probabilmente sarà sospeso o rinviato: Marathon Petroleum ha già annunciato che rinvierà la prevista manutenzione nella sua raffineria di St. Paul, Minnesota, una raffineria in grado di processare 102.000 barili al giorno ma che al momento sta funzionando ad un tasso ridotto per via della minore domanda di prodotti petroliferi.
Se le raffinerie non effettueranno la manutenzione, produrranno troppi prodotti, che il mercato non è pronto ad utilizzare. E ciò comporterebbe un’ulteriore espansione delle scorte di gasolio, benzina, ecc.
4. La ripresa della produzione petrolifera USA deve ancora iniziare
Negli ultimi mesi, la produzione petrolifera negli Stati Uniti è diminuita significativamente in risposta ai prezzi del greggio più bassi nonché ai consumi scarsi dovuti alla pandemia globale.
L’EIA si aspetta che la produzione petrolifera USA raggiunga il minimo di 10,907 milioni di barili al giorno a luglio, dopodiché dovrebbe cominciare ad aumentare. E questo potrebbe costituire un problema se le esportazioni di greggio USA non dovessero salire.
La capacità di scorte è già vicina ai livelli più alti mai registrati e, con una capacità di raffinazione inferiore alla norma per questo periodo dell’anno, questo greggio non avrà altra destinazione se non l’esportazione.
5. Produzione OPEC giù ai livelli del 1990 ma salirà
In base al sondaggio di giugno sulla produzione OPEC condotto da S&P Platts, la produzione complessiva dell’OPEC è scesa a 22,31 milioni di barili al giorno. Anche se alcuni produttori OPEC non hanno rispettato pienamente i tagli promessi, l’Arabia Saudita ha contribuito a compensare le loro mancanze riducendo la sua produzione di altri 910.000 barili al giorno a giugno. La produzione della Russia è scesa ad 8,5 milioni di barili al giorno.
La produzione OPEC potrebbe salire a luglio, perché l’Arabia Saudita intende aumentare la produzione per raggiungere la sua quota di 8,49 milioni di barili al giorno. Dovremmo inoltre aspettarci che l’OPEC+ proceda con il piano di alzare la produzione di 2 milioni di barili al giorno ad agosto, nella speranza che venga controbilanciata, in parte, dai tagli operati dai paesi membri che finora non hanno rispettato il patto.
L’OPEC+ sembra ottimista. Se il gruppo dovesse vedere un netto aumento della produzione ad agosto, potrebbe esserci un incremento delle scorte globali. La domanda potrebbe non essere ancora pronta per ricevere ulteriore greggio sul mercato nella seconda metà di quest’estate.
6. Una sentenza potrebbe ridurre la produzione petrolifera da Bakken
Un giudice del distretto della Columbia questa settimana ha deciso che il Dakota Access Pipeline, di proprietà della Energy Transfer, dovrà interrompere le attività ed essere svuotato entro il 5 agosto. Potrebbe essere un grosso ostacolo per la malconcia industria del petrolio nella regione di Bakken, perché l’oleodotto trasporta 557.000 barili di greggio al giorno dal Nord Dakota all’Illinois.
Tuttavia, la causa non si è ancora chiusa e la sentenza probabilmente non rappresenta l’ultima parola sulla questione. Infatti, Energy Transfer sta continuando ad accettare ordini di greggio per l’oleodotto, in quanto dell’idea che il giudice non abbia l’autorità di ordinare alla compagnia di sospendere le attività.
L’azienda intende fare ricorso alla Corte Suprema, se necessario. Intanto, i produttori si preparano a spedire il greggio tramite ferrovia, nel caso l’oleodotto dovesse chiudere. La logistica necessaria per passare al trasporto su rotaia potrebbe non essere semplice e la produzione petrolifera probabilmente rallenterà se la chiusura dell’oleodotto dovesse essere definitiva.