Con i membri OPEC in generale d’accordo sulla proroga dei tagli alla produzione del greggio dello scorso anno oltre la scadenza del marzo 2018, i riflettori sono ora puntati sui partner che non fanno parte dell’organizzazione, in particolare la Russia.
Lo scorso novembre, quando è stato siglato l’accordo, la cooperazione della Russia è stata fondamentale per ottenere il consenso iniziale dell’OPEC necessario per dare il via ai tagli alla produzione. In effetti, l’accordo OPEC probabilmente non si sarebbe concretizzato se la Russia non si fosse impegnata a tagliare 300.000 barili al giorno. Complessivamente, i paesi produttori non-OPEC contribuiscono con un totale di tagli di 558.000 barili al giorno, e senza la loro partecipazione sarebbe stato impossibile convincere alcuni paesi OPEC a prendere parte all’accordo.
Ad ottobre, il Presidente russo Vladimir Putin ha riferito ai giornalisti di essere a favore della proroga dei tagli fino alla fine del 2018. Tuttavia, la produzione petrolifera russa non è del tutto controllata centralmente ed i tagli hanno bisogno del consenso nominale da parte delle compagnie petrolifere russe. Il ministro del petrolio russo Alexander Novak si espresso ambiguamente sui piani per continuare con i tagli e a fine ottobre ha detto ai giornalisti che la Russia ha intenzione di aumentare la produzione di greggio se l’accordo non dovesse essere esteso. Da allora ha parlato della necessità di incontrare i dirigenti delle principali compagnie petrolifere russe, in particolare Rosneft (OTC:OJSCY), Lukoil (OTC:LUKFY) e Gazprom Neft (OTC:GZPFY), prima di decidere se la Russia appoggerà la proroga dei tagli.
Novak ha incontrato queste compagnie il 14 e il 21 novembre ma l’esito delle discussioni non è stato confermato. Due giorni dopo il primo incontro, il dirigente di Gazprom Neft ha annunciato che la compagnia ha intenzione di aumentare la produzione nel 2018 anche nel caso in cui la Russia e l’OPEC dovessero decidere di proseguire con i tagli. Non è chiaro se si tratti solo di una dichiarazione di Gazprom) per esprimere il desiderio che non ci siano ulteriori tagli o se possa essere considerata una vera minaccia per opporsi ad un’eventuale decisione del governo. In ogni caso, il governo russo apparentemente non ha ancora preso una decisione ed ha reso noto che aspetterà fino al vertice OPEC di giovedì per decidere se supportare o meno una proroga dei tagli per un altro anno.
Nonostante la poca chiarezza da parte della Russia, l’OPEC sembra prevedere che i principali partecipanti supportino un’estensione dei tagli. È in discussione la durata della proroga, che potrebbe passare dai 9 mesi previsti a 6 o persino solo a 3. Se a Vienna dovesse essere annunciata un’estensione inferiore a 9 mesi, il prezzo del greggio probabilmente scenderà dopo il vertice. I paesi partecipanti lo terranno a mente, sebbene negli ultimi tempi abbiano dimostrato che non sono spinti ad agire dalle oscillazioni immediate dei prezzi.
Anche se il saudita Khalid al Falih dovesse riuscire a convincere il russo Alexander Novak ad accettare una proroga più lunga dei tagli, i trader potrebbero non credere che le compagnie petrolifere russe la rispetteranno. È ancora poco chiaro cosa potrebbe succedere sulle piazze dopo il vertice OPEC di giovedì.