Circa tre giorni fa si apriva la vicenda "Autostrade" per la revoca della concessione da parte del governo.
Conte, più volte, aveva ribadito la volontà di revocare la concessione ad Aspi, dal momento in cui i Benetton non sarebbero usciti definitivamente dalla compagine societaria. La proposta successiva dei Benetton di riduzione della partecipazione societaria in Atlantia (MI:ATL), la riduzione dei pedaggi, un risarcimento allo Stato di 3,5 miliardi di euro per il crollo del ponte Morandi e un piano di investimenti di circa 15 miliardi di euro, non ha fatto cambiare loro idea, anzi si era capita ancor di più, da parte del governo, la volontà di cambiare omettendo la famiglia Benetton.
Queste notizie nei giorni scorsi hanno portano il titolo Atlantia ad un crollo in borsa del -15,19%.
Dopo una trattativa in Consiglio dei ministri, durata 6 ore e terminata all’alba, il governo ha raggiunto l’intesa su Autostrade.
Oggi, forse, si è conclusa la vicenda con l'accordo che le concessioni rimangano ad Autostrade per l'Italia, lo Stato diventi il maggiore azionista di Aspi, i Benetton usciranno da Atlantia.
Aspi delibererà un aumento del capitale, lo Stato salirà al 51% (CDP), questa sarà quotata in borsa, Atlantia cederà le sue partecipazioni (88%) e renderà di fatto Aspi una public company.
Questa mattina, Atlantia ha guadagnato il 25% arrivando a 14,28 euro a Piazza Affari, riportandosi ai livelli dello scorso 8 luglio e recuperando i 1,7 miliardi di euro persi lunedì scorso (-15,19%). Ma la revoca istantanea della concessione avrebbe portato alla perdità di circa 18 miliardi di euro, tra cui un prestito obbligazionazio detenuto da tanti piccoli risparmiatori italiani.
Quindi il danno, anzi la beffa maggiore, sarebbe stata dei piccoli risparmiatori che oggi possiedono il 33% di Atlantia (MI:ATL).