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Banche europee: non c’è una soluzione semplice, salta fusione Deutsche-Commerzbank

Pubblicato 30.04.2019, 16:22
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

Le due principali banche tedesche, Deutsche Bank (DE:DBKGn), (NYSE:DB) e Commerzbank (DE:CBKG), (OTC:CRZBY) hanno annullato le trattative per una potenziale fusione la scorsa settimana, indicando che i problemi del settore bancario europeo sono troppo grossi per avere un rimedio semplice.

Dopo sei settimane di negoziati, le banche globali hanno reso noto di essere giunte alla conclusione che i previsti vantaggi di una fusione non giustificherebbero “gli ulteriori rischi di esecuzione, i costi di ristrutturazione ed i requisiti di capitale legati ad una integrazione di scala tanto ampia”. Le due banche rappresentano bene tutto ciò che non va nel sofferente settore bancario europeo: problemi strutturali radicati, costi alti rispetto ai ricavi, bassa redditività, minaccia alla partecipazione di mercato da parte degli aggressivi rivali statunitensi ed assenza di risposta alla concorrenza da parte delle compagnie fintech.

“Il principale problema di Deutsche resta la sua base di costo, che rimane ben al di sopra di quella di molti dei suoi rivali, insieme ai datati sistemi IT”, spiega in una e-mail di venerdì Michael Hewson, a capo delle analisi di mercato di CMC Markets a Londra. “Semplicemente, i problemi che si ritrova ad affrontare Deutsche sono ancora troppo grandi per renderla un importante partner in un’acquisizione, per non parlare di una fusione”.

Deutsche Bank Weekly TTM

Venerdì Deutsche ha riportato un crollo del 9% dei ricavi del primo trimestre rispetto all’anno prima a 6,35 miliardi di euro (7,08 miliardi di dollari). Si tratta del nono trimestre consecutivo in calo per i ricavi, il che ha spinto l’Amministratore Delegato Christian Sewing a tagliare le previsioni sui ricavi 2019. Solo il mese scorso, la banca prevedeva un lieve aumento delle entrate, ma venerdì la stima è stata rivista ad “essenzialmente stabili”.

L’utile ante-imposte è crollato del 32% a 292 milioni di euro (326,03 milioni di dollari) dai 432 milioni di euro (482,35 milioni di dollari) dello stesso trimestre dell’anno scorso. I ricavi della divisione per le imprese e gli investimenti sono crollati del 13%, soprattutto per via del calo degli utili dai fixed income e dai titoli azionari, con tonfi rispettivamente del 19% e del 18%. I dati “mettono in luce come la banca stia combattendo una battaglia persa per cambiare la sua situazione”, afferma Hewson.

Deutsche si sta ancora riprendendo da numerosi scandali, tra cui l’accordo da 7,2 miliardi di dollari con il Dipartimento per la Giustizia USA per chiudere un caso legato alla vendita di titoli garantiti da ipoteca nel periodo precedente alla crisi finanziaria globale. Inoltre, deve affrontare multe, azioni legali e possibili procedimenti penali nei confronti di “dirigenti senior” per via del ruolo giocato in un riciclaggio di denaro russo da 20 miliardi di dollari, in base a quanto ha riportato il mese scorso il britannico Guardian citando un report interno confidenziale.

Come se non bastasse, numerose autorità governative USA, tra cui le commissioni di intelligence e servizi finanziari nonché la commissione Ways and Means della Camera, oltre alle autorità legali statali di New York, stanno indagando tra i documenti della banca sui prestiti concessi all’azienda di famiglia del Presidente Donald Trump, la Trump Organization. Ad aggiungersi a questa serie di problemi, ieri Trump, i suoi figli e le sue compagnie immobiliari sono ricorsi a vie legali per impedire a Deutsche Bank (ed a Capital One Financial (NYSE:COF)) di rispettare quanto richiesto dal Congresso, definendo il tutto una forma di persecuzione.

Per quanto riguarda Commerzbank, il governo tedesco possiede ancora una partecipazione del 15%, dopo un salvataggio del 2009. Sulla redditività pesano gli asset tossici, tra cui un portafoglio da 8,4 miliardi di euro (9,38 miliardi di dollari) di rischiosi debiti governativi italiani.

Commerzbank Weekly TTM

Sebbene Deutsche Bank sia riuscita a registrare un piccolo profitto annuo l’anno scorso, il primo in quattro anni, i ritorni di Commerzbank sono rimasti limitati. Le azioni di entrambe le banche hanno perso più di un terzo del loro valore nello scorso anno. Nell’ultimo decennio, i cali hanno superato l’80%.

Gli investitori riconoscono che i titoli valgono meno del valore di liquidazione di ciascuna compagnia. Il titolo di Deutsche viene scambiato a circa un quarto del suo valore, mentre quello di Commerzbank a circa un terzo.

La capitalizzazione di mercato collettiva delle banche europee si riduce

La situazione dei due istituti finanziari tedeschi non è isolata. L’anno scorso, la capitalizzazione di mercato collettiva delle banche europee è scesa di 330 miliardi di euro (368,46 miliardi di dollari). In effetti, a questo punto, la maggior parte delle banche europee è scambiata ad un livello inferiore al proprio valore.

Complessivamente, sono valutate a solo il 60% dei loro asset netti, in confronto al sovrapprezzo del 10% dei principali rivali USA, secondo i dati di Bloomberg, riportati da Stephen Pope, socio di gestione di Spotlight Ideas, in un articolo su Forbes. Uno dei motivi della performance deludente è che il mercato bancario europeo è sovraffollato, il che comporta un calo della redditività.

Questo, insieme ai business model obsoleti, alla persistenza di tassi negativi ed all’incertezza politica derivante dalla Brexit ed all’aumento del populismo, costituisce la fonte dei problemi del settore bancario europeo, secondo Pope.

Euro Stoxx Banks Weekly

L’indice STOXX Banks EUR Price ha perso il 22% negli ultimi 12 mesi. Malgrado le quotazioni allettanti, sarebbe meglio lasciare la maggior parte dei titoli bancari europei agli investitori esperti di rischio.

Ovviamente, non tutte le banche europee sono uguali. La britannica Lloyds Banking Group (LON:LLOY), (NYSE:LYG), che come Commerzbank ha chiesto aiuti di stato durante la crisi finanziaria, è invece riuscita ad operare quella che è stata definita un’inversione di rotta di successo. Il suo amministratore delegato, Antonio Horta-Osorio, ha venduto asset esteri, ha ristrutturato il range di prodotti della banca e ne ha modernizzato la tecnologia, consentendo al governo britannico di uscire dalla banca.

Il titolo di Lloyds è schizzato del 30% quest’anno. Gli utili ante-imposte l’anno scorso sono rimbalzati del 13% a 5,96 miliardi di sterline (7,70 miliardi di dollari), ha reso noto a febbraio. Gli utili del primo trimestre sono attesi questa settimana. Il suo ROTE (return on tangible equity), un indicatore di redditività, lo scorso anno è stato dell’11,7%, in salita dall’8,9% del 2017. L’obiettivo di ROTE della banca per quest’anno è del 14%-15%. L’obiettivo di ROTE di Deutsche Bank per il 2019 è del 4%, il più basso tra i rivali.

Ultimi commenti

È finita da tempi....salvo pochi casi isolati considerando gli aum cap i diligenti investitori buy & old hanno perso sui titoli bancari ben oltre l'investimento iniziale....un disastro che ha bruciato enormi capitali, pubblici e privati...
.... quello che dici è ben noto ai manovratori dell'Europa monetaria, e di conseguenza questi scelgono le strade che possano rinviare il più possibile il mal-di-denti. Un fatto è certo: chi subirà la madre di tutte le crisi siamo noi del Parco Buoi, as usual.
04
da due immensi buchi sarebbe uscito un buco nero. da queste banche arriverà la madre di tutte le crisi
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