Gli investitori si sono concentrati esclusivamente sull’incremento, pari a 4,8 milioni di unità, dei posti di lavoro registrato negli USA il mese scorso, anche se le retribuzioni medie sono calate dell’1,2%, a fronte del -0,8% previsto dagli analisti, e si registrano ancora quasi 20 milioni di richieste di sussidi di disoccupazione.
Le notizie sul virus non sono state altrettanto piacevoli: in Florida, il numero di casi e vittime è salito ai massimi. Anthony Fauci, il direttore dell’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive, ha avvertito che il virus potrebbe mutare per diffondersi più rapidamente.
Gran parte degli indici azionari USA ha chiuso la settimana corta (per il weekend del 4 luglio) con toni positivi. Il Dow (+0,25%) e l’S&P500 (+0,45%) hanno guadagnato e il Nasdaq (+0,52%) ha toccato un nuovo record.
Dopo la correzione a forma di V sui mercati azionari USA e i massimi storici, gli investitori vedono rischi contenuti in una svalutazione sostenibile sui mercati finanziari globali più grandi, che cavalcano l’onda di stimoli immensi.
Gli ultimi tentativi di vendite sono stati fermati dal discreto interesse per l’acquisto sui minimi. Parte di questo comportamento è dovuto sicuramente al fatto che gli investitori hanno perso il contatto con la realtà per effetto delle valutazioni offuscate delle azioni, anche se sappiamo che molte hanno subito un forte ridimensionamento sull’onda della pandemia. Comunque sia, gran parte dell’ottimismo è dovuto alla lotta di banche centrali e governi per mantenere prezzi gonfiati in modo artificiale, nella speranza che la pandemia produca effetti meno dannosi per l’economia reale, se manterranno un sistema finanziario “in salute”. Se le azioni hanno un pacemaker così infallibile, perché preoccuparsi di venderle?
Sul fronte dei dati, il PMI servizi di Caixin ha segnalato l’espansione più rapida da un decennio; il gigante dei mercati emergenti ha spinto l’acceleratore dell’attività economica per contrastare il rallentamento dovuto al Covid. Le preoccupazioni per la seconda ondata di contagi non hanno avuto un impatto concreto sulle cifre PMI e questa è un’ottima notizia per gli investitori.
L’attività dei future europei fa presagire un’apertura piatta per venerdì. Il FTSE 100 dovrebbe consolidarsi e avanzare dopo i forti rialzi della seduta di giovedì.
Poche variazioni per quanto riguarda il forex e le materie prime.
Il cable ha continuato a essere offerto sopra la soglia a 1,25 sulla scia delle scarse notizie sulla Brexit, con i negoziati terminati con un giorno di anticipo e pochi passi avanti compiuti sulle questioni in sospeso come il puzzle nord-irlandese, la pesca, e l’accesso di Londra al mercato finanziario unico. Per ora, però, le pressioni a vendere dovrebbero rimanere circoscritte e la media mobile a 50 giorni (1,24) dovrebbe continuare a fornire supporto contro l’USD.
L’EUR/USD ha trovato resistenza a quota 1,13, scendendo a 1,1230 in Asia. Si trovano acquirenti sotto 1,12, che sperano che i governi europei approvino presto il pacchetto di salvataggio da 750 miliardi di euro, alimentando la domanda di euro sulla scia del miglioramento delle prospettive di ripresa post-Covid. Andare lunghi sull’euro rimane la strategia preferenziale e i rischi di breve termine continuano a essere inclinati al rialzo.
Malgrado l’ottimismo sulle borse, la domanda di beni rifugio resta stabile. Il rendimento dei decennali USA è frenato dal manico dello 0,70%. Lo yen e il franco svizzero consolidano i rialzi contro il dollaro USA e l’oro è in agguato nell’area compresa fra $1750 e $1770 per un nuovo tentativo verso i $1800 all’oncia.
Il greggio WTI è stabile vicino ai $40 al barile. Il calo inaspettato delle scorte USA settimanali, pari a 7 milioni di barili, e la propensione al rischio resiliente sostengono i mercati petroliferi sui livelli attuali, senza tuttavia spingere i tori del petrolio a traghettare il rally sopra questo livello.