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Difficili altri tagli alla produzione quindi attenti alle parole dell’OPEC

Pubblicato 07.11.2019, 15:59
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il giorno 07.11.2019

Ai vertici dell’OPEC e dell’OPEC+ manca un mese ma i discorsi in previsione degli eventi stanno già influenzando i prezzi del greggio. Sia il Brent che il WTI sono crollati di quasi l’1,5% negli scambi di mezzogiorno del 6 novembre sulla notizia che l’OPEC non sta esattamente prendendo in considerazione maggiori tagli alla produzione, malgrado le voci precedenti.

Crude Oil WTI Weekly Chart

Speculazioni sui tagli alimentate dai membri del cartello

La questione dell’eventualità che l’OPEC ed i suoi alleati aggiungano maggiori tagli all’attuale sistema delle quote di produzione durante il vertice di dicembre è stata sollevata per la prima volta dal Segretario Generale dell’OPEC Mohammed Barkindo ad inizio ottobre, quando ha detto ai giornalisti che ulteriori tagli alla produzione sarebbero stati discussi durante i prossimi vertici dell’OPEC e dell’OPEC+.

Le speculazioni sono state alimentate dai commenti del nuovo ministro del petrolio saudita, il principe Abdulaziz bin Salman, resi il 29 ottobre. Solo pochi giorni fa, il 4 novembre, il ministro del petrolio iraniano, Bijan Zangeneh, ha lasciato intendere che potrebbero essere in arrivo tagli maggiori alla produzione da parte dell’OPEC in occasione dell’incontro.

I trader dovrebbero fare attenzione a non prendere troppo sul serio questi discorsi. La verità è che dei cambiamenti delle quote attuali sono estremamente improbabili e non c’è motivo di credere che i produttori dell’OPEC possano o effettivamente decidano di applicare ulteriori tagli alle quote di produzione durante il vertice di dicembre. Anche senza la possibilità di ulteriori tagli, la coesione del gruppo è debole.

Attenzione alle parole ambigue

Le parole usate per descrivere i “tagli alla produzione” nel corso del prossimo mese dovrebbero essere seguite da vicino man mano che il vertice si avvicina.

Ieri, il principe Abdulaziz ha affermato che intende costringere l’OPEC ad adottare delle misure per ridurre la quantità di greggio sul mercato, facendo pressioni sui sovrapproduttori seriali, in particolare Iraq e Nigeria, affinché taglino finalmente la loro produzione in linea con le quote in vigore. Tuttavia, questo è stato descritto e riportato semplicemente come “tagli alla produzione”.

Tecnicamente, una riduzione della produzione è un taglio alla produzione, ma non nel senso che le quote saranno modificate, bensì che i produttori rispetteranno di più le quote esistenti.

Non è la prima volta che il nuovo ministro del petrolio saudita rilascia dichiarazioni fuorvianti. Durante la conferenza stampa che il principe Abdulaziz ha tenuto per parlare degli attacchi ad Abqaiq e Khurais, c’è stata molta confusione circa l’utilizzo, da parte sua, dei termini relativi alla quantità prodotta ed al processo di produzione in sé e su quanto greggio l’Arabia Saudita produrrà per l’esportazione rispetto a quanto ne verrà sottratto alle scorte per essere esportato.

L’uso di termini vaghi per lasciare intendere qualcosa che non esiste sembra stare diventando una moda. Gli osservatori dei mercati dovranno decifrare il linguaggio usato e capire se l’OPEC parla di un taglio delle quote di produzione o di modi per ridurre la quantità prodotta nell’ambito del sistema attuale.

Le proteste in Iraq potrebbero intralciare la produzione

Un’altra questione chiave da tenere sotto controllo sono le proteste in Iraq. L’8 ottobre ho scritto che, se i manifestanti non avessero visto accolte le proprie richieste, avrebbero potuto intraprendere delle azioni contro le infrastrutture petrolifere governative senza danneggiare gli impianti. Semplicemente impedendo che le esportazioni venissero caricate o che i lavoratori si presentassero agli impianti ed ai porti, i manifestanti potrebbero ostacolare le entrate da greggio per il governo.

Questi rischi sembrano stare realizzandosi, con i manifestanti che cominciano a colpire le capacità petrolifere irachene. A seconda di come andranno avanti le proteste, ciò potrebbe rendere soggetto l’Iraq (che sta ancora producendo al di sopra della sua quota) a dei tagli involontari della produzione.

Altri fattori da seguire

I produttori dell’OPEC stanno ciascuno facendo il proprio gioco per posizionare meglio i propri interessi ed un accordo su ulteriori tagli è poco probabile.

L’Iran costituisce un’eccezione ed è a favore dei tagli alla produzione perché ne è esente ed eventuali tagli da parte di altri membri non farebbero che avvantaggiarlo.

L’Arabia Saudita sta producendo di più ma resta nei limiti della sua quota perché sta rifornendo le scorte diminuite a causa degli attacchi alle strutture di Aramco. Molti si chiedono se l’IPO di Aramco, prevista pochi giorni dopo il vertice, influirà sulla politica dell’Arabia Saudita nell’organizzazione. Piuttosto che insistere per ulteriori tagli, il principe Abdulaziz ha affermato che cercherà di spingere il più possibile i membri ad aderire ai tagli concordati per eliminare barili dal mercato.

L’Iraq, uno dei noti sovrapproduttori, sta avvertendo l’impatto delle proteste sul suo settore petrolifero e ciò potrebbe risultare in un rispetto involontario del patto.

Morale della favola: non aspettatevi che i membri dell’OPEC decidano di tagliare la produzione al vertice di dicembre. Una riduzione della produzione petrolifera molto più probabilmente sarà dovuta ad altri fattori.

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