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Dollaro in calo, NZD al massimo di tre mesi

Pubblicato 18.07.2019, 10:45
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

Rassegna giornaliera sul mercato forex, 17 luglio 2019

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management

Il dollaro USA è sceso contro tutte le principali controparti mercoledì, a causa del nuovo calo dei Titoli del Tesoro. La valuta della Nuova Zelanda è stata quella che ha beneficiato di più di questo calo, toccando il massimo degli ultimi 3 mesi. Lasterlina, che era scesa al minimo di quest’anno contro il biglietto verde durante la seduta europea, si è ripresa durante la seduta newyorkese, chiudendo la giornata in territorio positivo. I nuovi cantieri e le concessioni edilizie hanno segnato un calo maggiore del previsto, ma il selloff del dollaro non è realmente iniziato fino alla riapertura dei mercati newyorkesi. I titoli sono scesi e il dollaro USA ha seguito la scia. Il Libro Beige della Federal Reserve non ha avuto conseguenze negative, le varie Fed hanno riportato una crescita modesta con pochissime variazioni rispetto al mese precedente. La maggior parte delle valutazioni sono state positive, il comparto manifatturiero è stato invariato ma alcuni distretti hanno riportato un lieve rialzo. La crescita occupazionale ha subito un rallentamento ma le previsioni sono state positive in quanto si prevede una crescita futura. Il problema è il timore legato all’incertezza per gli scambi commerciali. Le previsioni sono in linea con la visione generale della banca centrale e non hanno avuto un impatto importante sul dollaro. Il biglietto verde ha seguito piuttosto l’andamento delle borse e dei rendimenti dei Titoli del Tesoro e per il resto della settimana dovrebbe fare lo stesso. Il sondaggio della Fed di Philadelphia di dovrebbe dare dei dati positivi vista la ripresa dell’attività manifatturiera nell’area di New York.

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Non ci sono stati grandi progressi nelle trattative USA-Cina ed il Presidente Trump non ne è felice. Martedì ha dichiarato che c’è ancora molto da fare prima di poter raggiungere un accordo e se la Cina non si impegnerà seriamente, allora potrebbe far entrare in vigore l’ultima tornata di dazi. Nonostante la Cina voglia che vengano ritirati i dazi, non si capisce quanto sia disposta a cedere per far sì che questo accada. Il Ministro per il Commercio si è unito al team dei negoziati la scorsa settimana e molti ritengono che con la sua posizione dura l’accordo sia ancora più difficile da trovare. Secondo il Ministro per il Commercio Zhong Shang “gli USA hanno iniziato questa disputa economica e commerciale violando i principi del’Organizzazione Mondiale del Commercio – un classico esempio di unilateralismo e protezionismo. Dobbiamo impegnarci al meglio in questa battaglia e restare fermi per difendere gli interessi del nostro paese e del nostro popolo, oltre che il sistema commerciale multilaterale”.

Il dollaro australiano (AUD) e quello neozelandese (NZD) hanno reagito positivamente alla notizia ma se i dialoghi commerciali dovessero inasprirsi entrambe le valute ne potrebbero pagare le conseguenze. Attualmente il dollaro neozelandese sta andando meglio del suo vicino australiano grazie ai dati sull’inflazione migliori del previsto ed all’aumento dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari. I dati sul mercato del lavoro australiani sono attesi per mercoledì sera e c’è una buona probabilità che la crescita occupazionale sia rallentata in quanto secondo i dati PMI l’attività dei settori manifatturiero e dei servizi è rallentata a giugno. Il cambio AUD/USD potrebbe facilmente scendere a 0,6950 dopo il rilascio di dati deboli sul mercato del lavoro.

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Il dollaro canadese continua a salire. I prezzi al consumo sono scesi meno del previsto a giugno, il calo dello -0,2% è stato il primo calo dell’anno. Il tasso annuo è sceso al 2% dal 2,4% e i dettagli del report hanno mostrato un calo dei prezzi e dei servizi internet. L’inflazione bassa è stata una delle ragioni per cui la banca centrale è diventata più cauta, ma questo non sembra influire minimamente sull’andamento della valuta canadese. Con i prezzi del petrolio in calo per il quinto giorno consecutivo potrebbe essere solo questione di tempo prima che il cambio USD/CAD scenda.

L’euro si è ripreso dopo il rilascio di dati positivi sull’inflazione, mentre il dati del Regno Unito sono stati misti. Le pressioni Inflazionarie sono rimaste ferme a giugno, lasciando il tasso annuo invariato al 2%. Come evidenziato dal nostro collega Boris Schlossberg, “i dati sull’inflazione generale britannica restano stabili e non forniscono alcuna spinta alla BoE in nessuna delle due direzioni. Per ora l’andamento del cambio resta legato alle vicende politiche, ma dopo tutta la retorica dei Tories sulla Brexit senza accordo i mercati sembra stiano aspettando la prossima mossa da Londra a Bruxelles dopo il cambio di entrambe le leadership”.

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