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Dopo la “sorpresa” saudita l’OPEC sarà ancora in grado di controllare il prezzo?

Pubblicato 12.12.2019, 16:43
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

La scorsa settimana l’OPEC ha annunciato quella che è stata definita la “sorpresa saudita” ai mercati del greggio, giusto in tempo per le feste. Dopo due giorni pieni di riunioni controverse, l’OPEC e gli alleati non-OPEC hanno deciso di ridurre complessivamente le quote di produzione di 500.000 barili al giorno nel primo trimestre del 2020.

Nello specifico, la somma delle quote dei produttori OPEC sarà ridotta di 372.000 barili al giorno mentre il totale della produzione dell’OPEC+ sarà diminuito di 131.000 barili al giorno. I mercati del greggio sono leggermente saliti dopo la notizia, con il Brent rimbalzato del 2% per poi scendere.

Brent Weekly 2016-2019

Sulla carta, questi tagli sembrano significativi. Ma le questioni più significative riguardano l’eventualità che gli aggiustamenti apportati dall’OPEC e dall’OPEC+ possano avere un impatto reale sul mercato e se i produttori li rispetteranno in modo adeguato. Ecco cosa tenere sotto controllo:

Russia

Il rispetto del patto da parte della Russia è una preoccupazione. I termini dell’accordo prevedono che la Russia tagli altri 70.000 barili al giorno, portando la sua quota a 10,328 milioni di barili al giorno, secondo il ministro del petrolio del paese Alexander Novak. Questa cifra ora esclude i prodotti condensati russi, che erano stati precedentemente inclusi nel conteggio della produzione.

La produzione petrolifera russa a novembre è stata pari a 11,244 milioni di barili al giorno, sebbene a quanto pare 800.000 barili di questi siano considerati condensati e saranno quindi ora esclusi dalla quota. Tuttavia, poiché il paese ha prodotto in eccesso di molto, dovrà tagliare 116.000 barili al giorno nel primo trimestre del 2020 per rispettare la promessa fatta all’OPEC.

Secondo il vicepresidente di Lukoil (OTC:LUKOY), la compagnia deve ancora essere informata dei nuovi limiti sulla produzione. È molto difficile che la Russia rallenti la produzione nei mesi invernali, perché apportare dei cambiamenti alla produzione in Siberia potrebbe essere pericoloso con il freddo.

Perciò, sembra improbabile che il terzo produttore petrolifero al mondo riesca davvero a produrre meno barili. Al contrario i “tagli” probabilmente emergeranno solo sulla carta, grazie all’improvvisa esclusione dei condensati. I trader non dovrebbero dimenticarlo quando i numeri che la Russia riporterà all’OPEC sembreranno improvvisamente in calo mentre i trasporti su strada e tramite oleodotti proseguiranno come prima.

Arabia Saudita

L’Arabia Saudita aveva inizialmente minacciato di aumentare la sua produzione e di inondare il mercato per spaventare gli imbroglioni e spingerli a rispettare l’accordo. Questa strategia a quanto pare non ha funzionato bene, perciò, al contrario, l’Arabia Saudita ha promesso di effettuare ulteriori tagli volontari come incentivo per i produttori OPEC e non-OPEC a rispettare i tagli loro richiesti.

La quota di produzione saudita scenderà a 10,145 milioni di barili al giorno. Il regno al momento produce al di sotto della sua quota, a circa 9,9 milioni di barili al giorno, ma il ministro del petrolio, il principe Abdulaziz bin Salman ha promesso di ridurre la produzione a 9,744 milioni come incentivo per gli altri paesi per rispettare l’accordo.

L’Arabia Saudita potrebbe mantenere facilmente la sua promessa ed altrettanto facilmente aumentare la produzione per punire quei paesi che producono in eccesso. Ciononostante, è difficile che ci sia qualcuno nell’attuale governo saudita che abbia il fegato di aprire i rubinetti per punire altri membri dell’OPEC.

Iraq e Nigeria

Iraq e Nigeria hanno tentato di rassicurare il mercato dicendo che taglieranno la produzione ai livelli richiesti dall’OPEC. Durante il vertice OPEC, la Nigeria ha reso un discorso molto convincente, spiegando come abbia già tagliato la produzione per rispettare la quota attuale ed intenda rispettare completamente le quote del 2020.

L’Iraq ha attribuito la colpa del non aver rispettato il patto ai rapporti con il Governo Regionale del Kurdistan (KRG) ed all’accordo con esso circa la produzione petrolifera. Il ministro del petrolio iracheno ha affermato che il KRG ha prodotto e commercializzato più greggio di quanto non avrebbe dovuto. Ma ha aggiunto che adesso la SOMO, che si occupa della commercializzazione per il governo di Baghdad, controllerà la produzione irachena.

Questa spiegazione non è stata particolarmente convincente. In effetti, la maggior parte degli osservatori dei mercati desiderano vedere i risultati del tracciamento delle fonti secondarie prima di credere alle promesse dell’Iraq.

Previsioni sul mercato del greggio

In seguito alla decisione dell’OPEC della scorsa settimana, Goldman Sachs ha alzato le previsioni sui prezzi del greggio nel 2020 a 63 dollari al barile per il Brent. Si tratta di un aumento di 3 dollari al barile e rispecchia l’idea che l’OPEC e l’OPEC+ rispettino pienamente le loro nuove promesse.

Ricordiamoci che Goldman Sachs, come tutte le altre banche, modifica regolarmente le prospettive sui mercati in modo che le previsioni siano in linea con quanto avviene effettivamente sul mercato. Infatti, la stessa analisi dell’OPEC sottolinea la necessità di un fermo rispetto del patto per impedire ai prezzi del greggio di scendere, soprattutto nel primo trimestre del 2020, un periodo di domanda stagionalmente debole.

L’OPEC potrebbe riuscire a tagliare la sua produzione, sebbene sia l’Arabia Saudita a dare il maggiore contributo a questi tagli, ma questo non impedirà alla produzione di aumentare nel resto del mondo. La produzione negli Stati Uniti, in Brasile e Norvegia dovrebbe aumentare nel 2020. C’è ancora molta incertezza sul se e quando la produzione di scisto USA raggiungerà un picco e comincerà a scendere.

La domanda debole, alimentata dallo scontro commerciale USA-Cina e dai timori di una recessione economica globale giocherà un ruolo importante per i prezzi del greggio nel primo semestre del 2020. Di fatti, gli indicatori economici della domanda probabilmente giocheranno un ruolo più importante delle scorte nel determinare i prezzi l’anno prossimo.

Anche se l’OPEC e la Russia dovessero riuscire effettivamente ad effettuare una riduzione da 500.000 barili al giorno nel primo trimestre del 2020, gli effetti di questa mossa sui prezzi restano discutibili. Neanche l’OPEC e l’OPEC+ possono combattere mesi di sentimento economico sottotono e produzione in aumento da altre fonti.

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