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E' la settimana dei NFP e delle nuove tariffe Cina-USA

Pubblicato 02.09.2019, 11:24
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Agosto, lo sappiamo, è stato un mese molto impegnativo per i mercati. Nonostante la stragrande maggioranza degli operatori si stesse godendo le meritate ferie, la guerra commerciale USA-Cina ha raggiunto un punto critico. Entrambi i paesi si sono colpiti a vicenda con nuove tariffe entrate in vigore giusto ieri. Nonostante le varie dichiarazioni distensive dell’ultima settimana, molti investitori temono che la disputa sia giunta a un livello troppo elevato per essere risolta. Che si tratti di azioni, obbligazioni, materie prime o forex, la guerra commerciale rimane il mover più impattante sull’andamento dei mercati.

Considerando il deterioramento dell’economia globale, probabile che la volatilità rimanga elevata anche nel mese di settembre. Determinare l'impatto delle guerre commerciali sulla crescita economica e sulla redditività delle imprese non è un compito facile, soprattutto per quanto riguarda il comportamento dei consumatori e delle imprese. La paura dell'ignoto potrebbe avere quale conseguenza una minore spesa per i consumatori e le aziende potrebber tagliare le spese in conto capitale. Tale pessimismo potrebbe portare una recessione e l'allentamento delle politiche da parte delle banche centrali.

La discesa dei rendimenti obbligazionari, che ha raggiunto un record di $ 17 trilioni, ha portato molti investitori a saltare sui titoli statunitensi. Un rendimento dell'1,5% sui titoli del Tesoro USA potrebbe non sembrare molto interessante ma rispetto al -0,7% della sua controparte tedesca e al -0,26% dei JGB, è sicuramente un'alternativa migliore. Attenzione però, il passaggio alle obbligazioni statunitensi sta causando un bel mal di testa alla Casa Bianca e il dollaro ha raggiunto il massimo degli ultimi 2 anni.

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La forza del dollaro continuerà a spingere Trump negli attacchi alla FED e se anche il segretario al Tesoro Steven Mnuchin dovesse iniziare a spingere in tale direzione ci si potrebbe trovare in un territorio ancora più rischioso: una guerra valutaria.

Probabilmente è per questo che i prezzi dell'oro e dell'argento sono rimasti elevati durante la scorsa settimana, ignorando la forza del dollaro USA e il rialzo delle azioni. Se l'indice del dollaro dovesse iniziare ad avvicinarsi ai massimi del 2016 di 103, il presidente Trump potrebbe letteralmente scatenarsi. In tali circostanze non ci sarà un porto migliore se non quello dell’oro.

Venerdì il rapporto sul mercato del lavoro negli USA è l'evento chiave sul fronte dei dati. Finora il mercato del lavoro è rimasto uno dei punti forti dell'economia americana e se dovesse confermarsi tale potrebbero esserci meno incentivi per un allentamento aggressivo da parte della Federal Reserve. Gli ISM manifatturieri e dei servizi saranno inoltre attentamente esaminati dagli investitori, soprattutto dopo che il PMI manifatturiero per la prima volta in 10 anni ha registrato una contrazione anche negli Stati Uniti. Non solo, questa settimana parleranno diversi funzionari della Fed e verrà pubblicato il libro beige della Fed.

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