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Euro al minimo di 4 mesi, in calo per 6 giorni di fila

Pubblicato 11.02.2020, 10:00
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

Rassegna giornaliera sul mercato forex, 10.02.20

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.

Gli investitori vendono l’euro dall’inizio del mese. Considerato che ci sono stati solo sei giorni di scambi, il ritmo è preoccupante. Il selloff del cambio EUR/USD lo ha portato al minimo di 4 mesi ma, in realtà, il minimo di settembre è anche il minimo di 2 anni e mezzo. Il problema dell’euro è che le prospettive cominciano a peggiorare. I dati della scorsa settimana sulla produzione industriale e sulle vendite al dettaglio in Germania non sono buoni e non includono nemmeno l’impatto del coronavirus. Questa settimana vedremo i dati della zona euro, oltre a quelli sul PIL del quarto trimestre di Germania e zona euro. Nessuno di questi dati promette di essere buono e, se dovesse effettivamente essere così, la coppia EUR/USD potrebbe facilmente scendere sotto il minimo di settembre di 1,0879. All’inizio del mese, la Presidente della BCE Lagarde ha espresso apprensione per l’inflazione bassa. Oggi Visco, membro della BCE e governatore della banca centrale italiana, ha messo in guardia dai rischi significativi per la fragile economia del paese quest’anno. Gli investitori temono che l’Europa sarà colpita pesantemente dalla crescita cinese più debole e dalla rottura dei rapporti con il Regno Unito nel 2020. La recessione non è (ancora) sul tavolo ma il più grande tonfo industriale tedesco da decenni riaccende i timori che la banca centrale possa alzare il tiro o convincere i singoli governi a fornire uno stimolo fiscale.

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La domanda impellente che si pongono tutti è quanto ancora potrà scendere l’euro. Preoccupazione e paura possono essere fattori potenti per i flussi monetari. L’economia statunitense è meno vulnerabile al coronavirus rispetto all’Europa e, se dovesse indebolirsi, lo farebbe da un livello più alto. Il Presidente della Fed Powell testimonierà al Congresso questa settimana. Se dovesse confermare delle prospettive positive minimizzando l’impatto del virus, il dollaro potrebbe continuare il suo rialzo, portando il cambio EUR/USD verso 1,08. Questo presumendo che i dati sul PIL della zona euro siano sottotono. Tuttavia, se anche Powell dovesse parlare di rischi significativi all’orizzonte e dovesse prospettare la possibilità di nuovi allentamenti, la coppia EUR/USD schizzerebbe, malgrado le prospettive cupe per la regione. In base ai recenti commenti dei presidenti della Federal Reserve, i policymaker USA non intendono avere fretta nel valutare l’impatto del virus.

Per il biglietto verde, gli investitori dovrebbero seguire i commenti di Powell, i dati sull’indice IPC e quelli sulle vendite al dettaglio. Il dollaro è stato molto forte, salendo contro tutte le principali valute grazie, in parte, ai nuovi rialzi dei titoli azionari USA. Venerdì, il selloff ha alimentato i timori di un picco dei titoli azionari, ma oggi gli investitori sono tornati a pensare a nuovi massimi. Sebbene il colosso del tech AMZN sia salito, circola la notizia che solo il 10% di Foxconn, uno dei principali fornitori di AAPL, sia tornato in funzione e questo è un problema per altri grossi nomi. Come nota il collega Boris Schlossberg, “anche se il tasso di infezione globale resta basso, il danno per la Cina è stato immenso, con le filiere globali fortemente scombussolate, tuttavia anche qui gli investitori stanno adottando la visione panglossiana secondo cui le autorità cinesi riusciranno a contenere il virus facendo tornare al lavoro entro l’inizio di marzo la metà della popolazione che si trova ora in quarantena. Se sarà così, l’idea rialzista potrebbe vincere ed i mercati presumeranno che le autorità inonderanno il mercato con un massiccio stimolo per far ripartire l’economia e compensare la produzione persa”. Vedremo quanto durerà.

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La sterlina sarà sotto i riflettori domani con i dati sul PIL del quarto trimestre nonché i report sul commercio e sulla produzione industriale. Come l’euro, anche la sterlina è stata al ribasso questo mese ma ha trovato supporto nella media mobile su 100 giorni oggi. I dati sul PIL del quarto trimestre dovrebbero essere più deboli ma gli economisti si aspettano una ripresa della produzione industriale a dicembre. Considerato quanto sono state deboli le spese dei consumatori verso la fine dell’anno, i rischi sono ribassisti per il report di domani.

Intanto, il dollaro australiano vede una ripresa, mentre il dollaro canadese e quello neozelandese sono in lieve calo. Australia e Nuova Zelanda sono le più vulnerabili ad un rallentamento in Cina ed i dati di stasera sulla fiducia delle imprese NAB potrebbero darci un’idea dei timori locali. La Reserve Bank of New Zealand si riunirà questa settimana e, malgrado i dati migliori della fine dello scorso anno, ci si aspetta cautela dalla banca. Il cambio USD/CAD tocca il massimo di 4 mesi intraday, con i prezzi del greggio che hanno chiuso sotto i 50 dollari al barile per la prima volta in oltre un anno.

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