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EURO: quanto peserà la produzione industriale della zona euro?

Pubblicato 13.06.2019, 09:43
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

Rassegna giornaliera sul mercato forex, 12 giugno 2019

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management

Il report sulla produzione industriale solitamente non ha un grande impatto sull’euro, ma la valuta è stata scambiata in range stretto negli ultimi 3 giorni e l’incapacità di salire ulteriormente potrebbe rendere il report di giovedì più influente del solito. Visto il forte calo della produzione industriale tedesca, la produzione industriale della zona euro non solo scenderà per il terzo mese di fila, ma il calo potrebbe essere maggiore del previsto. L’economia globale sta rallentando ed è chiaro che la Banca Centrale Europea sia alquanto preoccupata. In generale, il dato della produzione industriale non è certo il più importante, ma questa settimana per la zona euro sarà quello più determinante, e darà delle indicazioni sugli indici PMI della prossima settimana. Se la produzione industriale dovesse peggiorare più del previsto, potremmo vedere il cambio EUR/USD sotto 1,13 e diretto verso 1,1250. Tecnicamente, i rialzi del cambio sono rimasti sotto la media mobile giornaliera su 200 giorni, ed il calo di mercoledì prepara la strada ad un’ulteriore correzione. Tuttavia, non ci aspettiamo un grande sell-off del cambio EUR/USD prima del report di venerdì sulle vendite al dettaglio.

Il mercato USA si sta indebolendo e tutti sono impazienti di vedere se la crescita occupazionale più lenta abbia avuto ripercussioni sulla spesa. Gli investitori hanno praticamente ignorato i dati sull’inflazione in quanto il calo era stato ampiamente previsto – la crescita su base annua è scesa all’1,8% dal 2%, in linea con le previsioni. Tuttavia, un dato deludente sulle vendite al dettaglio non può essere ignorato. Se la spesa dei consumatori è salita dello 0,5% o anche meno, vedremo un nuovo calo del dollaro che potrebbe portare il cambio USD/JPY a 108 e quello EUR/USD sopra 1,1350. Con i prezzi del petrolio in calo e il rallentamento della crescita di stipendi e occupazione, è molto più probabile che il dato sia negativo piuttosto che positivo. La resilienza del cambio USD/JPY è stata notevole dopo i dati economici della scorsa settimana, ed è chiaro che le vendite al dettaglio saranno importanti.

Da tenere d’occhio anche il franco svizzero questo giovedì, in quanto è atteso l’annuncio di politica monetaria della Banca Nazionale Svizzera. Nell’ultimo anno la SNB ha mantenuto una linea costante – la banca ritiene che una politica monetaria accomodante sia necessaria per il prossimo futuro. Il tasso della banca resterà invariato a -0,75% e la banca indicherà che potrebbe esserci un ulteriore allentamento se il franco dovesse ricominciare a salire. Questo mese il franco svizzero (CHF) ha toccato il massimo di due anni contro l’euro.

Per quanto riguarda le valute legate alle materie prime, tutte e tre sono scese bruscamente mercoledì e la performance peggiore è stata quella del dollaro australiano. Gli investitori temono che il report sull’occupazione deluderà le aspettative, pesando ulteriormente sulla valuta. Sebbene il mercato del lavoro sia stato considerato uno dei pochi punti di forza, la Reserve Bank ha specificato che in assenza di miglioramenti importanti, la RBA dovrà intervenire nuovamente. Tuttavia, secondo gli indici PMI, il ritmo delle assunzioni è migliorato il mese scorso nel settore manifatturiero, in quello dei servizi ed in quello delle costruzioni. Dunque, c’è una buona possibilità che i dati sul mercato del lavoro siano in salita. Anche se la variazione nell’occupazione è inferiore a quella del mese precedente, un aumento dell’occupazione full time potrebbe bastare a fermare il calo del dollaro australino. Ma se i dati PMI sono sbagliati e i dati sull’occupazione deluderanno le attese, anche di poco, questo potrebbe bastare ai trader del cambio AUD/USD per riportare la valuta a 69 centesimi. Il dollaro neozelandese è sceso, ma il sell-off è stato contenuto in confronto al dollaro australiano e al dollaro canadese. I prezzi del petrolio sono scesi del 4%, portando il cambio USD/CAD in salita. Le scorte sono salite, alimentando i timori che la crescita globale più lenta possa far scendere la domanda.

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