Per una ripresa sostenibile della propensione al rischio probabilmente bisognerà pazientare ancora. Il miglioramento registrato negli ultimi giorni sta registrando una battuta d'arresto, difatti quella di ieri è stata una sessione deludente per quanto riguarda Wall Street che dopo aver maturato guadagni di circa il 3% chiudeva in territorio leggermente negativo.
I mercati petroliferi sono nervosi e instabili in vista della riunione cruciale dell'OPEC + ma diciamo che probabilmente il sentiment ha subito un colpo più duro a seguito delle tensioni che stanno caratterizzando l'Eurogruppo, definitivamente rimandato a domani.
Gli stati dell'Europa meridionale (in particolare l'Italia e la Spagna) sono desiderosi di avere la mutualizzazione del debito (attraverso "coronabonds") ma tale proposta è contrastata con veemenza dagli stati nordici tradizionalmente più prudenti dal punto di vista fiscale.
I rendimenti obbligazionari sono così nuovamente in calo, mentre il dollaro USA sta iniziando a riprendersi dalle perdite degli ultimi 2 giorni. L'azionario sembra essere nuovamente sotto pressione ma sappiamo fin troppo bene che la strada per la ripresa non sarà facile e che anche se la volatilità si è notevolmente ridotta rispetto ai livelli assurdi delle scorse settimane c'è ancora spazio per oscillazioni violente.
Per quanto riguarda il calendario economico odierno dobbiamo segnalare le scorte di petrolio delle ore 16:30 che dovrebbero ancora una volta aumentare + 10,1 milioni di barili (dopo che la scorsa settimana avevamo avuto ben 13,8 milioni di barili ovvero il più grande incremento da ottobre 2016). Attenzione poi ai verbali del meeting emergenziale della FED dello scorso 15 marzo, meeting che come ben sappiamo portò il costo del denaro a ridosso dello zero e fu annunciato un piano da $ 700 miliardi di acquisti di asset. Sarà interessante capire quale sarà il peso che gli operatori attribuiranno a misure che sono già state ampiamente scontate.