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L’oro dopo l’uscita di scena della Russia: la calma prima della tempesta?

Pubblicato 01.04.2020, 15:06
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

Prima l’hanno fatto al greggio. Ora potrebbero farlo all’oro.

La spesso sottovalutata forza della Russia nell’influenzare l’economia globale comincia a risultare evidente ad alcuni investitori, con il prezzo del greggio che langue ai minimi di 18 anni in parte per via del rifiuto di Mosca di seguire le regole saudite sul taglio alla produzione.

Sebbene si possa dire che il peggiore tonfo della domanda della storia del greggio sia dovuto più alla pandemia di coronavirus ed alla tempistica sbagliata degli aumenti della produzione di Riad che all’uscita della Russia dal patto OPEC+, il Cremlino ha ora fatto un passo indietro dagli acquisti di lingotti, dando la possibilità ai trader dell’oro di capire quanto possa essere influente sui prezzi del metallo giallo.

Gold Futures Weekly Price Chart

Grafico prezzi settimanali dei future dell’oro

Dopo aver ammassato più di 40 miliardi di dollari in lingotti negli ultimi cinque anni, la Russia ci ha dato un taglio, forse per via del peso sul suo bilancio causato dagli attuali prezzi del greggio bassi.

Bloomberg, che ha riportato la storia ieri, scrive che la decisione è stata annunciata dalla banca centrale russa con effetto a partire da oggi, 1° aprile, sebbene non ci sia stata alcuna ulteriore spiegazione. Gli analisti hanno colmato questo vuoto, spiegando che la Russia ha già un sacco di oro nelle sue riserve e probabilmente non ne necessita altro.

Da acquisti incessanti ad uno stop improvviso

Bloomberg aggiunge che gli incessanti acquisti di oro negli ultimi anni sono stati un pilastro chiave di supporto per il mercato, mettendo una rete di salvataggio sotto il prezzo con gli investitori che hanno abbandonato gli asset rifugio e si sono dati all’acquisto di asset più rischiosi e ad alto rendimento. Afferma che le scorte di lingotti in possesso della Bank Rossii, nome della banca centrale di Mosca, sarebbero valutate a circa 120 miliardi di dollari, cioè approssimativamente 75 milioni di once al prezzo odierno di circa 1.600 dollari l’oncia.

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La banca centrale cinese, spesso sotto i riflettori in quanto apparentemente principale possessore al mondo di oro, avrebbe avuto 62,64 milioni di once nelle sue riserve sei mesi fa. Presumendo che entrambi i report siano veri, e che la Banca Popolare Cinese abbia comprato più lingotti prima dell’inizio della pandemia di COVID-19 senza liquidarne molti, allora le due banche centrali possiedono circa la stessa quantità di oro.

Ma ecco il fattore decisivo: cosa succederebbe se uno dei due cominciasse a liberarsi di una buona porzione di questo oro nei prossimi mesi per affrontare la recessione globale attesa per la pandemia? Sebbene il deficit fiscale della Russia per il suo PIL 2020 si prevede sia pari a circa l’1,5% rispetto al 3,5% della Cina, l’economia di Mosca è più dipendente dal greggio rispetto alla straordinariamente diversificata economia cinese. In breve, non ci vuole molto per capire quale banca centrale venderà più oro.

Finora la decisione della Russia di fermare gli acquisti di lingotti ha avuto pochissimo impatto sul prezzo dell’oro, che ultimamente è stato spinto dalla notizia che la voce sulle materie prime più influente a Wall Street, Goldman Sachs, ha consigliato il metallo giallo come “valuta da ultima spiaggia”.

Spot Gold Weekly Price Chart

Grafico del prezzo settimanale oro spot

Negli scambi finali di marzo ieri, l’oro spot, che segue gli scambi dei lingotti, si è attestato a 1.571,31 dollari, con un crollo di quasi 52 dollari, o del 3,2%.

I future dell’oro sul COMEX a New York hanno chiuso giù di 46,6 dollari, o del 2,9%, a 1.596,60 dollari l’oncia.

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Oro ancora in salita per il sesto trimestre di fila

Sul mese, i lingotti hanno perso quasi l’1% ma, sul trimestre, sono schizzati del 5%: il sesto rialzo trimestrale consecutivo. I future dell’oro sono balzati del 2% a marzo e di circa il 5% sul trimestre.

La situazione rialzista dell’oro potrebbe essere la calma prima della tempesta che colpirà coloro che pensano che il metallo prezioso manterrà l’attuale livello di 1.500-1.600 dollari.

 “La Russia che si tira indietro dall’oro è un bel problema”, afferma Michael Norman, ex trader di Credit Suisse e veterano del mercato dell’oro che ha poi fondato la Mike Norman Economics a New York. “Di certo è necessaria, penso, una correzione piuttosto significativa del prezzo dell’oro legata al fatto che uno dei principali compratori al mondo sta uscendo dal mercato”.

Norman ha reso noto di essere uscito dalle sue posizioni sull’oro prima che accelerassero le vendite di ieri, che hanno spinto sia lingotti che future sotto il livello di 1.600 dollari. E si aspetta un calo più forte da qui in poi.

 “Penso che vedremo decisamente di nuovo il test del livello di 1450 dollari”, afferma. “E in realtà credo che potremmo vedere l’oro scendere fino ai 1.300 dollari, forse 1.370-1.380 dollari”.

Anche Bloomberg ha fatto allusione ad un probabile ribasso del prezzo dell’oro nel suo articolo di ieri sul passo indietro della Russia dal mercato.

Con il mercato non lontano dal massimo di sette anni di 1.700 dollari segnato a marzo, i russi probabilmente non vedevano l’ora di vendere, nota. Malgrado il forte rialzo trimestrale, l’oro ha funzionato più come un asset di rischio che come un rifugio ultimamente, spesso crollando man mano che gli investitori liquidavano le posizioni per ottenere denaro per il margin trading e per coprire le perdite sul mercato azionario ed altrove.

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Domanda per le riserve di oro russe; prezzo discutibile

 “La banca centrale sta ora segnalando ai venditori di oro che dovrebbero reindirizzare le loro scorte esternamente”, avrebbe affermato Dmitry Dolgin, capo economista di ING Bank in Russia, secondo Bloomberg. “La domanda di oro sembra essere alta”.

Sebbene la domanda possa rendere facile alla Bank Rossii trovare compratori per i suoi lingotti, la banca centrale probabilmente continuerà a dare priorità alla convenienza rispetto al prezzo per finanziare il malconcio bilancio di Mosca, il che significa che le sue vendite non necessariamente potrebbero far salire il mercato.

Un aspetto che potrebbe andare a favore dell’oro sul breve termine è la decisione di ieri della Federal Reserve di preparare un piano di riacquisto temporaneo per le autorità monetarie estere ed internazionali che inonderanno di dollari i mercati del credito. Una maggiore offerta di dollari è positiva per l’oro, che rappresenta uno scambio contrario al biglietto verde.

 “Abbiamo visto l’indice del dollaro scendere da quasi 103 ieri fino a 98, dopo l’annuncio della Fed”, afferma Norman. “Dovremo vedere quanto saranno efficaci tali misure per portare giù il dollaro e spingere su l’oro”.

Jeffrey Halley, analista della piattaforma di trading online OANDA, spiega che quello di 1450 dollari sembra essere un solido supporto temporaneo per l’oro.

 “Mantenere eventuali rally sopra 1.650 dollari resta difficile”, dice Halley. “Si tratta di un range ampio ma reale, considerati i tempi che stiamo vivendo”.

I russi potrebbero dimostrarci, nei prossimi mesi, quale sarà il range dell’oro.

Nota: Barani Krishnan non possiede e non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.

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Ultimi commenti

Sono daccordo... la calma prima della tempesta...
è importante seguire l'oro solo per tenere basso il frumento, non seguirò questo minerare, piuttosto i beni di prima necessita. se si vedranno aumenti, l'ordina mondiale vuole farci morire di fame. l'oro non ha valore è una bolla, non lo mangi.
mi sa che hai perfettamente ragione
Dove posso vedere i mercati del frumento?
nei campi, all’aria aperta
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