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Greggio e rame: due materie prime che vanno in direzioni opposte grazie a Trump

Pubblicato 23.10.2018, 15:57
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

A rigor di logica, in quanto entrambe principali materie prime industriali al mondo, greggio e rame dovrebbero salire e scendere insieme. Tuttavia, i loro prezzi stanno seguendo traiettorie separate quest’anno, con il greggio USA schizzato del 15% e il metallo rosso crollato esattamente allo stesso ritmo. Ed è ancora più ironico il fatto che il principale fattore trainante della loro performance sia stato lo stesso: il Presidente USA Donald Trump.

Copper Weekly Chart

Oltre alle peculiarità dei mercati sviluppati ed emergenti, le politiche del presidente USA sono state responsabili della maggior parte della divergenza registrata sui mercati del greggio e del rame quest’anno. Ai tori del greggio, Trump ha dato in dono le sanzioni iraniane. Agli orsi del rame, ha regalato lo scontro commerciale con la Cina, applicando pesanti dazi sul principale consumatore mondiale del metallo industriale e di altre materie prime.

Storicamente, le posizioni speculative nette su greggio e rame dei gestori di hedge fund e degli altri investitori sulle materie prime si sono sempre mosse insieme, suggerendo un effetto “complementare” le une sulle altre.

Oil Weekly Chart

Negli ultimi due anni però, questa correlazione è diventata perlopiù negativa, e l’esempio più eclatante è stato quest’estate, quando il rame ha segnato il minimo di un anno mentre il greggio USA si è attestato vicino al massimo di quattro anni.

I gestori dei fondi stanno sostituendo i metalli con gli energetici?

E questo ha fatto sorgere l’interrogativo circa l’eventualità che l’aumento degli investimenti sul greggio stia facendo ridurre quelli sui metalli perché i gestori dei fondi “sostituiscono” questi ultimi con gli energetici nei loro portafogli.

Goldman Sachs, analizzando questo fenomeno in una nota di ieri, cita una serie di fattori, a partire dalle varie fasi dei cicli dei mercati sviluppati (MS) e sui mercati emergenti (ME) ad arrivare ai cambiamenti strutturali dei mercati ed agli interventi governativi USA.

Il greggio è sostanzialmente una materia prima MS-centrica e la domanda è alta, compensando la carenza di adozione nei paesi dei ME, mentre il rame ha sofferto per la carenza di poche scorte nell’ambiente dei ME, afferma la banca di Wall Street. Aggiunge:

“Allo stesso tempo, le politiche implementate dal Presidente Trump quest’anno hanno giocato un ruolo importante nell’aumentare le differenze tra greggio e rame. Ad esempio, i dazi (sulla Cina) hanno influito negativamente sui prezzi dei metalli, mentre il calo delle scorte sulla scia delle imminenti sanzioni contro l’Iran ha spinto il prezzo del greggio”.

Ma la stella del greggio si è anche eclissata nel corso dell’ultimo mese in quanto il “fattore paura” legato alle sanzioni contro l’Iran, al via il 4 novembre, è passato in secondo piano sulla scia delle voci di un altro possibile eccesso di scorte causato dall’Arabia Saudita. L’ente di controllo energetico dell’Occidente, l’AIE, e il gruppo di produttori petroliferi, l’OPEC, di recente hanno indicato scorte sufficienti ed in aumento per quanto riguarda il greggio. L’agenzia di servizi petroliferi Baker Hughes la scorsa settimana ha reso noto che il numero di impianti di trivellazione negli Stati Uniti è salito al massimo di 3 settimane e mezzo, segnalando un aumento dell’attività di trivellazione. La statunitense EIA, nel frattempo, dovrebbe riportare il quinto aumento settimanale consecutivo delle scorte di greggio USA.

Tutti questi elementi hanno fatto scendere il West Texas Intermediate, il riferimento per il greggio USA, dal massimo del novembre 2014 di 76,89 dollari al barile ai 69,17 dollari di ieri, riducendo il precedente rimbalzo sull’anno in corso dal 28% al 15%. Le previsioni tecniche giornaliere di Investing.com mostrano “Strong Sell” sul WTI, con il supporto di Fibonacci di livello 3 (il punto minimo più forte) a 67,94 dollari, indicando la possibilità che perda altri 1,25 dollari, o l’1,8%.

Il rame potrebbe segnare una ripresa

Per quanto riguarda il rame, tuttavia, il consiglio è “Buy”, con una resistenza di Fibonacci di livello 3 (il punto massimo più forte) a 2,855 dollari la libbra contro i 2,786 dollari di ieri. Sebbene il mercato segni un crollo del 15% sull’anno in corso, le previsioni indicano che potrebbe ridurre il tonfo del 2,5%.

Anche se il WTI non dovesse scendere ulteriormente, il rame potrebbe ridurre la divergenza con il greggio riprendendosi entro fine anno, secondo l’analisi di Fitch Solutions sulla domanda dei metalli cinese.

Il 30% del consumo di rame da parte della Cina risiede nel settore immobiliare, che dovrebbe vedere una ripresa nel secondo semestre per via della riduzione delle tasse sulle imprese e sulle famiglie, si legge in una nota di venerdì della divisione credito e macro intelligence di Fitch Ratings. Aggiunge l’agenzia:

“Inoltre, nel settore automobilistico, la produzione di veicoli a nuove energie che contengono il doppio e il triplo del rame rispetto ai normali motori a combustione, comprese le divisioni di veicoli ibridi e a batterie, è stata forte sull’anno in corso in confronto alla produzione generale di veicoli. E questo trend è destinato a continuare”.

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