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I vincitori (e i perdenti) dei tagli alla produzione di greggio: un’altra opinione

Pubblicato 06.12.2017, 14:37
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 6.12.2017

Ieri, in un articolo scritto da Jesse Cohen, specialista del settore energetico di Investing.com, l’autore ha ipotizzato che ci sono stati due principali vincitori ed un grande sconfitto in seguito al vertice OPEC di Vienna della scorsa settimana. Secondo Cohen, i produttori di petrolio da scisto USA ed i giganti petroliferi russi sono usciti vincitori dall’accordo sulla proroga dei tagli, mentre l’Arabia Saudita ha avuto la peggio.

Non la pensa allo stesso modo Ellen R. Wald, che analizza la confluenza di mercati energetici e geopolitica, compresi prezzi del greggio, politiche energetiche, energie alternative, OPEC ed economia politica, e scrive una rubrica settimanale sui mercati del greggio per Investing.com. Ecco la sua opinione:

Il vertice OPEC della scorsa settimana si è concluso con il risultato che molti avevano previsto. I paesi produttori OPEC hanno deciso di estendere i loro tagli alla produzione di greggio oltre la scadenza del marzo 2018 e, in occasione di un incontro con i partner non OPEC, hanno deciso di prorogare i tagli fino alla fine del prossimo anno.

L’Arabia Saudita è stata chiaramente il principale vincitore di questo vertice, per varie ragioni. Innanzitutto, l’Arabia Saudita ha ottenuto l’obiettivo che si era prefissata di continuare con i tagli alla produzione per tutto il 2018. Altri paesi, come la Russia, erano scettici circa la necessità di una proroga così lunga e avevano suggerito invece un’estensione più corta, di 3 o 6 mesi. Alla fine, tuttavia, il ministro del petrolio saudita Khalid al Falih è riuscito ad ottenere il consenso a favore della proroga di 9 mesi desiderata dall’Arabia Saudita.

L’estensione di 9 mesi è particolarmente positiva per il paese poiché sebbene l’Arabia Saudita abbia ridotto la sua produzione e le esportazioni di greggio più del necessario, i sauditi hanno incrementato le esportazioni di prodotti raffinati. La maggior parte dei paesi OPEC non ha la capacità di esportare benzina o gasolio, per non parlare dei vari speciali prodotti chimici che vengono prodotti nelle fiorenti fabbriche petrolchimiche saudite.

L’Arabia Saudita inoltre è ben posizionata per il 2018 rispetto alle controparti OPEC. In occasione della conferenza stampa, Al Falih ha affermato che molti membri OPEC durante la sessione a porte chiuse hanno rivelato che prevedono ulteriori diminuzioni della produzione nel 2018 per via del naturale calo nei loro giacimenti. L’Arabia Saudita, invece, ha la capacità di scorte di aumentare la produzione di almeno 2 milioni di barili al giorno. Ciò significa che mentre alcuni produttori resteranno indietro, l’Arabia Saudita potrebbe aumentare la propria produzione (il paese al momento sta producendo al di sotto della sua quota) senza mancare il bersaglio dell’obiettivo di produzione totale dell’OPEC.

Mentre l’Arabia Saudita è uscita in una buona posizione dal vertice OPEC e non-OPEC, non si può dire altrettanto del russo Alexander Novak. Prima del vertice OPEC, Novak si è ritrovato ad affrontare il difficile compito di ottenere il supporto delle principali compagnie petrolifere russe. Non è riuscito a convincerli ad appoggiare la proroga di 9 mesi dell’accordo OPEC. Alcuni degli amministratori delegati dei colossi petroliferi russi hanno riferito a Novak che in realtà intendono aumentare la produzione di greggio nel 2018 a prescindere dalla decisione del ministro. Se la Russia vuole mantenere la produzione nei limiti della sua quota nel 2018, spetterà a Novak assicurarsi che le compagnie non producano in eccesso.

Alla fine, Novak si è detto d’accordo con la decisione saudita. Durante la conferenza stampa, il ministro ha spiegato che la produzione petrolifera russa tende ad essere più bassa nei primi mesi dell’anno in ogni caso, quindi la Russia supporterà lealmente una proroga dell’accordo se i paesi OPEC e non OPEC accetteranno di controllare i progressi nel giugno 2018. Novak magari spera di promettere alle compagnie russe di poter uscire dall’accordo in occasione del vertice di giugno. Tuttavia, gli altri partecipanti non si troveranno d’accordo, dal momento che nella dichiarazione ufficiale del vertice della scorsa settimana si legge che nel giugno 2018 i paesi OPEC e non-OPEC rivedranno solo le condizioni del mercato e non l’accordo in sé.

La Russia potrebbe benissimo barare sulle quote di produzione - è capitato altre volte che non sia riuscita a rispettare i passati accordi con l’OPEC - ma questo sarà un problema che dovranno affrontare Novak ed al-Falih in primavera.

Per quanto riguarda l’utilità dell’accordo OPEC per i produttori di petrolio da scisto USA, il verdetto è contrastante. La decisione OPEC implica che i produttori USA sanno cosa aspettarsi dall’OPEC e dalla Russia almeno per i prossimi 6 mesi. Più del 50% delle compagnie di petrolio da scisto hanno già venduto future a più di 50 dollari al barile. L’accordo della scorsa settimana aiuta i produttori di petrolio da scisto americani a prevedere le loro finanze in modo un po’ più accurato.

Per le compagnie di scisto con il capitale da spendere in espansione, la decisione dell’OPEC di continuare con i tagli alla produzione è particolarmente ben accetta. Tuttavia, molti produttori di petrolio da scisto stanno subendo lo sguardo indagatore da parte degli investitori che, dopo anni di finanziamenti alla crescita a scapito dei profitti, cercano ora un ritorno dei loro investimenti.

Se il prezzo del greggio dovesse salire, aumenteranno anche i costi di servizio per queste aziende, rendendo ancor più difficile alle piccole compagnie vedere dei profitti. Alla fine, è probabile che le grosse compagnie ben capitalizzate come Pioneer (NYSE:PXD), Continental (NYSE:CLR) ed Exxon (NYSE:XOM) andranno bene con lo scisto con l’attuale accordo OPEC, mentre le compagnie più piccole potrebbero ancora trovarsi in difficoltà.

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