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Il cripto-mining si evolve tra tonfo dei prezzi e balzo dei costi di produzione

Pubblicato 01.01.2019, 08:59
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

È stato un anno difficile per le criptovalute. I prezzi delle monete digitali hanno cominciato a scendere a inizio 2018 e da allora sono stati in caduta libera. Il Bitcoin, che a fine 2017 era vicino al livello di 20.000 dollari, al momento è scambiato sotto i 4.000 dollari.

Bitcoin Weekly Chart

Allo stesso tempo, i costi operativi del mining sono aumentati in quanto il Bitcoin, così come le altre monete Proof of Work (PoW), richiede crescenti livelli di energia per il mining. Secondo Crypto News Review, “stime approssimative suggeriscono che il prezzo del Bitcoin dovrebbe aggirarsi intorno ai 4.500-5.000 dollari per essere redditizio da minare e anche in questo caso solo se si ha una portata delle operazioni sufficiente per farlo”.

Con il BTC sotto i 4.000 dollari, molte aziende focalizzate sulla moneta digitale stanno riducendo la forza lavoro o chiudendo del tutto. Circola la notizia che Consensys, un’importante azienda di sviluppo di Ethereum, starebbe licenziando almeno metà dei suoi dipendenti. E all’inizio della settimana è emerso che Bitmain, che progetta chip ASIIC per il mining di Bitcoin, ha subìto perdite significative in quanto il prezzo del Bitcoin continua a scendere. Si dice che la compagnia rinuncerà ad una percentuale significativa della sua forza lavoro.

È possibile che l’aumento del costo del mining finirà per uccidere la classe di asset o gli operatori del settore troveranno il modo di adattarsi? Xinshu Dong, Amministratore Delegato di Zilliqa, afferma che, durante il boom del mining di criptovalute del 2017, l’hashrate del Bitcoin (la velocità computazionale necessaria per generare un nuovo blocco sulla blockchain) è andato alle stelle, principalmente per via del mercato rialzista. Il costo del mining di un Bitcoin è schizzato man mano che sono arrivati nuovi investitori a supportare le farm di mining su vasta scala, che sono riuscite ad equipaggiarsi con maggiori strumentazioni per il mining.

Ma quando il valore del Bitcoin è crollato, le aziende di mining più piccole e autonome sono state costrette ad abbandonare il mining in quanto le loro operazioni sono diventate sempre meno redditizie. Hanno inoltre capito di aver investito eccessivamente sulle attrezzature per il mining che, ormai inutilizzate, non sono diventate altro che ferrivecchi. Spiega Dong:

“Per quanto riguarda l’ascesa e il declino degli hashrate, ci sono due principali colpevoli. Innanzitutto, il processo del ‘chi vince prende tutto’ nel mining (sia per il Bitcoin che per l’Ethereum) che ricompensa un solo miner per i propri sforzi in quanto solo il proponente del blocco (il leader dell’hashrate) trae profitto. Inoltre, quando la blockchain si basa sul mining attuale per garantire una resistenza agli attacchi di Sybil ed ha un meccanismo di conferma per determinare quale blocco proposto debba essere la prossima verità della rete, l’hashrate è incline a rapidi aumenti.

Sviluppatori e miner di criptovalute hanno capito di dover considerare soluzioni alternative al PoW per passare ad un sistema più ecologico ed economicamente vantaggioso. Afferma Dong: “I progetti devono cercare delle soluzioni che risolvano entrambi i problemi contemporaneamente”.

Calo del mining PoW

“Con il prezzo delle criptovalute basate sul Proof-of-Work che è crollato, il costo del mining (elettricità e strumentazione) è diventato più alto della ricompensa”, spiega Mateusz Tilewski, direttore tecnico di Concordium Network. “Assistiamo a situazioni in cui un solo Bitcoin costa 25.000 kWh per essere minato: la stessa quantità di elettricità che usa una famiglia media in un semestre”.

Tilewski sottolinea che il trend attuale nell’intero settore prevede un cambiamento dai vecchi approcci Proof-of-Work a nuovi modelli Proof-of-Stake (PoS), in cui le decisioni vengono prese sulla capacità del singolo di dimostrare il possesso tramite la rete. Questi protocolli hanno un maggiore risparmio energetico e consentono alle future criptovalute di essere sia più redditizie che, grazie all’efficienza energetica, più ecologiche.

Molti progetti utilizzano già fonti di energia pulita. Un report dal titolo “The Bitcoin Mining Network“ stima che il 77,6% del mining di Bitcoin ora usa energie rinnovabili, rendendolo “più ecologico rispetto a quasi tutti gli altri settori su vasta scala al mondo”.

L’esecuzione di una forma di mining più ecologica e redditizia avviene in varie fasi, spiega Dong:

“Innanzitutto, creiamo una piccola finestra Proof-of-Work (PoW) di cinque minuti affinché tutti i nodi di mining inviino le loro soluzioni PoW. Successivamente, prendiamo il primo sottoinsieme di questi nodi che rispondano ad un certo requisito di difficoltà globale facendoli diventare Directory Service Nodes o Shard Nodes.

In terzo luogo, tutti i nodi all’interno di ciascun frammento subiscono un intenso processo di consenso CPU, chiamato Problema dei generali bizantini (pBFT), autorizzando la nuova verità (o blocco di transazioni) che sarà inviata alla rete. Infine, i nodi che hanno chiuso il blocco divideranno la ricompensa del blocco stesso in modo equo tra di loro.

Così facendo, il PoW intenso a livello computazionale non viene usato come meccanismo di consenso ma solo per la prevenzione degli attacchi di Sybil e per stabilire le identità dei nodi, il che porta ad una forma di mining meno pesante dal punto di vista computazionale e, di conseguenza, più ecologica.

Non è ancora chiaro se questa evoluzione potrà rinvigorire il Bitcoin. Ma EOS e NEO utilizzano già il modello PoS. Ed Ethereum intende incorporare il PoS nel suo aggiornamento Ethereum 2.0, previsto per metà gennaio.

Ultimi commenti

“Assistiamo a situazioni in cui un solo Bitcoin costa 25.000 kWh per essere minato: la stessa quantità di elettricità che usa una famiglia media in un semestre”.. Forse intendeva il consumo di 6 anni di una famiglia media.
Articolo un po' approssimativo: non aumenta il costo né il consumo energetico del mining, ma diminuiscono i ricavi dalla vendita delle monete minate a causa della quotazione inferiore: per questo diventa meno conveniente minare. Anzi diminuendo la capacità di calcolo impiegata dal mining, si assiste a un aggiustamento della difficoltà e una riduzione della energia elettrica complessiva utilizzata.
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