- Pubblicazione del report sugli utili del terzo trimestre 2018 mercoledì 24 ottobre, dopo la chiusura dei mercati
- Previsioni sulle entrate: 33,5 miliardi di dollari
- Utili per azione: 0,29 dollari
In questi giorni, il titolo di Ford Motor Company (NYSE:F) è circondato da molta negatività. In parte sicuramente giustificata.
La seconda casa automobilistica degli Stati Uniti sta faticando ad arrestare il calo dei profitti. Inoltre, la compagnia ha avuto difficoltà nel comunicare agli investitori come ha intenzione esattamente di avere successo in questo mercato automobilistico in rapida evoluzione, in cui le auto elettriche e i servizi di ride-sharing rappresentano una sfida per le case automobilistiche tradizionali.
Gli utili netti del secondo trimestre di Ford sono scesi di quasi la metà, per via dei problemi sui mercati cinesi ed europei della compagnia. E ad aumentare i problemi ha contribuito lo scontro commerciale in corso tra Stati Uniti e Cina che potrebbe costare a Ford 1,6 miliardi di dollari in Nord America nel solo 2018.
Questi sviluppi negativi pesano fortemente sul titolo di Ford. Dopo aver perso il 30% del suo valore negli ultimi 12 mesi, il titolo è ora scambiato a 8,5 dollari, il minimo dal luglio 2012.
Per il terzo trimestre, gli analisti si aspettano che Ford riporti utili per azione di 0,29 dollari, in media, in calo dagli 0,43 dollari dello stesso periodo dello scorso anno. La compagnia dovrebbe inoltre riportare 33,5 miliardi di dollari di ricavi per il segmento automobilistico, pressoché invariati rispetto ai 33,65 miliardi dell’anno scorso.
È difficile restare ottimisti sulle prospettive di Ford quando la compagnia si sta impegnando poco nell’attuare una rapida inversione di rotta. Secondo noi, tuttavia, la valutazione di Ford è diventata più interessante dopo il tonfo del prezzo, soprattutto ora che il titolo è scambiato sotto i 10 dollari.
Ci sono pochi motivi per credere che Ford stia entrando in una vera e propria crisi finanziaria che la costringerà a tagliare il suo dividendo ad alto rendimento del 6,85% tanto presto. Questa possibilità estrema è già messa in conto nella valutazione attuale, ma non riteniamo che si avvererà. Piuttosto, Ford è entrata in una fase in cui la riga dei risultati resterà depressa per i prossimi anni ma i profitti non saranno cancellati del tutto come prevedono invece molti orsi del titolo.
Per difendere il suo payout trimestrale da 0,15 dollari ad azione, Ford ha un’enorme riserva di contanti: più di 25 miliardi di dollari. È sufficiente a sostenere lo sviluppo di nuovi prodotti e il dividendo in periodi di difficoltà. Se si includono i prestiti, la compagnia ha accesso a più di 36 miliardi di dollari di liquidità. Con degli asset così fluidi, Ford ha la forza finanziaria necessaria a difendere i suoi payout.
Non c’è dubbio che la divisione automobilistica core di Ford non stia generando denaro sufficiente a coprire il suo dividendo, ma la divisione Ford Credit, il segmento di servizi finanziari della compagnia, di solito genera circa 1,5 miliardi di dollari l’anno per la compagnia madre. E questo basterebbe a coprire circa i due terzi dei 2,4 miliardi di dollari di pagamenti di dividendi annui distribuiti da Ford.
In secondo luogo, riteniamo che i piani di Ford per la ristrutturazione siano solidi e possano migliorare la redditività futura. La casa automobilistica intende smettere di vendere le sue tradizionali berline negli Stati Uniti nei prossimi anni. Ha intenzione anche di aggiornare virtualmente i suoi modelli esistenti di crossover, SUV e pickup nonché di introdurre tanti nuovi modelli in ciascuna categoria. Ciò servirà ad eliminare una tradizionale fonte di perdite spingendo al contempo la redditività della divisione nordamericana di Ford.
Morale della favola
Ford probabilmente riporterà un altro calo dei profitti quando pubblicherà i risultati mercoledì. Riteniamo che eventuali altri indebolimenti del titolo debbano essere usati come opportunità di acquisto con cui tenersi stretta una delle compagnie con il rendimento dei dividendi più alto dell’indice S&P 500.