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Italia, Brexit e i mercati azionari zoppicanti

Pubblicato 23.10.2018, 10:00
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Martedì 23 Ottobre

  • Italia e Brexit continuano a fornirci un copioso flusso di notizie ma sono i mercati azionari, che continuano a mostrarsi zoppicanti, ad attirare nuovamente l’attenzione. Lasciata alle spalle la due-giorni di gloria sulle piazze cinesi ci ritroviamo sui mercati occidentali molto vicini ai minimi toccati due settimane fa dopo il mercoledì nero (10 ottobre).

S&P e euro

  • Italia. L’attesa risposta del nostro governo alle richieste di chiarimento formulate settimana scorsa da Bruxelles è stata regolarmente inviata, in formato epistolare. Il PM Conte, commentandone i contenuti, ha messo l’accento sulla volontà di un dialogo costruttivo e di voler comunque mantenere i canali ben aperti anche nel caso la risposta non fosse considerata soddisfacente. Ha inoltre sottolineato che il 2.4% di deficit per il 2019 rappresenterebbe in pratica un limite superiore dal momento che c’è flessibilità nel poter attendere parte dell’anno per implementare porzioni del programma di spesa e che esiste la disponibilità a intervenire più aggressivamente sul fronte dei tagli qualora le previsioni di crescita (e di entrate) non venissero rispettate. Se, come sembra probabile, la Commissione Europea esprimerà un’“opinione negativa ”nella sua riunione odierna, l’Italia avrà tre settimane di tempo per riproporre una legge di bilancio modificata per non entrare in aperto conflitto con Bruxelles. Ieri il tentativo in apertura di estendere i guadagni di venerdì riportando lo spread sotto quota 300bp non ha avuto successo. La sessione è stata poi relativamente tranquilla per una chiusura a 305 bp che ha comunque mostrato nuovamente difficoltà per i titoli finanziari (evidente la sotto performance dell’indice di settore rispetto a Piazza Affari, -1.5% vs -0.6% di FTSE MIB e Euro Stoxx50).
  • Wall Street (e l’azionario globale) non brilla. La price-action continua ad essere zoppicante pur senza trasformarsi nell’avvitamento ribassista di un paio di settimanefa. I minimi del 10 ottobre sono tornati più vicini (parimenti negli Stati Uniti e in Europa) ma rimangono inviolati, con qualche margine se prendiamo come riferimento i future che avevano registrato anche l’ulteriore estensione della caduta arrivata in orario asiatico l’11 ottobre (in realtà mentre scrivo in apertura l’Euro Stoxx 50 future è sotto i minimi di due settimane fa). Sosteniamo da tempo che uno dei motivi per cui ottobre fosse un mese destinato ad essere particolarmente vulnerabile era la ciclica latitanza degli acquisti azioni proprie. Questo fattore negativo sta iniziando a scemare come si vede dal grafico proposto da Deutsche Bank (DE:DBKGn). Più preoccupante e strutturale potrebbe invece essere la dinamica, non molto seguita dalla narrativa di mercato, del costante ridimensionamento che i multipli stanno avendo negli ultimi mesi a Wall Street. La crescita degli utili continua ma sembra non essere più un carburante sufficiente a spingereilmercatocostantementeverso nuovimassimicomeil 2017ciavevaabituato. Penso che la diminuzione strutturale della liquidità disponibile (fine del Quantitative Easing e inizio del Quantitative Tightening) stia avendo una parte rilevante in tutto questo. In Europa il problema ha una natura diversa (prendendo il mondo ‘aperto’ e multinazionale del DAX), non tanto di compressione dei multipli (da tempo molto più bassi di quelli americani) ma di effettiva mancanza di crescita degli utili. È probabile che al di qua dell’Atlantico lo scotto pagato per le difficoltà dei mercati emergenti sia più elevato.

S&P

SPX

DAX

  • Crediti High-Yield. Intanto lo spread di rendimento dei crediti speculativi, pur senza sfracelli, sta allargando oltre i massimi recenti ed è vicino ai massimi del 2018 (e degli ultimi anni).

  • Brexit. La trama della saga più longeva sui nostri schermi ‘finanziari’ si infittisce nuovamente con il supporto politico domestico per l’eventuale accordo che il governo inglese fosse in grado di raggiungere con l’Europa che appare più fragile che mai. Ieriè emerso (fonte The Telegraph) che il partito Unionista DUP, con i suoi 10 seggi di necessario supporto all’esecutivo May, sarebbe pronto a sostenere un emendamento presentato dalla corrente più oltranzista dei Tory per rendere illegale la famosa ‘backstop’ in caso non venisse trovato un accordo nel periodo transitorio su come gestire la frontiera irlandese. A rincarare la dose l’indiscrezione che dietro una nuova possibile ‘ribellione’ nel confronti del Primo Ministro e al più volte ventilato in questi mesi processo di sfiducia (la raccolta di almeno 48 firme tra i Conservatori per innescare una ‘leadership challenge’ di partito) non ci sarebbero i soliti noti (Boris Johnson e compagni della destra euroscettica) ma una figura ben più ‘centrista’. In caso di sfida aperta alla May lavolatilità degliscenari aumenterebbe notevolmente in entrambe le direzioni. In caso di caduta del Primo Ministro in questo momento cruciale della trattativa (con l’Europa e interna al Parlamento inglese) le conseguenze potrebbero essere drammatiche. Viceversa una May vittoriosa uscirebbe rafforzata, oltre che nella sostanza di aver ricompattato il partito sotto la sua guida, anche proceduralmente dal momento che un leader politico che sopravvive a una ‘leadership challenge’ non può più venire attaccato con questo sistema per i successivi 12 mesi. Ieri la sterlina ha perso quota risultando la valuta più sofferente in ambito G10 (-0.5% vs EUR e-0.9% vs USD) mentre i Gilt hanno beneficiato della discesa dei tassi (10Y-5bp) tipica dell’aumento dell’incertezza sul destino economico e politico del paese.

CDX

  • Sessione asiatica. Dopo due giorni di gloria (venerdì e lunedì), torna qualche moderata venditasull’azionariocinese (Shanghai Composite-1.3%). Il problema sembra essere la maggior sensibilità che hanno gli altri mercati al tono negativo. L’Hang Seng lascia sul campo il 2.3%, il Nikkei perde più del 2% (senza significativi rafforzamenti dello yen) eil future dell’S&P 500 circa 0.8% rispetto alla chiusura di ieri. Per il Nikkei, a differenza degli altri indici principali, siamo scesi sotto i minimi recenti e tornati a livelli che non si vedevano daagosto.

Nikkei

  • L’agenda macro continua a risultare scarna, ampiamente contro bilanciata dagli spunti provenienti dall’arena politica dove i fronti restano aperti e vivaci: in primis Italia, Brexit e Arabia, dove oggi arriverà la ricostruzione turca dei fatti del consolato di Istanbul. Tra le numerose aziende destinate a riportare segnaliamo Caterpillar, una società i cui risultati sono comunemente considerati un buon indicatore della crescita globale e destinata ad attirare un’attenzione superiore alla status di società grande ma non gigantesca (con i sui 76.5 bio US di capitalizzazione figura al 72° posto tra i componenti dell’S&P 500). Ieri il titolo, che riporterà oggi prima dell’apertura, ha chiuso male e il grafico non è certo entusiasmante. Buona giornata.

CATERPILLAR

Il desk rimane come sempre a disposizione per ulteriori approfondimenti.

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