Ricevi uno sconto del 40%

La Cina preoccupa. Arrivano le trimestrali

Pubblicato 14.01.2019, 09:51
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Lunedì 14 Gennaio

Gli effetti benigni della svolta dovish alla Federal Reserve, su un mercato sottopesato e ipervenduto dopo il crollo dicembrino, hanno iniziato a mostrare segnali di stallo nella parte finale della settimana passata. Inoltre lo shutdown governativo, tipicamente sminuito nell’analisi di mercato come un evento temporaneo e risolvibile retroattivamente nei suoi effetti macroeconomici, peraltro limitati, ha comunque raggiunto una durata (24 giorni) superiore a qualsiasi caso precedente, senza che si veda chiaramente una via di uscita in tempi brevi. Brexit e trimestrali saranno gli highlights di una settimana partita con qualche difficoltà pergli asset rischiosi dopo una rilevazione molto debole per la bilancia commerciale cinese.

Se i timori sullo stato di salute della crescita cinese sono ormai da qualche tempo tornati centrali per la narrativa di mercato (la discussione è sull’entità del rallentamento non tanto sul rallentamento stesso), più aperto è il dibattito sull’evoluzione macroeconomica degli Stati Uniti. L’analisi sintetica che Torsten Slok di Deutsche Bank (DE:DBKGn) fa dei fattori di potenziale supporto o freno nella tabella sotto sembra far pendere la bilancia sui rischi negativi. Alcuni di questi però credo siano meno importanti o comunque già in buona parte scontati. Ho cercato di evidenziare quelli che ritengo essere gli aspetti potenzialmente più significativi nel rappresentare un freno a una buona performance degli asset US nei prossimi mesi: il venir meno del forte stimolo fiscale, l’allargamento degli spread di credito, la minor fiducia degli investitori globali dopo un lungo periodo di sovra-performance che ha generato un inevitabile sovrappeso..

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Trimestrali

Si parte con la consueta concentrazione su nomi finanziari (già oggi Citibank) e la ‘vedetta’ Netflix (NASDAQ:NFLX) sul fronte tecnologico. Inutile sottolineare come, a valle della recente ‘revisione-manifesto’ dei ricavi da parte di Apple (NASDAQ:AAPL), gli scenari prospettici (la cosiddetta ‘guidance’) che verranno dipinti dai CEOs saranno scrutinati con attenzione presumibilmente maggiore rispetto ai più convenzionali profitti, ricavi e margini del trimestre appena concluso. I segnali giunti nelle ultime settimane dalle aziende vanno appunto in questa direzione: esiste il rischio di un forte rallentamento economico in grado di impattare sui risultati societari del 2019, con la Cina che spesso rappresenta l’epicentro della preoccupazione. Le recenti revisioni al ribasso della crescita degli utili futuri rende in qualche modo l’asticella più facile da battere così come la contrazione dei multipli del 2018 aumenta le ‘difese immunitarie’ dei titoli. Come si vede dal grafico però, la revisionedegli utili non è certo stata drammatica dai massimi di qualche mese fa e potrebbe essere solo all’inizio.

S&P 500

Le aspettative per il 2019 hanno iniziato a scendere, ma non di molto...

Brexit

La settimana fornirà elementi importanti per delineare gli scenari futuri. Con ogni probabilità non sarà tanto l’esito del cosiddetto ‘meaningful vote’ (quasi certamente arriverà la sconfitta per Theresa May) l’informazione rilevante ma le indicazioni successive sul piano B del governo e la reazione delle forze politiche al probabile lancio di un voto di sfiducia sul Primo Ministro da parte dei laburisti. Per un maggiore dettaglio sui possibili scenari vi rimando al JCI Daily di venerdì scorso (Brexit. Prossimi passi). Segnalo intanto un articolo del Guardian (da un giornalista considerato attendibile, Daniel Boffey, https://www.theguardian.com/politics/2019/jan/13/eu-preparing-to-delay-brexit-until-at-least-july) secondo cui l’EU starebbe considerando di accettare un’eventuale richiesta di estensione (a luglio) da parte degli inglesi. Sarebbe una notizia positiva in quanto indice di una forte volontà dell’Europa di evitare un no-deal Brexit e, conseguentemente, di un’ipotetica maggior disponibilità al compromesso per evitare questa eventualità. Sul fronte della politica interna il segnale potrebbe in realtà risultare più ambiguo nella sua positività. Da un lato un rinvio lascerebbe più tempo al Parlamento britannico per riuscire a formare una maggioranza su una soluzione alternativa al default rappresentato dall’uscita senza accordo, dall’altro toglierebbe quella pressione da disastro imminente che tanto spesso spinge i politici al compromesso, prolungando I tempi dell’incertezza.

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Brexit

La quasi certa sconfitta in arrivo per Theresa May.

Per il mercato azionario la settimana è partita col piede sbagliato. La bilancia commerciale cinese destinata a tenere vive le preoccupazioni di un forte rallentamento in atto per la seconda economia mondiale. Se la contrazione delle esportazioni (-4.4% y/y vs +3.0% exp.) può venire al limite giustificata con una fisiologica ricaduta dopo mesi di sovra-performance (imputabile al front-loading prima che entrassero in vigore i dazi), il vero e proprio crollo delle importazioni (-7.4% vs +5.0% exp.) non può che amplificare i già pressanti timori che il sostegno di Pechino alla crescita globale sia effettivamente sempre più zoppicante. Pur senza escursioni drammatiche, gli indici azionari del Pacifico accusano il colpo (con l’eccezione del Nikkei, solo grazie alla vacanza del Giappone): Shanghai Composite -0,8%, Hang Seng -1,6% e lo stesso future dell’S&P 500 è al momento 70 bp più basso della chiusura di venerdì.

CNY

La geopolitica e la politica manterranno una posizione centrale nel corso della settimana: Brexit prima di tutto ma anche la continuazione del viaggio del Segretario di Stato Mike Pompeo in Medio Oriente e l’evoluzione dello shut-downa Washington. Sarà anche la prima vera settimana di reporting per le trimestrali del Q4 (circa il 10% della capitalizzazione dell’S&P 500) con i finanziari in evidenza: Citi (oggi), JP Morgan (NYSE:JPM) (martedì), BoA e Goldman (mercoledì), Morgan Stanley (NYSE:MS) (giovedì), Blackrock (venerdì). Le vendite al dettaglio US (mercoledì) rappresentano il piatto forte dal punto di vista dei dati economici ma si osserveranno con attenzione anche i primi due indici regionali statunitensi di attività manifatturiera dopo il crollo dell’ISM a dicembre: Empire stare (martedì) e Philly Fed (giovedì). Non mancheranno continue headlines, destinate probabilmente a perdere di peso visto che il bombardamento dovish ha ormai sortito la parte più significativa dei suoi effetti, dovute ai sempre numerosi interventi di componenti del FOMC. I tassi in Turchia (giovedì, 24%) e Sudafrica (venerdì, 6.75%) dovrebbero restare invariati. Buona settimana.

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ISM

Fonte: Ollari Consulting

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