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Le esenzioni dalle sanzioni minacciano il greggio; il dollaro peserà sull’oro?

Pubblicato 08.10.2018, 09:06
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

I tori del greggio dovranno lottare per tenere viva l’impennata del greggio questa settimana, con i prezzi che si staccano dai massimi del 2014 e il rischio in calo tra le notizie di possibili esenzioni USA dalle sanzioni contro le esportazioni iraniane. I trader attendono inoltre gli importanti report su scorte e domanda da parte delle principali agenzie energetiche del mondo che potrebbero ridurre ulteriormente il sentimento rialzista sull’oro nero.

Sul fronte dei metalli preziosi, gli investitori dovranno decidere se difendere l’oro sopra i 1.200 dollari l’oncia con il dollaro che mostra segni di debolezza tra una Federal Reserve sempre più interventista e l’impennata del rendimento dei Buoni del Tesoro USA a 10 anni.

Tra i metalli industriali, il rame potrebbe segnare una ripresa dopo che la scorsa settimana le vendite sono emerse alla resistenza di 2,83 dollari la libbra, malgrado l’opinione degli analisti secondo cui i future del metallo rosso erano sottovalutati.

Sugar 300-Min Chart

L’opportunità di una presa di profitto, nel frattempo, si profila per lo zucchero in seguito al rimbalzo del 21% della scorsa settimana che ha portato il dolcificante in territorio di overbought.

Il gas naturale è un altro mercato che potrebbe essere preso di mira dagli orsi dopo il forte aumento delle scorte settimanali che potrebbe complicare gli sforzi di tenere i prezzi sopra i 3 dollari per milione di BTU.

Oltre alle specifiche di mercato, i dati economici ed energetici potrebbero indicare la direzione ai trader. Tra questi, i dati cinesi sull’indice PMI e sulla bilancia commerciale e quelli statunitensi sull’indice IPP, sull’indiceIPC e sul sentimento dei consumatori del Michigan.

La titubanza statunitense sull’Iran rende il greggio vulnerabile alle prese di profitto

Il greggio ha cominciato la settimana in calo in Asia dopo che un funzionario statunitense venerdì ha reso noto che Washington potrebbe prendere in considerazione l’idea di concedere esenzioni dalle sanzioni sulle esportazioni petrolifere iraniane che saranno applicate il 4 novembre. Le esenzioni sarebbero concesse ai paesi che abbiano dimostrato uno sforzo per ridurre le importazioni da Tehran, ha affermato il funzionario.

Il prezzo del greggio ha registrato il quarto aumento settimanale consecutivo la scorsa settimana, il periodo in salita più lungo da maggio, nei timori che i principali produttori, Russia ed Arabia Saudita, abbiano poca capacità di scorte per compensare il calo delle scorte globali previsto per le sanzioni iraniane. L’Iran ha prodotto il picco di 2,7 milioni di barili al giorno a maggio e gli potrebbe essere impedito di esportare fino a 1,5 milioni di barili al giorno, secondo quanto reso noto venerdì da Goldman Sachs.

Il Brent scambiato sulla borsa di Londra crolla dell’1% alle 1:05 ET (4:05 GMT) questo lunedì, prima dell’apertura dei mercati a New York. Il greggio West Texas Intermediate (WTI) USA scende dello 0,7%.

“Considero il mercato in anticipo su se stesso e in area di overbought, suscettibile ad una serie di vendite di prese di profitto in qualsiasi momento … sebbene sia ancora in trend rialzista”, spiega Dominick Chirichella, direttore della gestione del rischio e del trading dell’Energy Management Institute di New York.

Brent Weekly Chart

Il Brent e il WTI sono schizzati del 23% in media sul 2018. Il riferimento britannico ha registrato il massimo dell’ottobre 2014 di 86,74 dollari il 3 ottobre, mentre quello statunitense è salito al massimo del novembre 2014 di 75,20 dollari venerdì. Molti trader si aspettano che il Brent superi i 100 dollari entro la fine dell’anno o a inizio 2019.

Alcuni, tuttavia, affermano che i timori per l’Iran non sono altro che un’esagerazione e che ci saranno scorte di greggio sufficienti a novembre, con o senza le sanzioni. A rafforzare questa idea c’è l’l’aumento maggiore delle scorte USA in 18 mesi registrato la settimana precedente: ben 8,0 milioni di barili rispetto ai 2,0 milioni previsti dagli analisti.

I trader seguiranno inoltre da vicino questa settimana i report mensili del trio delle agenzie energetiche composto dall’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio (OPEC) con sede a Vienna, dalla US Energy Information Administration (EIA) e dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) con sede a Parigi.

Il dollaro e il rendimento dei bond USA rappresentano un ostacolo per l’oro

Per quanto riguarda l’oro, il dollaro più forte e l’aumento del rendimento dei bond governativi USA potrebbero rappresentare un ostacolo significativo malgrado i guadagni di venerdì, dal momento che la relazione inversa del metallo prezioso rispetto al biglietto verde continua a pesare sulla domanda di investimento rifugio.

Gold 15-Min Chart

I future dell’oro scambiati a New York hanno chiuso in salita dello 0,4% venerdì e sono saliti dello 0,8% sulla settimana a 1.206,70 dollari l’oncia, interrompendo due giorni di calo, con il dollaro che si è indebolito dopo i dati del Dipartimento per il Lavoro USA da cui è emerso che il tasso di crescita occupazionale è bruscamente rallentato a settembre e che anche la crescita dei compensi si è ridotta.

I timori per l’aumento del debito italiano e per le difficoltà sui mercati emergenti resteranno al centro della scena questa settimana, mentre gli investitori continueranno a tenere d’occhio gli effetti dell’aumento del rendimento dei bond governativi USA sui mercati.

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