Una Fed accomodante è sicuramente a favore del rischio, invece nelle ultime ore gli asset rifugio sono tornati nuovamente alla ribalta. La causa è l’enorme tensione geopolitica che si è venuta a creare nel Golfo Persico a seguito dell’abbattimento di un drone statunitense da parte dell’esercito iraniano. Il tutto è avvenuto in acque internazionali e a quanto pare nelle ultime ore sarebbe scoppiata la guerra se il Presidente Trump non fosse stato fermato dai propri consiglieri.
Ovviamente il petrolio greggio si è apprezzato con decisione (WTI in rialzo del 5,3% ieri), l’oro ha attaccato la resistenza dei 1400 dollari l’oncia e lo yen giapponese ha ripreso smalto. Così come sta iniziando a perdere vigore l’iniziale reazione di debolezza del dollaro, che in un contesto di tensione riprende il suo ruolo di valuta rifugio.
Le preoccupazioni della Fed sull'inflazione sono senz’altro un fattore chiave nel cambio di orientamento, ma certo con i prezzi del petrolio più alti ecco che l’inflazione potrebbe improvvisamente crescere. L’altra questione che tiene banco è l’imminente incontro tra Donald Trump e il presidente cinese Xi perché se le tensioni commerciali dovessero scomparire improvvisamente gli operatori potrebbero prendere delle decisioni important (ad esempio dirottare liquidità verso l’azionario).
Il rendimento delle obbligazioni USA a 10 anni è tornato sopra il 2,00% ed è per questo che il dollaro ha trovato supporto. Inoltre è interessante notare come l'oro abbia già perso circa 17 dollari dal suo massimo intraday.
Wall Street ha chiuso in forte rialzo con l’S&P 500 + 0,9%, nonostante i futures USA siano stati leggermente negativi a -0,2%. I mercati asiatici sono apparsi più cauti oggi, il Nikkei è sceso del -1,0%, mentre il Composite di Shanghai è rimasto invariato (+ 0,1%).
Sul calendario economico l’attenzione si sposta sui dati PMI e per quanto riguarda l’Europa la manifattura è stata migliore delle attese sia in Germania che Francia (nel primo caso ancora in territorio contrazione, nel secondo al di sopra), mentre l’Eurozona ha mostrato un calo leggermente superiore alle attese (nonostante l’indice composito e i servizi siano risultati superiori al perevisto. Nella sessione statunitense il Flash Manufacturing PMI delle 15:45 prevede un passaggio a 50,4 (da 50,5 a maggio), mentre il PMI dei servizi dovrebbe migliorare di un decimo a 51,0 (dal 50,9 di maggio).