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Lo scandalo sui voti di EOS fa emergere problemi legati a fiducia e gestione

Pubblicato 10.10.2018, 07:38
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

In quello che sembra rappresentare un colpo inferto ad uno dei suoi protocolli di base, la decentralizzazione, la criptovaluta EOS di recente si è trovata invischiata in uno scandalo legato alle accuse di collusione tra una cripto-piazza asiatica e i membri votanti per i produttori di blocchi EOS.

Circolano notizie in base alle quali la quinta principale criptovaluta per capitalizzazione di mercato, con un valore di quasi 5,4 miliardi di dollari al momento della scrittura, sarebbe nei guai per le accuse secondo cui la piazza di Singapore Huobi potrebbe aver cercato di aiutare se stessa ed altri produttori di blocchi ad ottenere voti che consentirebbero loro di manipolare e controllare il processo di verifica del sistema proof-of-stake di EOS.

A fine settembre, l’utente Twitter Maple Leaf Capital ha twittato:

“Di recente, nella comunità cinese sta circolando un documento excel interno di Huobi (uno dei BP [produttori di blocchi]). Questo file documenta la collusione, il voto reciproco e le ricompense che avvengono all’interno della comunità cinese dei BP. Sto cercando di ottenere il file”.

Per chi non lo sapesse, il termine BP indica i produttori di blocchi che dovrebbero essere le entità decentralizzate che governano la blockchain EOS e producono di fatto i blocchi digitali che compongono la blockchain della criptovaluta. Secondo le accuse, Huobi avrebbe votato per 20 specifici produttori di blocchi e in cambio 16 di essi avrebbero votato per Huobi.

Huobi ha però smentito le accuse:

“In base alle indagini iniziali, non ci sono contratti finanziari tra Huobi ed altre eventuali terze parti. L’indagine è ancora in corso e di conseguenza chiediamo la vostra pazienza e collaborazione nella questione”.

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Non molto dopo la pubblicazione della notizia su EOS, Apple ha discretamente rimosso un presunto portafoglio di criptovalute maligno, EOSIO Wallet Explorer, dal suo App Store, in seguito alle lamentele di alcuni utenti secondo cui i propri token EOS sarebbero stati rubati dopo aver utilizzato l’app.

EOSUSD 300 Minute Chart

Malgrado le notizie negative, EOS continua ad essere scambiato intorno al livello di 5,8 dollari.

Quanto sono serie queste accuse? Una gestione tecnologica migliore avrebbe assicurato che qualcosa del genere non sarebbe potuto avvenire?

Questioni di fiducia e regolamentazione

Le piazze dovrebbero gestire la custodia come se tutte le monete fossero fisicamente nelle mani degli utenti, afferma Joshua Greenwald, Amministratore Delegato di LXDX, una piattaforma di trading di criptovalute destinata agli investitori istituzionali.

“I proventi di fork, proof-of-stake, ecc... dovrebbero essere trasferiti agli utenti come se si trattasse di dividendi o interessi sui mercati tradizionali. La storia che le piazze si fanno pagare con la scusa dell’ignoranza tecnica deve finire!”

In un mondo non regolamentato come quello delle criptovalute, devono esserci fiducia e buona gestione, afferma Georg Greve, cofondatore e presidente di Vereign, una compagnia di comunicazioni basata su blockchain, proprio come quando si fanno affari sui mercati finanziari più tradizionali.

“Il principio della buona gestione non cambia con la blockchain perché le parti coinvolte sono sempre persone. Non è possibile risolvere questioni sociali, come fiducia e gestione, solamente a livello tecnico. Prima l’ecosistema delle blockchain lo capirà, prima raggiungerà la maturità. Per quanto riguarda EOS, ritengo che ciò significhi riconoscere che il problema non è fondamentalmente di natura tecnica”.

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Come abbiamo detto in altre occasioni, il mondo delle criptovalute è zeppo di criminali che prendono di mira gli investitori vulnerabili. John Jansen, Amministratore Delegato di Deribit, una piazza olandese di derivati del Bitcoin, fa notare che qualsiasi parte di un sistema di governance blockchain che si basa su un’ipotesi di fiducia diventerà vulnerabile a comportamenti fraudolenti.

“In questo caso, la necessità di credere che i produttori di blocchi non cospireranno comporta un enorme problema potenziale. Se i voti valgono davvero qualcosa, un modo di risolvere questo problema di gestione sarebbe impostare una procedura di offerte pubbliche per i voti. In questo modo, i produttori di blocchi pubblicizzerebbero e pagherebbero una percentuale dei loro ritorni a tutti i loro token promessi. Subentrerebbero le forze di mercato e la collusione tra produttori di blocchi non avrebbe più senso”.

La comunità di EOS è furiosa per via di queste accuse e c’è chi dice che il software e la governance di EOS erano forse troppo primitivi al momento del lancio, spiega Harsha Cuttari, direttore tecnico di AQUA Intelligence, un sistema di gestione immobiliare tutto in uno.

“L’attuale modello di governance di EOS consente ai produttori di blocchi di essere incentivati finanziariamente per imbrogliare il sistema. Sebbene EOS GO abbia più volte ribadito che sarebbe disonesto che i produttori di blocchi pagassero in cambio di voti, sono arrivate queste accuse. Non possiamo dare per scontato che i BP operino in modo indipendente e tenendo in mente gli obiettivi della comunità. In questa situazione riecheggiano i timori di Vitalik Buterin che ha espresso la vulnerabilità all’acquisto di voti prima ancora del lancio di EOS. La comunità sospettava già che i produttori di blocchi non facessero tutte le cose richieste in base agli accordi e, anche se al momento Huobi non compra voti, qualcuno alla fine lo farà”.

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Cuttari fa notare che dovranno avvenire molte cose affinché gli sviluppatori di EOS rispondano ai timori della comunità. Il principale criterio: una governance trasparente con una costituzione scritta in modo chiaro e facile da capire. Fissate queste, possono essere introdotti degli ispettori indipendenti di terze parti per controllare la sicurezza, l’infrastruttura e persino le spese. I BP avrebbero allora la responsabilità, nei confronti della comunità, di essere il più trasparenti possibile.

Un altro fattore che aiuterebbe, aggiunge Cuttari, sarebbe avere varie sedi, un qualcosa che molti hanno già suggerito in passato. L’utente Twitter Maple Leaf Capital fa notare che almeno 12 dei 21 principali BP di EOS sono al momento controllati da entità cinesi. Avere i BP posizionati in vari ambienti geopolitici garantirebbe un’ulteriore diversità e potrebbe far aumentare la cooperazione senza incoraggiare la collusione.

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