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Mercati ignorano rialzo dell’inflazione prevedendo taglio dei tassi Fed a luglio

Pubblicato 15.07.2019, 15:52
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

Due indicatori dell’inflazione statunitense sono risultati leggermente superiori al previsto la scorsa settimana, ma i partecipanti dei mercati hanno rapidamente deciso che l’inflazione è rimasta “invariata” e che non impedirà alla Federal Reserve di implementare l’attesissimo taglio di un quarto di punto dei tassi d’interesse questo mese.

Gli investitori contano su un taglio. Tutti e tre i principali indici azionari USA, Dow Jones, S&P 500 e NASDAQ Composite, hanno chiuso ai massimi storici venerdì.

Ripresa dell’inflazione

L’indice sui prezzi al consumo pubblicato giovedì ha mostrato l’aumento dei prezzi maggiore in un anno e mezzo a giugno, esclusi i prezzi di alimentari ed energetici. Il cosiddetto tasso di inflazione core è salito dello 0,3% su base mensile e del 2,1% su base annua. Le previsioni medie erano rispettivamente dello 0,2% e del 2,0%.

Niente di che, con gli investitori più entusiasti per la decisione del governo di abbandonare il piano per la riduzione delle agevolazioni sui farmaci, che minacciava di portare lo scompiglio nel settore farmaceutico. United American Healthcare Corp (OTC:UAHC) ha segnato un’impennata di oltre il 7% spingendo l’indice Dow Jones Industrials sopra il livello di 27.000 per la prima volta.

L’indice IPC generale, in effetti, è salito di solo lo 0,1% su base mensile a giugno e dell’1,6% su base annua, rispetto allo 0,1% ed all’1,8% di maggio.

Venerdì, anche l’indice sui prezzi alla produzione, indicatore dei prezzi al dettaglio, ha lievemente superato le aspettative. L’indice IPP è salito dello 0,1% su base mensile e dell’1,7% su base annua, in confronto alle previsioni di una lettura invariata e di un +1,6%, rispettivamente. Ad ogni modo, si è trattato del rialzo annuo più piccolo degli ultimi due anni e mezzo.

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L’indice era salito dello 0,1% a maggio, ma dell’1,8% sull’anno in quel mese. Perciò gli aumenti dei prezzi stanno rallentando, anche se non quanto avevano previsto gli economisti.

Previsioni sull’indice IPC

L’indice IPP core (esclusi anche in questo caso i prezzi di alimenti ed energia nonché i servizi commerciali) è rimasto invariato su base mensile a giugno, dopo aver registrato rialzi dello 0,4% nei due mesi precedenti. Su base annua l’incremento è stato del 2,1%, in calo dal 2,3% di maggio.

In teoria, l’indice IPP rappresenta una previsione dell’indice IPC, in quanto i prezzi al dettaglio dovrebbero passare su quelli al consumo. È una misura approssimativa ma, vista questa correlazione, l’indice IPC dovrebbe mostrare un rallentamento per il mese prossimo o più.

L’attenzione della Fed

In realtà, i policymaker della Fed non prestano molta attenzione a nessuna di queste misure sull’inflazione. Hanno deciso che l’indice sulle spese personali (PCE) è quello che replica più accuratamente gli aumenti dei prezzi con cui hanno a che fare le persone.

Questo indice PCE, che sarà pubblicato più in là questo mese, in genere è inferiore rispetto agli indici IPC/IPP. L’indice ha mostrato un rialzo dello 0,2% sul mese a maggio e dell’1,5% sull’anno, mentre l’indice PCE core ha visto un aumento dello 0,2% sul mese e dell’1,6% sull’anno.

Gli investitori non si angosciano per nessuno di questi, comunque. I commentatori analizzano in ogni dettaglio i dati - i prezzi dell’abbigliamento salgono, quelli dell’energia scendono, e così via - ma un taglio dei tassi sembra essere messo in conto.

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Poco probabile un taglio di mezzo punto

Il rialzo dell’inflazione probabilmente preclude il taglio di mezzo punto sperato ottimisticamente da alcuni analisti. Potrebbe anche mettere in dubbio il taglio previsto per settembre, ancora pronosticato dai future dei fondi Fed.

Anche nella remota ipotesi che l’aumento dell’indice PCE possa arrivare vicino all’obiettivo del 2% della Fed tra un mese o due, i policymaker dovranno tagliare i tassi adesso. Dicono da tempo che l’obiettivo dovrebbe essere “simmetrico”, ossia che dovrebbero esserci parecchi mesi di superamento del 2% per bilanciare i numerosi mesi di un dato inferiore.

La curva del rendimento invertita potrebbe essere determinante

Il Federal Open Market Committee, che si incontrerà il 30-31 luglio, probabilmente considererà la curva invertita del rendimento un aspetto molto più interessante rispetto all’inflazione. Il rendimento dei Buoni del Tesoro a 3 mesi supera quello dei bond a 10 anni da oltre 30 giorni di trading, segnale che la recessione potrebbe arrivare entro i prossimi 12 mesi.

In entrambi i giorni della sua testimonianza davanti al Congresso la scorsa settimana, il presidente della Fed Jerome Powell ha affermato che la banca è pronta ad intervenire per sostenere la crescita. Intende riportare questi tassi a breve termine sotto quelli a lungo termine e tagliare il tasso dei fondi Fed è il modo migliore per farlo.

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Analisi illuminante, mi trova pienamente concorde.
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