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La propensione al rischio ha subito una nuova battuta d’arresto a seguito di una serie di fattori giunti ad intaccare la fiducia degli operatori. In molti si staranno domandando quale sia la sorte dell’equity USA, visto e considerato che nonostante numerose trimestrali sorprendenti abbiamo registrato forti cali a Wall Street. Ciò suggerisce che l'acquisto ad occhi chiusi come avveniva sino a qualche mese fa non è più la strategia corretta. I rischi politici europei restano un fattore determinante, in primis la Brexit (che colpisce la sterlina) poi le preoccupazioni per il DEF italiano dove la risposta della Commissione europea è stata chiara e netta: "inadempienza particolarmente grave" delle norme del patto di stabilità. L'Italia ha tempo fino a lunedì per giustificare la significativa fuoriuscita dai paletti.
Ciò chiaramente sta causando un aumento dei rendimenti sui BTP italiani, che stanno ulteriormente ampliando lo spread rispetto ai rendimenti dei Bund tedeschi, creando conseguentemente non poca pressione sull'euro. Inoltre la crescita del PIL cinese durante la notte ha deluso le aspettative, attestandosi a + 6,5% nel 3° trimestre (+ 6,6% il dato previsto, + 6,7% nel 2° trimestre), ovvero il dato più basso degli ultimi dieci anni. Sono dati che comunque non preoccupano più di tanto gli analisti perché si sa che il rallentamento è dovuto a una profonda ristrutturazione economica del colosso asiatico.
Altri dati chiave cinesi riflettono tale ristrutturazione con la produzione industriale (vecchio settore) al + 5,8% (+ 6,0% il dato atteso, + 6,1% il precedente) mentre le vendite al dettaglio (che rispecchiano la new economy) hanno messo a segno un + 9,2% (+ 9,0% il dato atteso, + 9,0% il precedente). È interessante tuttavia constatare una reazione contrastante sui mercati asiatici, con il Nikkei -0,6% ma lo Shanghai Composite (probabilmente un indicatore della propensione al rischio) che guadagnava oltre il 2%.
Wall Street ha chiuso in forte ribasso (S&P 500 -1,4% a 2767 punti), ma i futures sono tornati a salire guadagnando lo 0,3%. L’Europa è partita così così, al momento c’è molto nervosismo. Nel forex abbiamo registrato (a seguito di un crollo della propensione al rischio) un dollaro più forte e una sovraperformance dello yen, ma oggi sembra esserci una certa inversione di tendenza. La domanda è: durerà? Nelle materie prime, abbiamo un oro in consolidamento mentre il petrolio sta provando a risalire dopo il forte deprezzamento.
Sul fronte macroeconomico si tratta di un venerid sostanzialmente tranquillo, eccezion fatta per l’inflazione canadese delle ore 14:30 che dovrebbe attestarsi allo 0 dopo una diminuzione dello 0,1% ad Agosto. Su base annua dovrebbe scivolare leggermente, + 2,7% rispetto a + 2,8% ad agosto. I dati statunitensi sono limitati alle vendite di case esistenti delle ore 16, che dovrebbero scendere del -0,7% a 5,30 m (da 5,34 ad agosto). Attenzione, infine, alle parole di Raphael Bostic del FOMC alle ore 18 (elettore, solitamente dovish) e del governatore della Bank of England Carney alle 18:10.