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Orsi del greggio, siete ancora entusiasti? Attenti al segnale “V”

Pubblicato 07.06.2019, 15:34
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

Niente batte l’entusiasmo di trovarsi dal lato giusto del mercato. Ma, quando lo slancio sembra essere completamente dalla propria parte, si è spinti ad ignorare tutti i segnali di pericolo lungo strada. A prescindere da come si procede c’è però un segnale che non andrebbe mai ignorato: il segnale “V”. Indica la volatilità.

Quando gli orsi del greggio si sono accovacciati preparandosi ad un’altra chiusura soddisfacente ieri, su un mercato che si avviava ad un crollo del 5% in due giorni, il vento è improvvisamente cambiato, andando decisamente a loro sfavore. Quando mancava solo una decina di minuti alla chiusura, i future del greggio sono rimbalzati di quasi il 2%. Ed hanno continuato a salire anche dopo con lo stesso vigore. Fino ad allora, i tori avevano avuto pochi posti in cui nascondersi mentre il mercato gli lanciava contro di tutto, dal calo della domanda per via degli attriti commerciali a terribili dati sulle scorte. Anziché ritirarsi, stanno ora andando alla carica contro gli orsi, con il nemico degli ultimi giorni, il Messico, che sembra essere diventato loro amico. O no?

All’apertura degli scambi in Asia, i mercati del greggio erano ancora al rialzo, staccandosi dai minimi di 5 mesi segnati prima della ripresa di ieri. Ma la notizia che ha scatenato l’inversione di rotta è diventata molto meno potente.

Il fattore originario della ripresa di ieri è stato infatti la notizia di Bloomberg secondo cui gli Stati Uniti stavano pensando di rinviare i dazi del 5% sulle importazioni messicane attesi per lunedì. Ma, persino prima che si posasse il polverone negli scambi di ieri, è risultato evidente che i trader si erano fermati solo al titolo nel decidere di abbandonare le posizioni short sul greggio.

La notizia sul Messico che non c’è mai stata

L’articolo completo di Bloomberg, così come le versioni simili, dal Washington Post al Wall Street Journal, ha espresso chiaramente che il Presidente Trump non ha dato il via libera al rinvio dei dazi in cui sperano i funzionari messicani impegnati nelle trattative con le controparti USA a Washington. In effetti, poco dopo l’attestazione di ieri del greggio, la portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders con una email ha smentito che i dazi contro il Messico saranno rinviati, aggiungendo che la posizione di Trump al riguardo non è cambiato. La smentita di Sanders è stata seguita dalla notizia che il governo Trump intende dichiarare una nuova emergenza nazionale al fine di implementare dazi indiscriminati contro il Messico per i flussi di migranti dall’America Centrale agli Stati Uniti.

Se così fosse, dov’è il fattore responsabile dell’aumento dei prezzi del greggio di oggi?

WTI Daily Chart - Powered by TradingView

Se non altro, gli eventi delle ultime 24 ore hanno dimostrato che la volatilità è viva e vegeta sul mercato del greggio, malgrado l’apparente andamento di resistenza minore nelle ultime tre settimane. E le cose possono cambiare in un secondo, soprattutto quando fattori compensativi riescono a mettere su un’alternativa più accettabile. Dal rimbalzo sull’anno in corso di oltre il 40% il 25 aprile, sia il greggio U.S. West Texas Intermediate che il Brent mostrano un aumento di meno il 20% ora, il che li pone in territorio di mercato ribassista.

Il selloff dalla settimana del 12 maggio si è basato sui timori di una probabile recessione globale a causa degli scontri commerciali USA con Cina e Messico. Ad aggiungersi al quadro ribassista contribuisce il peggioramento delle prospettive per scorte-domanda, con la produzione petrolifera statunitense ai massimi storici e le scorte di greggio che crescono in modo esponenziale, mentre il consumo di benzina scende in quello che dovrebbe essere invece un periodo stagionalmente forte per la guida.

Qualcuno di questi fattori è cambiato da ieri?

La risposta è, ovviamente, no. Non solo: ci sono statistiche interessanti che evidenziano perché i trader dovrebbero essere preoccupati per gli scontri commerciali intrapresi dal governo Trump.

In cima ad esse, la stima secondo cui i soli dazi messicani potrebbero costare agli Stati Uniti 406.000 posti di lavoro e più di 41 miliardi di dollari di perdite del PIL.

Queste prospettive cupe seguono i dati altrettanto deludenti sul greggio della scorsa settimana, da cui è emerso che le scorte sono schizzate di quasi 7 milioni di barili, contro il previsto calo di 850.000 barili. Le scorte di benzina hanno visto un’impennata di 3,21 milioni di barili la scorsa settimana, rispetto alle aspettative di un aumento di soli 630.000 barili. Le scorte di prodotti raffinati sono rimbalzate di 4,57 milioni di barili, anziché i 500.000 stimati.

Molti pro ed altrettanti contro per il greggio

Ciononostante, ci sono molti fattori favorevoli ed altrettanti contrari per il greggio al momento, scrive Ellen R. Wald, presidente di Transversal Consulting e collaboratrice di Investing.com.

Parla della continua stretta sulla produzione dei tagli OPEC, che potrebbe aumentare in occasione del prossimo vertice del cartello, questo mese; del crollo delle spedizioni petrolifere di Iran e Venezuela per via delle sanzioni USA; delle interruzioni delle esportazioni petrolifere libiche per la guerra civile; e dei minimi di tre anni della produzione russa per via delle contaminazioni negli oleodotti.

Spiega Wald:

“A conti fatti, questi problemi delle scorte avrebbero dovuto spingere i prezzi in alto in queste settimane, ma non è andata così”.

“Il mercato del greggio al momento sta vivendo una grossa disparità tra i fondamentali e le posizioni dei trader della materia prima”.

Ciò significa che la volatilità potrebbe peggiorare andando avanti, ogni qualvolta la convinzione vacillerà in uno dei due schieramenti.

Da non dimenticare anche che, dopo un buon round di vendite, i prezzi di solito si riprendono per lo short covering.

Stephen Innes, socio di gestione di Vanguard Markets, ce lo ricorda questa mattina:

“Dopo che i prezzi hanno toccato il fondo questa settimana, trovandosi presumibilmente in territorio di oversold, i trader saranno sempre predisposti alle prese di profitto in vista del fine settimana”.

Ricordate: la “V” di volatilità

Come se non bastasse, una nota di Neuberger Berman a febbraio ci ricorda la necessità di tenere sempre sotto controllo le oscillazioni del mercato al fine di preservare capitale e ritorni.

Scrive Neuberger Berman nella nota:

“Quando i mercati si trovano a punti di inflessione, aspettatevi estremi di sentimento e slancio tanto al rialzo quanto al ribasso. Dopo il selloff di dicembre, l’impennata di gennaio ci ha dato la “V” di volatilità, ma i periodi di volatilità raramente si fermano di colpo”.

L’agenzia di investimenti ha aggiunto che, sebbene resti costruttiva sugli asset legati al rischio date le previsioni di uno scenario indolore e di valutazioni ragionevoli, “la volatilità probabilmente continuerà a perseguitarci con l’economia e i mercati che si adattano a prospettive di crescita più modeste”.

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