Come spesso accade nei mercati, molti movimenti partono per ragioni di tipo fondamentale ma poi vengono amplificati da ragioni di tipo finanziario-tecnico. Il caso del rendimento dei Treasury ne è un chiaro esempio.
Per capirlo dobbiamo partire da gennaio. Nella riunione di gennaio la FED si è mostrata particolarmente dovish, portando il mercato a scommettere su un andamento meno volatile dei tassi di interesse a breve nel medio periodo. Questo ha fatto si che la strategia di vendere volatilità tramite la vendita di opzioni sui tassi fosse particolarmente interessante e remunerativa. In molti hanno venduto vola (e opzioni) portandone la quotazione ai minimi storici.
La riunione della FED di marzo ha scompigliato le carte sul tavolo: ha introdotto un elemento di novità non atteso da chi aveva scommesso su un periodo di “calma piatta dei tassi”. Questo ha portato ad una rincorsa alla chiusura di posizioni short vola sui tassi o alla loro copertura tramite l’acquisto di swap sui tassi. Tali flussi in acquisto sugli swap hanno portato i tassi degli swap a scendere per la prima volta dal 2018 al di sotto dei tassi dei Treasury.
Tale processo ha fatto poi scattare gli arbitraggi tra swap e Treasury che ha portato i rendimenti dei treasury a scendere ulteriormente.
Detto in parole più semplici, l’ultima gamba ribassista sui tassi di interesse dei treasury bond americani è da imputare principalmente ad operazioni di acquisto fatte da chi “doveva comprare” e non da parte di chi “voleva comprare”. E' stata una conseguenza di azioni forzate di copertura di “scommesse” sui tassi rivelatesi errate a causa di una FED più accomodante delle attese.