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Referendum sulla Brexit: tutto quello che c’è da sapere (ma si ha paura di chiedere)

Pubblicato 14.06.2016, 11:07
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

Di Clement Thibault

In soli pochi giorni, è possibile che il futuro politico ed economico dell’Unione Europea possa essere riscritto dal referendum britannico del 23 giugno con cui il Regno Unito deciderà se restare o uscire dall’UE. Conosciuto come “Brexit” - abbreviazione di British Exit, l’uscita della Gran Bretagna - l’esito del voto potrebbe avere conseguenze su vasta scala non solo per l’economia britannica e per quella della zona euro, ma anche per i mercati monetari ed azionari globali in particolare.
In tre articoli, che saranno pubblicati entro la prossima settimana, approfondirò il significato del voto per le parti coinvolte.
L’articolo di oggi prende in esame le ragioni del referendum; la Parte II, che pubblicherò nel corso di questa settimana, prenderà in considerazione le conseguenze che l’esito favorevole o contrario potrebbe avere sulle principali valute; e nella Parte III, che sarà pubblicata all’inizio della prossima settimana, saranno approfonditi i possibili effetti del voto sui titoli azionari globali e britannici.

Cos’è esattamente l’Unione Europea?

L’Unione Europea è un’unione economica e politica di 28 stati liberi, situati principalmente nell’Europa continentale. Ogni stato membro accetta, entrando a far parte dell’UE, di sottostare ai trattati internazionali garantiti dall’Unione di sua spontanea volontà, senza essere stato costretto a farlo da terze parti o da una superpotenza. La forza dell’Unione - e, paradossalmente, la sua fragilità - deriva proprio da questo.

Secondo l’Articolo 50 del trattato dell’UE, “Ogni Stato membro può decidere, conformemente alle proprie norme costituzionali, di recedere dall'Unione”. Finora, nessuno degli stati membri dell’UE ha mai deciso di lasciare l’Unione, mentre la lista di attesa per entrare nell’UE è interminabile. La decisione dei cittadini britannici di diventare il primo paese a lasciare l’UE potrebbe non solo avere conseguenze per il futuro del Regno Unito, ma potrebbe anche minacciare seriamente il prestigio ed il potere politico dell’UE.

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Prima della fondazione dell’Unione Europea, il 1° novembre 1993, il Regno Unito faceva parte della Comunità Economica Europea, più piccola, a cui si è unito nel 1975. La CEE - conosciuta anche come Mercato Comune - comprendeva 9 stati membri ed era sostanzialmente un accordo commerciale. Come la CEE, l’Unione Europea costituisce un mercato unico per i suoi stati membri ma a differenza del precedente accordo si è evoluta in un’entità più ampia - e più politica - con sede centrale a Bruxelles, in Belgio, ed oltre alle questioni commerciali legifera anche sull’immigrazione ed i visti.

Per molti nel Regno Unito, questo aspetto rappresenta il problema principale.

Perché parte del Regno Unito vuole uscire? Perché altri vogliono restare?

Le ragioni sono differenti. Dal punto di vista politico, alcuni cittadini sono preoccupati per il crescente potere dell’UE sui suoi stati membri. L’UE ha un potere legislativo esclusivo su aree come le procedure commerciali comuni, le politiche sul trasporto ed anche le norme sulla concorrenza. Questo essenzialmente significa che gli stati membri non hanno più il diritto di introdurre una propria legislazione su queste aree, il che, secondo molti, riduce la sovranità individuale.

Dal punto di vista economico, alcuni ritengono che la libera circolazione di persone e beni - uno dei principi cardine dell’UE - stia danneggiando l’economia britannica, dal momento che il governo del paese non può controllare l’arrivo di lavoratori migranti nella nazione e le imprese sono libere di trasferirsi dovunque all’interno dell’UE. La questione del controllo dei confini, che va avanti da anni ormai, ha ottenuto molto favore ultimamente e viene utilizzata parlando della sicurezza, poiché secondo alcuni lo sganciarsi dalla politica dell’Unione Europea nei confronti della crisi dei rifugiati siriani sarebbe un bene per la sicurezza del Regno Unito.

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Inoltre, il Regno Unito contribuisce con miliardi al budget dell’UE ma ne ottiene molto meno in cambio. Quanto meno ne riceva è oggetto di un aspro dibattito. Secondo fullfact.org, il Regno Unito paga 13 miliardi di sterline (circa 18,4 miliardi di dollari) l’anno di tasse, mentre l’Unione Europea spende solo circa 4,5 miliardi di sterline (circa 6,4 miliardi di dollari) per il Regno Unito, comportando un bilancio di -8,5 miliardi di sterline (circa 12 miliardi di dollari) per il paese.

Ovviamente, anche i favorevoli a restare nell’UE hanno le loro ragioni. Dal punto di vista politico, vogliono restare nell’UE perché credono che stando uniti ogni paese diventi più forte rispetto allo stare da solo. L’UE si è sempre vista come una superpotenza, uno status che al momento sarebbe irraggiungibile per uno qualsiasi dei paesi membri.

Infatti, sebbene il Regno Unito, la Germania e la Francia abbiano un’influenza politica su vasta scala in molte parti del mondo, ognuno di essi da solo non potrebbe competere con la politica estera degli Stati Uniti. Questo punto risulta favorevole anche quando si parla dei problemi della sicurezza, perché secondo alcuni l’essere in molti è fondamentale per contrastare le minacce future.

Dal punto di vista economico, i paesi membri dell’UE possono esportare all’interno dell’Unione a costo zero, il che fa aumentare le vendite dei prodotti britannici nell’Europa continentale. L’UE può inoltre negoziare accordi commerciali migliori, dal momento che l’accesso all’intero mercato europeo costituisce un’attrattiva per i partner commerciali esteri.

I favorevoli a restare nell’UE affermano che il Regno Unito non sarebbe in grado di negoziare accordi migliori da solo. Per esempio, il TTIP, il Partenariato Transatlantico su commercio e investimento, che è al momento oggetto di trattative tra gli Stati Uniti e l’UE, potrebbe diventare il più grande accordo commerciale mai siglato. Se il Regno Unito uscisse dall’UE, dovrebbe negoziarlo da solo, nel bene e nel male, a seconda della prospettiva.

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Infine, mentre gli immigrati sono considerati deleteri per i favorevoli all’uscita, i favorevoli a restare affermano che i giovani immigrati aiutano a dare slancio alla crescita ed a rafforzare l’economia del paese.
Tutto quello discusso finora riguarda l’economia. Ma c’è un modo per preparare il vostro portafoglio ad una possibile Brexit? Sì e no.

È impossibile prevedere tutti i diversi modi in cui la “Brexit” potrebbe pesare sugli investimenti personali. Tuttavia ci sono modi per difendersi, o rifugiarsi, dall’eventualità di un’uscita del Regno Unito. Nella Parte II di questa serie di articoli, analizzeremo come la sterlina potrebbe esserne influenzata, così come il dollaro ed alcune delle altre principali valute.

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