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State Street prevede una sovraperformance dell’azionario USA nel 2019

Pubblicato 05.12.2018, 11:06
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

A cura di Rick Lacaille, Global Chief Investment Officer, State Street Global Advisors

Negli Stati Uniti esistono diverse leve che dovrebbero favorire il rialzo delle azioni, incluse le intenzioni di aumentare gli investimenti in conto capitale nonché una maggiore spesa pubblica e un incremento dei consumi. Con i democratici che hanno ripreso il controllo della Camera dei rappresentanti, esiste almeno il potenziale per tornare a concentrarsi sugli investimenti in infrastrutture. Stimiamo che la crescita degli utili delle società statunitensi resterà solida nel 2019, anno in cui prevediamo che gli investitori saranno disposti a pagare un premio per i titoli di qualità. Gli Stati Uniti sono davanti alle altre regioni in termini di stime di crescita degli utili per azione e del fatturato.

I due principali rischi di downside sono causati dagli errori politici e dal raddoppio dei dazi imposti alla Cina. Il 2019 sarà un anno ancor più ricco di sfide per la Federal Reserve (Fed). Dopo aver ammesso incertezza riguardo al momento in cui la Fed porterà i tassi d'interesse a un livello neutro, il presidente dell'istituto centrale di Washington, Jerome “Jay” Powell, ha dichiarato che la banca centrale statunitense continuerà a subordinare le proprie decisioni ai dati e a mantenere un atteggiamento prudente.

Per il 2019 abbiamo provvisoriamente previsto tre rialzi dei tassi, sebbene la Fed potrebbe rallentare il ritmo di applicazione della stretta monetaria da ogni tre mesi a ogni quattro o cinque mesi in base alla traiettoria di crescita dell’inflazione. Verso la metà dell’anno dovremmo avere una maggiore visibilità sulla possibilità che le misure di stimolo fiscale possano prolungare l’espansione economica oltre il 2019, anche se la Fed è orientata verso un inasprimento della politica monetaria e una riduzione del peso del proprio bilancio sulla liquidità complessiva.

Nella guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, si può solo sperare che prevalga il buon senso, dato che i costi potenziali di un peggioramento della spirale di ritorsione sono elevati. Dall’analisi emerge che l’aumento dei dazi del 25% su tutti i beni scambiati tra i due paesi potrebbe ridurre la crescita mondiale persino di un punto percentuale e quella statunitense e cinese di oltre due punti percentuali. Il presidente Trump continua ad avere un’ampia discrezione sull’applicazione dei dazi anche a causa di un Congresso diviso. Tuttavia, con le elezioni di metà mandato alle spalle, le ambizioni del tycoon di essere rieletto nel 2020 potrebbero portarlo a cercare di accelerare gli scambi commerciali sia con la Cina che con l’Unione europea (UE).

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