I mercati europei hanno aperto la settimana all’insegna di toni neutrali; lunedì le azioni delle blue chip USA hanno guadagnato, mentre i giganti della tecnologia hanno ceduto terreno, ad eccezione delle azioni Apple (NASDAQ:AAPL). Gli investitori hanno spostato il capitale sui titoli industriali. Il petrolio è salito leggermente e gli indici azionari asiatici hanno segnato il progresso maggiore da una settimana.
Non ci sono tuttavia notizie specifiche a sostegno delle attuali sensazioni positive sul mercato. I legislatori USA non hanno trovato un compromesso sul prossimo pacchetto di sgravi fiscali, e intanto nel mondo il numero di casi di Covid-19 ha superato i 20 milioni.
Gli investitori sono comunque disposti a convivere con l’incremento globale delle infezioni, fintantoché non causeranno la reintroduzione di severe misure di confinamento.
L’attività sui future del FTSE (+0,81%) e del DAX (+0,42%) punta a un avvio positivo martedì.
Sul fronte dei dati, alla fine di giugno il numero di posizioni aperte (JOLTS) negli USA è salito a 5,9 milioni, a fronte dei 5,4 milioni registrati il mese precedente. I dati sono in linea con il miglioramento rivelato dalle cifre sull’occupazione divulgate venerdì.
Martedì gli investitori, un po’ rinfrancati, hanno trascinato il prezzo dell’oro vicino ai $2000 all’oncia, mentre il rendimento dei decennali USA saliva ai massimi da due settimane. Pur avendo ceduto $60 nelle ultime tre sedute, l’oro rimane in territorio di ipercomprato, nel prossimo futuro permane dunque la possibilità di una correzione ribassista più marcata. Il prossimo supporto importante si osserva nell’area $2000/1980, livello psicologico e ultima resistenza prima che il prezzo di un’oncia schizzasse oltre i 2.000 dollari.
L’argento mostra invece un andamento migliore, in linea con l’aumento dei titoli industriali; il prezzo dell’oncia si sta consolidando sopra quota $28, nonostante la significativa battuta d’arresto dell’oro. Il metallo ha il potenziale per estendere i rialzi verso il manico dei $30.
Il WTI è passato di mano vicino ai $42,50 al barile, dopo che Aramco (SE:2222), i cui profitti sono crollati più del 73% nell’ultimo trimestre, ha detto che la domanda globale di petrolio continuerà a migliorare. Le preoccupazioni sul ritmo della ripresa potrebbero però limitare l’interesse prima della media mobile a 200 giorni pari a $42,90 al barile.
Sui mercati valutari, l’USD si è leggermente rafforzato contro le principali valute di riserva, fra cui euro, yen e franco svizzero.
L’EUR/USD ha ampliato le perdite fino a 1,1722 sulla scia del diffuso recupero del biglietto verde. Dal calo di marzo, la moneta unica ha guadagnato più del 10% contro l’USD. Le eccessive posizioni lunghe sull’euro e il mercato nettamente corto sull’USD segnalano una correzione più marcata dell’EUR/USD. Ci aspettiamo una battuta d’arresto a 1,1635, il debole livello che corrisponde al ritracciamento del 23,6% sul rimbalzo in atto da marzo ad agosto, a continuazione dell’attuale movimento ribassista.
La sterlina è rimasta stabile contro l’USD più forte sulla scia di dati economici incoraggianti. A giugno il tasso di disoccupazione britannico è rimasto invariato, pari al 3,9%, a fronte del 4,2% previsto dagli analisti e a luglio il numero di richieste di sussidi di disoccupazione è sceso di 28.100 unità, a fronte dell’incremento di 10.000 unità stimato dagli analisti. Sempre a luglio, stando ai dati diffusi martedì dalla BRC, le vendite al dettaglio sono aumentate del 4,3% a/a. Sebbene il secondo incremento mensile consecutivo nelle vendite al dettaglio nel Regno Unito dia speranza agli investitori, il fornitore dei dati ha avvertito che il forte dato primario nasconde un andamento disomogeneo, e molti negozi stanno lottando per sopravvivere. Le prospettive di medio termine per la sterlina rimangono comunque deboli e un ulteriore recupero dell’USD potrebbe spingere facilmente la coppia sotto quota $1,30.
Altrove, le valute oceaniane hanno trovato richieste migliori grazie al miglioramento della propensione al rischio.
La Banca Centrale di Turchia (CBT) ha annunciato che dimezzerà i limiti di liquidità offerti agli operatori primari, dopo che la lira turca è scesa a un nuovo minimo storico contro l’USD e l’euro. Le misure di normalizzazione dovrebbero rallentare, ma probabilmente non riusciranno a frenare l’ondata di vendite sulla lira; l’inflazione si aggira intorno al 12% a fronte di un tasso di riferimento della CBT pari all’8,25% e i CDS a cinque anni viaggiano sui massimi storici. In prospettiva, gli investitori avranno bisogno di tempo per tornare a credere nell’abilità della banca centrale di stabilizzare la lira, dopo la seria di tagli del tasso d’interesse precedenti alla pandemia, che avevano creato molti sospetti sull’indipendenza della banca e sulla sua politica ultra-accomodante per contrastare la pandemia. Alla riunione del 20 agosto, la banca sarà probabilmente costretta ad aumentare i tassi.