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The Gold Rush e la falsa perdita di smalto. Quella lucentezza sempre compatta...

Pubblicato 01.04.2020, 15:36
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

La tendenza all’irrigidimento che allontana la società contemporanea da un atteggiamento ed un pensiero che eleva il dubbio, senza essere sopraffatti dal timore degli interrogativi che aiutano a riflettere, migliorando prima di tutto se stessi, rispetto ad ogni discorso affermativo che mette propotentemente da parte saggezza e virtù, considerando per debolezze le fragilità di ciascuno di noi, è solo una delle conseguenze della crisi di una civiltà globale che tende ad amplificare le fratture ed un certo senso di vuoto di potere, inteso come capacità nell’offrire non solo opportunità di crescita ma punti di riferimento. Riprendendo valori, principi e tanto buon senso, con umiltà. Perchè troppi errori sono stati commessi.

Ben lontani dal modello ideale di Repubblica perfetta, immaginata da Thomas More nella sua opera maggiore “Utopia”, la nostra vecchia Europa risulta quanto mai distante anche da ogni ispirazione legata al concetto di vero solidarismo, fondato appunto sulla collaborazione e accordi forniti dal buon senso. Se esistono vizi benefici e virtù dannose, come suggerito da uno dei concetti machiavellici sull’annoso quesito tra morale e politica, è fuor di dubbio che dinanzi ad una condizione sociale ed economica incandescente, la realtà effettuale delle cose rispetto all’immaginazione astratta, oggigiorno ci porta a riscoprire necessariamente il valore della reciprocità ed il cammino verso il buon senso.

Un pò come dovrebbe accadere nella nostra professione che troppo spesso, soprattutto all’inizio del percorso, rischia di annebbiarti nell’illusione di avercela fatta, dopo le prime operazioni profittevoli ma, solo in un secondo momento, lo studio, la preparazione e la giusta dose di buon senso ti consentono di leggere dati e grafici con maggiore serenità. Senza dimenticare la passione, uno dei più importanti effetti leva in grado di spingerti a non arrivare impreparato nell’approccio al mercato.

In attesa di tempi migliori, gran parte della liquidità è stata riposta in maniera molto decisa nel tempo verso l’acquisto di oro fisico ed anche finanziario, basta osservare quello che si è verificato in questi giorni. Questo rinnovato e forte interesse si è scontrato con un'offerta che ha difficoltà a soddisfare la domanda. Ricordiamo inoltre che le maggiori raffineria al mondo che si trovano in Svizzera, ed in particolare quelle ubicate nel Canton Ticino, hanno dovuto chiudere momentaneamente per via dei provvedimenti anti contagio al fine di tutelare i lavoratori delle suddette aziende.

Dal punto di vista grafico l'oro continua a mantenersi sopra 1600 dollari l’oncia ed all’interno di una sorta di canale laterale, individuabile sul grafico orario, che evidenzia una resistenza in area 1698,72 dollari l’oncia. Le Three Inside Up formatesi nelle ultime sedute, sempre su h1, hanno fornito l’idea di un ulteriore rialzo, che se supportato dagli acquisti, può calamitare il prezzo ai massimi del 2012 ed alla prima resistenza del mese di dicembre a 1716,45 dollari l’oncia, proiettando il metallo nel medio periodo al raggiungimento dei massimi storici dei mesi di agosto e settembre 2011 quando furono testati dalle ombre delle candele mensili i 1912,21 dollari.

Questo può accadere nel medio periodo. In realtà, nelle ultime ore ha fatto nuovamente capolino in area 1590,70 poiché se alcuni hanno fatto cassa, allo stesso tempo è importante sottolineare l’annuncio della banca centrale russa che ha stabilito lo stop momentaneo all’acquisto di oro, con l’ipotesi di venderne addirittura una parte, mettendola a mercato. Detto questo, a mio avviso, la lucentezza del metallo resta sempre compatta.

Grafico Gold
Grafico Gold

Dopo aver subito delle vendite tali da far scendere il prezzo ai minimi di novembre dello scorso anno, per le ragioni scritte nei precedenti articoli (dare ossigeno alle operazioni che hanno reso vita difficile agli operatori, ripristino dei margin call ecc ecc..) spingendosi fino ai 1457,42 dollari l’oncia, il gold è riuscito a mantenersi su tale supporto rimbalzando energicamente. Alcuni numeri evidenziati già a partire dallo scorso anno dal World Gold Council, che rappresenta a partire dal 1987 l’associazione industriale delle principali aziende minerarie aurifere, che ha come obiettivo quello di stimolare la domanda, hanno mostrato un quadro abbastanza chiaro per quel che riguarda la richiesta soprattutto da parte delle banche centrali. La notizia del rientro di un centinaio di tonnellate di oro dall'Inghilterra alla Polonia, ad esempio, mostra come una mirata comunicazione rappresenti anche uno dei punti di forza di uno Stato.

"L'oro simboleggia la forza della nazione" è la dichiarazione del governatore della banca centrale polacca Adam Glapinski, rilasciata nel novembre 2019, corredata da una foto con un lingotto d'oro tra le mani. La diapositiva pone l'accento sul clima di incertezza globale, confermata dalla volontà di sottoporre alla comunità internazionale la determinazione e la forza di un Paese.

Questo accadeva lo scorso anno. Altri Paesi non sono stati affatto con le mani in mano rispetto al rimpatrio o all’acquisto del metallo giallo. Penso all’Ungheria che in pochi mesi nel 2018 ha acquistato più di 30 tonnellate, senza assolutamente dimenticare il valzer degli acquisti della Russia che solo nel 2019 ha incamerato più di 105 tonnellate, fino ad arrivare alla Cina che in un solo anno ha aumentato le riserve auree con altre 106 tonnellate di lingotti.

Se la Cina ha avuto la necessità di fare incetta di oro, continua ad avere bisogno dei suoi mercati, della sua proprietà intellettuale, della sua concorrenza. Ma sta anche cercando qualcosa di più, ossia il riconoscimento del suo status da parte della comunità internazionale, così come evidenziato in alcune righe dell’interessantissimo libro di Kerry Brown, accademico britannico e brillantissimo divulgatore della storia cinese. Un territorio che seppur proiettato verso una economia globale che ne ha accolto le differenze, risente in maniera latente di una globalizzazione molto spinta, soprattutto nelle zone più attive e nelle città più popolose come Pechino, in contrapposizione con un mondo ed una società, distribuita al suo interno, inesorabilmente legata alle antiche tradizioni e del tutto non coinvolte dai processi di cambiamento. Uno dei più grandi limiti di un Paese cresciuto incredibilmente e velocemente ma che ha acuito al suo interno le differenze sociali ed economiche.

Altro che “I duellanti” di Joseph Conrad, celebre romanzo degli inizi del novecento. La guerra dei prezzi innescata da Sauditi e Russi, con il nulla di fatto in occasione del meeting di Vienna, sembra cedere lo spazio all’altro attore, vedi crisi sanitaria, entrato a gamba tesa in scena e che ha inesorabilmente contribuito al vorticoso crollo della domanda, impattando in maniera del tutto disarmante sui prezzi del greggio, diminuendo la capienza dei serbatoi di stoccaggio.

In realtà, senza dover necessariamente percorrere le innumerevoli tappe storiche che hanno influito sulle oscillazioni dell’oro nero, bisogna sottolineare come le tensioni non sono soltanto tra Arabi e Russi, che tutto sommato hanno garantito una sorta di periodo di tregua stabilita nel recentissimo passato per limitare la produzione e sostenere i prezzi. I colpi di sciabola sono iniziati anche in occasione dell’avvio del progetto Nord Stream 2 che consentirebbe ai russi la possibilità, con dei ricavi considerevoli, di trasportare attraverso un gasdotto buona parte di ciò che serve per l’approvvigionamento ed il fabbisogno del vecchio Continente.

Le sanzioni degli USA non si sono fatte attendere. Le tensioni tra le potenze si riaccendono, quasi da far impallidire le famose minacce, sul fronte del Medio-Oriente, da parte del Presidente Hassan Rouhani che in diverse occasioni ha esternato la volontà di chiudere lo stretto di Hormuz al passaggio delle navi, oppure quando nel luglio del 2019 i "Guardiani della Rivoluzione" hanno sequestrato l'estate scorsa la petroliera "Stena Impero" battente bandiera britannica con 23 persone a bordo, accusata di aver violato le leggi internazionali sulla navigazione. Fatto questo brevissimo cenno, si è sostanzialmente verificata una latente rivincita russa.

Dal punto di vista grafico sembra storia antica la narrazione del superamento del supporto individuato in area 26,36 dollari al barile e l’accelerazione ancora più netta verso il basso fino a raggiungere facendo i minimi del 2002 con la possibilità concreta di toccare altri supporti importanti come quello a 17,07 dollari del mese di novembre 2001, innescando ancora altre discese. La situazione continua ad essere molto instabile e la difficoltà nel prendere posizioni nette e decise è alta.

Grafico Crude Oil

La dichiarazione di Trump sull’acquisto ed il riempimento fino all’orlo per la Strategic Petroleum Reserve con l’obiettivo di andare incontro alle richieste di aiuto delle aziende Shale Oil, in serie difficoltà per i prezzi così bassi, non ridimensiona assolutamente le preoccupazioni di una certa parte di produttori. Così come è accaduto in passato per il natural gas, il fenomeno della possibilità di prezzi negativi si sta verificando, praticamente quando i prezzi dello stoccaggio superano quelli del mercato. In fondo, questi stessi prezzi non sono convenienti neanche per l’Arabia Saudita poichè nonostante i costi di produzione più bassi rispetto agli altri Paesi, non va trascurato l'aspetto che la sua economia dipende in maniera incisiva dal petrolio. Alla lunga meno entrate. Insomma, questi prezzi non convengono neanche ai sauditi. Il Presidente degli Stati Uniti non accetta affatto che una gran parte delle società del comparto petrolifero sia letteralmente spazzata via. Il tentativo di intavolare dialoghi costruttivi, non solo con Riad ma anche con Mosca, può significare per qualcuno il “piegarsi” alla Russia, una rivincita di Putin rispetto alle vecchie sanzioni subite ma in fondo può rappresentare la vera alternativa all’avvicinarsi di una soluzione concreta. Nell'attesa di una auspicata e ritrovata normalità, dal punto di vista sociale ed economico.

Solo la ripresa della domanda, l'uscita da questa dura condizione che continua fortemente a preoccupare l'assetto sociale ed economico a livello mondiale, affiancata dall’affievolimento delle tensioni tra i protagonisti del meeting di Vienna, cosa non facile, può dar vita a rialzi di prezzo. Bisogna inoltre far fronte all’importante surplus relativo all'accumulo, dati i milioni di barili in aggiunta. La sovrabbondanza di petrolio è senza dubbio un tema centrale e da non sottovalutare.

Sul Natural Gas l'avvicinarsi del periodo di stagionalità favorevole, come già esplicitato nei precedenti articoli, può dar vita all'atteso rialzo dei prezzi, attualmente ancora in area 1,635 dollari per per milione di British Thermal Unit, ancorato ai minimi del 2016 dei mesi di febbraio e di marzo. La domanda bassa ha generato la discesa vorticosa partita dagli inizi di novembre dello scorso anno. Il lockdown e le attività ferme non consentono ancora la ripartenza e gli allungamenti seri e certi che vanno al di la dei falsi rimbalzi.

Grafico Natural Gas

Segnali di ripresa per il palladio. E' bene ricordare l'impressionante performance che ha contribuito ad accendere i riflettori su questa importante materia prima utilizzata soprattutto per la necessità di produrre marmitte catalitiche sempre meno inquinanti. L'utilizzo del palladio nelle stesse può per davvero garantire il ridimensionamento del problema. Tuttavia, notizie recenti riguardanti la possibilità di usufruire di nuove tecnologie, per lo sviluppo ed il miglioramento delle marmitte, hanno contribuito anch'esse alle vendite.

Le estrazioni che avvengono principalmente in Russia, dove ha sede la Norilsk Nickel una delle principali società estrattive, ed in Sudafrica, hanno inoltre iniziano ad offrire sempre una minore quantità di prodotto. Notizia già comunicata diversi mesi or sono. Inoltre, non possiamo affatto trascurare il fattore Cina, dove l'aumento della richiesta di automobili, supportato dalla necessità di contribuire alla riduzione delle emissioni, ha decisamente contribuito all'impennata del prezzo.

Questo prima della crisi sanitaria ed economica. I segnali short delle ultime settimane sono proprio il frutto di tale situazione, così come gli allungamenti ed il rientro all'interno del vecchio canale individuato, visibile sul grafico, con il supporto tracciato a 2151,70 dollari e la resistenza in area 2478,80 dollari l'oncia, rappresenta anche un elemento che indica, per certi aspetti, il riavvio produttivo del più grande Paese asiatico.

Grafico Palladio

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