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Il dollaro USA scende sempre più veloce: ecco perché

Pubblicato 28.07.2020, 08:37
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

Rassegna giornaliera sul mercato forex, 27 luglio 2020

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.

Sarà una settimana impegnativa per il dollaro USA. Venerdì ho indicato tre motivi per cui il dollaro dovrebbe continuare a scendere.  Alla riapertura dei mercati di lunedì, gli investitori non hanno esitato a far scendere ulteriormente il biglietto verde. Hanno fatto crollare il dollaro USA contro tutte le principali controparti, con il cambio USD/CHF al minimo degli ultimi 5 anni e la coppia EUR/USD al massimo di due anni. Dopo il ribasso della scorsa settimana, il cambio USD/JPY è sceso ulteriormente fino a toccare il minimo degli ultimi 4 mesi. Gli investitori si sono stancati del dollaro USA per molti motivi. Venerdì abbiamo parlato della fine dei sussidi extra di disoccupazione, della possibilità di un crollo della crescita del PIL a doppia cifra e dei toni cauti del FOMC.

Oggi abbiamo visto materializzarsi alcune di queste preoccupazioni. Ufficialmente, il sussidio extra da 600 dollari a settimana che ha tenuto a galla oltre 20 milioni di Americani dovrebbe scadere questo venerdì, ma molti stati hanno già smesso di erogarli. Con la Casa Bianca che parla di un pacchetto di ripresa da un trilione di dollari, molti operatori dei mercati si attaccano alla speranza che il Congresso possa trovare l’accordo per sostenere la ripartenza. Purtroppo, sembra che i Repubblicani del Senato starebbero cercando di tagliare il sussidio settimanale a 200 dollari, dagli attuali 600 con l’erogazione di un altro assegno da 1.200 dollari. Questa proposta non accontenta le esigenze dell’economia e dei disoccupati e potrebbe deludere i mercati.

Gli economisti si aspettano una contrazione del PIL del 35% nel secondo trimestre, ma i dati potrebbero essere peggiori. La Fed di Atlanta, per esempio, prevede un calo del 52,8%. Gli ordinativi durevoli, una voce importante del PIL, sono aumentati più del previsto. I rendimenti dei titoli del Tesoro decennali sono scesi, vicino ai minimi storici. Il calo riflette l’apprensione dei mercati sull’economia USA e le aspettative verso una Fed cauta. In altre parole, i trader dei bond si stanno posizionando verso una politica accomodante e dichiarazioni caute da parte del Presidente della Federal Reserve Jerome Powell e il possibile impegno a fare di più, se necessario.

Il dollaro USA ha registrato i maggiori cali contro  euro e yen. Il calo del cambio USD/JPY non ci ha sorpresi in quanto sapevamo fosse solo una questione di tempo.  Questa settimana  sarà quella cruciale per gli utili ed eventuali dati negativi potrebbero innescare un’ulteriore debolezza del cambio USD/JPY. Il rally del cambio EUR/USD è coerente inoltre con la ripresa dell’Europa. I dati PMI della scorsa settimana ed il report IFO Tedesco confermano la ripresa in corso. Sono attesi i dati sul PIL del secondo trimestre dalla zona euro e dalla Germania. Sebbene si preveda un calo ad un ritmo più veloce, il calo della zona euro darà più moderato rispetto a quello degli USA e questo potrebbe sostenere ulteriormente il rialzo del cambio EUR/USD. Inoltre, la coppia EUR/USD è salita in 11 delle ultime 12 giornate di scambi. Negli ultimi due mesi il cambio ha guadagnato circa 9 centesimi, un aumento molto importante in un lasso di tempo così breve.

Ma il numero di nuovi casi sta salendo rapidamente in Francia, Germania e Spagna, alimentando i timori di una seconda ondata. Se i dati dovessero continuare a salire, ci sarebbero le basi per una presa di profitto con l’euro. Anche la sterlina è in salita sulla scia della debolezza del dollaro USA, toccando il massimo di quattro mesi. Le trattative EU-UK sono in corso, ma i progressi sono ben pochi. Questa settimana non sono attesi dati britannici importanti, dunque saranno la propensione al rischio e il dollaro a determinare l’andamento della valuta.

Il dollaro australiano, il dollaro neozelandese e quello canadese sono tutti in salita, con in testa il NZD. I dati cinesi sui profitti industriali sono stati d’aiuto, ma il rally dell’AUD potrebbe arrestarsi domani se i dati sull’inflazione dovessero deludere le attese. L’IPC dovrebbe scendere nel secondo trimestre, alimentando ulteriormente i timori degli investitori già preoccupati dall’aumento di nuovi casi e di decessi in Australia. Le autorità stanno cercando di contenere la seconda ondata nello stato della Victoria con un lockdown di sei settimane e con la chiusura dei confini.

Ultimi commenti

Questo articolo dice ben poco. Il prossimo articolo sul dollaro fatelo scrivere a mio nonno, anche se se ne intende solo di scommesse sulle corse dei cavalli.
Mi sembra che alla fine tutto dipenda dalla ripresa dei casi Covid. Alla faccia di Zangrillone che sostiene che il virus di fatto non esiste più (forse a casa sua)
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