I mercati finanziari si stanno imbattendo in turbolenze nell’ultima seduta di contrattazioni della settimana, sulla scia delle voci secondo cui Trump avrebbe licenziato il suo consigliere per la sicurezza nazionale H.R. McMaster. Dopo aver guadagnato contro gran parte delle altre valute, il dollaro USA è sceso in picchiata durante la seduta asiatica, con gli investitori che si sono precipitati su rifugi sicuri prima del fine-settimana.
Lo yen giapponese ha fatto meglio delle altre valute G10, guadagnando lo 0,56% contro il dollaro, mentre il franco svizzero è salito dello 0,25%, con l’USD/CHF sceso a 0,9490.
Quest’ultimo rimane comunque all’interno della fascia settimanale fra 0,94 e 0,9535.
Nel medio termine, il giudizio rimane rialzista per la coppia, l’area di resistenza più vicina si trova a 0,96-0,97.
I rendimenti dei titoli del Tesoro USA sono stabili da metà dicembre: il rendimento del titolo a 2 anni si aggira intorno al 2,28%, quello del decennale annaspa vicino al 2,82%.
Ora gli investitori attendono maggiore chiarezza sui progetti della Fed per il resto dell’anno.
L’aumento costante dei tassi d’interesse di breve termine suggerisce tuttavia che il messaggio di Powell è stato recepito.
Il Libor a 3 mesi ha toccato l’1,78%, mentre il tasso swap OIS a 3 mesi è in aumento da 7 mesi e attualmente si attesta all’1,68%, ciò significa che i partecipanti al mercato credono sempre di più che la Fed procederà a un altro rialzo del tasso a giugno.
Crediamo che il giudizio sul dollaro sia inclinato al rialzo, con gli investitori che tornano a concentrarsi sul restringimento della politica della Fed, mettendo in disparte il caos politico.
Manteniamo però la nostra impostazione rialzista sull’EUR/USD, perché anche la BCE si sta muovendo, seppur lentamente, verso il restringimento.