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USD in ripresa e CAD in calo

Pubblicato 06.12.2018, 00:10
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

Rassegna giornaliera sul mercato forex 05.12.2018

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.

Dopo il crollo di quasi 800 dell’indiceDow registrato martedì, gli investitori temono il peggio per il camparto azionario, visto il maggiore calo giornaliero degli ultimi due mesi. Oltre al sell-off del cambio USD/JPY, le altre valute sono rimaste stabili, con l’euro e la sterlina che hanno chiuso la giornata invariate. I mercati USA sono rimasti chiusi mercoledì in memoria del Presidente George H.W. Bush, ma le valute e i future sono stati scambiati ugualmente. A giudicare dalla ripresa di oltre 100 punti dei future Dow, dal ritorno del cambio USD/JPY sopra quota 113 e dalla forza del biglietto verde, gli investitori sperano ancora in ulteriori rialzi per il dollaro. Il sentimento è incoraggiato anche dall’attività manifatturiera più forte e dal Libro Beige relativamente positivo. Secondo la Fed, l’economia sta andando bene nella maggior parte dei distretti e sta crescendo ad un ritmo modesto o moderato. I prezzi stanno salendo, il mercato del lavoro è migliorato e l’aumento degli stipendi tende al positivo. La resilienza del dollaro USA ci dice che gli investitori stanno aspettando i dati di venerdì sull’occupazione non agricola nella speranza che l’aumento degli stipendi sia abbastanza forte da sostenere la ripresa del dollaro; il mercato del lavoro è infatti la voce più forte dell’economia e la causa principale dell’ottimismo della banca centrale. Sul mercato del lavoro ci diranno di più nella giornata di giovedì i dati ADP, i licenziamenti, le richieste di sussidio e l’indice ISM non-manifatturiero.

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Purtroppo, nonostante i dati inaspettatamente positivi di martedì, il dollaro sta esaurendo la sua impennata. Il calo del rendimento dei titoli del Tesoro a 10 anni è stato un evento rilevante che ha dimostrato i timori sulla pressione dei prezzi, sulla crescita globale, sulla visione più cauta della Fed e sulla possibilità di una pausa negli aumenti dei tassi. La Fed non riuscirà ad ignorare tutte queste problematiche. Per la riapertura dei mercati USA di giovedì prevediamo che il rendimento dei titoli del Tesoro USA resterà sotto pressione, inibendo una significativa ripresa per il biglietto verde. Il forte sell-off dell’azionario e la volatilità generale dei mercati dovrebbe avere delle ripercussioni sulle nuove assunzioni, determinando una correzione più forte e prolungata. Sebbene il dollaro ora sia forte, l’impennata dovrebbe iniziare ad esaurirsi, specialmente se i dati di venerdì sull’occupazione dovessero deludere le aspettative.

Nel Regno Unito, la sconfitta del governo britannico durante un importante voto parlamentare ed i dati di mercoledì molto più deboli del previsto sull’indice PMI dei servizi avrebbero dovuto far crollare la valuta britannica ad un nuovo minimo di 19 mesi, ma la sterlina è rimasta stabile in quanto i trader si aggrappano alla speranza che il Parlamento approvi una sorta di compromesso sulla Brexit. Secondo il nostro collega Boris Schlossberg, per ora non è sicuro che il programma della Premier May venga approvato. Anzi, gli eventi di mercoledì sottolineano un grande rischio. Se i politici dovessero perdere il controllo della situazione, il Regno Unito potrebbe andare in recessione già all’inizio del nuovo anno, in quanto la paura delle conseguenza di una “hard Brexit” influirebbe negativamente sulle imprese. L’indice PMI relativo al settore dei servizi si è attestato a 50,4 – molto meno del 52,5 previsto e a un soffio dalla soglia del 50,0. Si è trattato della lettura peggiore degli ultimi 15 mesi, con al fiducia delle imprese al minimo del giugno 2016. Secondo Chris Williamson, Capo Economista di IHS Markit, responsabile del sondaggio:

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Il brusco peggioramento della crescita nel settore dei servizi ha appiattito l’economia a novembre, per via dei crescenti timori sulla Brexit. Considerando il settore dei servizi, quello manifatturiero e quello edile, il sondaggio ci mostra che il ritmo della crescita economica è in stallo. Fatta eccezione per il luglio 2016, quando sull’economia si è abbattuto il colpo del referendum sull’UE, il mese di novembre ha registrato l’andamento peggiore dal febbraio 2013. I sondaggi indicherebbero una crescita del PIL dello 0,1% nel quarto trimestre, grazie alla crescita di ottobre, ma lo slancio è stato perso e i rischi sono chiaramente al ribasso.

Il cambio USD/CAD è schizzato al massimo da giugno 2017 dopo l’annuncio di politica monetaria della Banca del Canada. Nessuno è rimasto sorpreso dalla decisione della Banca del Canada di lasciare invariati i tassi all’1,75% ma ciò che ha stupito tutti è stato il riferimento ad una crescita non-inflazionaria. Nel mese di ottobre, quando la BoC ha alzato i tassi di interesse, la dichiarazione di politica monetaria indicava la possibilità di un inasprimento più aggressivo nel 2019, ma la dichiarazione di mercoledì indica uno slancio di crescita più lento nell’ultimo trimestre dell’anno. Il calo dei prezzi del petrolio sta diventando un grande problema per la banca centrale in quanto ha delle ripercussioni anche sull’inflazione e sulla crescita. La BoC ha ammesso mercoledì che il settore degli energetici potrebbe essere molto più debole del previsto. Nonostante il cambio USD/CAD non sia riuscito a chiudere sopra i massimi di giugno vicino a 1,3385, potrebbe raggiungere quota 1,35.

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La valuta che ha registrato la performance peggiore di mercoledì è stata il dollaro australiano, in calo dello 0,9% dopo i dati scoraggianti sul PIL. Secondo l’ultimo report, l’economia australiana è cresciuta dello 0,3% nel terzo trimestre, portando la crescita su base annua al 2,8%, il livello più basso degli ultimi 2 anni e mezzo. Il quarto trimestre potrebbe andare meglio grazie all’attività del settore dei servizi ma bisogna considerare i dati sulle vendite al dettaglio e sulla bilancia commerciale. Se anche le vendite al dettaglio dovessero deludere le aspettative, il cambio AUD/USD testerà i 72 centesimi. Se dovessero migliorare, potremmo vedere un miglioramento sopra I 73 centesimi. Per adesso l’uptrend resta tale fino al superamento del 72. Il dollaro neozelandese potrebbe scendere ulteriormente nelle prossimo 24-48 ore per via del peggioramento dei dati sugli annunci di lavoro, sui prezzi delle case e sui prezzi delle materie prime.

In ultimo, ma non per importanza, l’euro che ha chiuso la giornata invariato contro il biglietto verde. Essendo sceso sotto il livello di 1,13 la scorsa settimana, il cambio si sta consolidando sopra questa cifra tonda grazie anche ai dati migliori del previsto e ai segnali di collaborazione tra Italia e Commissione Europea. È troppo presto per dirlo, ma il range di scambi ristretto indica un breakout in corso.

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