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La produzione di greggio da scisto USA vedrà una ripresa a V?

Pubblicato 30.06.2020, 16:11
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

La produzione di greggio da scisto USA vedrà una ripresa a V?

La notizia non ha avuto molte ripercussioni quando è uscita, probabilmente perché i prezzi del greggio erano già in calo, anche se non di tanto.

Ma, per quel che vale, l’ultimo dato settimanale sul numero degli impianti di trivellazione USA pubblicato dal gruppo di settore Baker Hughes venerdì ha mostrato un calo solo di un’unità. Si tratta di un cambiamento piuttosto considerevole rispetto ai cali a doppia cifra registrati ogni settimana solo due mesi fa.

Ma una rondine non fa primavera. Allo stesso modo, un calo di solo un’unità la scorsa settimana non significa che la produzione petrolifera statunitense tornerà a galoppare la settimana successiva.

L’aspetto però da considerare è: quanto rapidamente le trivellazioni potranno riprendere intensamente nei giacimenti americani se i prezzi continuano a salire, settimana dopo settimana, con pochi motivi fondamentali?

Daily WTI crude futures

Grafico giornaliero future WTI

Con i tori che si ostinano a difendere l’impennata del 300% del prezzo del West Texas Intermediate dai minimi storici di aprile a circa 40 dollari al barile, è possibile una ripresa a V (che molti sperano di vedere in generale nell’economia una volta finita la pandemia) nella produzione di greggio?

Da quando la pandemia di COVID-19 ha decimato la domanda energetica globale, quasi ogni previsione sulla produzione di greggio parla della morte dello scisto, piuttosto che della sua ripresa.

I giorni dell’America come produttore di petrolio numero 1 al mondo potrebbero essere finiti per sempre, si dice. Il collasso del numero di impianti di Baker Hughes settimana dopo settimana, l’aumento delle chiusure dei pozzi che, ci viene detto, avrà delle conseguenze a lungo termine come danno alla produzione, ed una serie di bancarotte tra i trivellatori, come Whiting Petroleum (NYSE:WLL) ed Ultra Petroleum (OTC:UPLCQ), non fanno che rafforzare questa idea.

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A livello globale, inoltre, il nuovo giro di vite sulla produzione da parte dell’OPEC (e la capacità di obbligare i trivellatori USA a rispettare le quote nazionali per la prima volta dall’inizio del boom dello scisto, sei anni fa) non fa che aggiungersi alla storia di una produzione minore per un periodo più lungo.

Aspettarsi l’inaspettato?

Ma cosa succederebbe se avvenisse il contrario?

Beh, abbiamo avuto una prima sorpresa la scorsa settimana, quando la Energy Information Administration ha riportato un considerevole balzo di 500.000 barili al giorno nelle stime sulla produzione USA per la settimana terminata il 19 giugno. Fino ad allora, la produzione era crollata di un quinto, dal record di 13,1 milioni di barili al giorno a metà marzo a 11 milioni di barili al giorno.

E ora, anche il trend degli impianti attivi si è quasi invertito, dopo 18 settimane consecutive di calo che hanno portato la lettura dal massimo di 683 a metà marzo a soli 188.

Il minuscolo calo della scorsa settimana di un solo impianto sembrerebbe indicare che “il fondo sembra essere finalmente vicino” per quanto riguarda il calo della produzione, incoraggiato dall’aumento dei prezzi di recente con gli operatori che hanno semplicemente finito gli impianti da tagliare, fa notare in un’analisi di ieri la newyorkese Energy Intelligence.

Ad essere onesti, Abhi Rajendran direttore per la ricerca e la consulenza dell’agenzia, avverte che gli impianti di trivellazione USA potrebbero scendere ancora e le previsioni su un’eventuale ripresa considerevole restano estremamente nebulose.

Nel report Weekly NAVigator della Energy Intelligence Rajendran scrive:

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“Continuiamo a vedere delle prospettive estremamente difficili all’orizzonte, persino con il [riferimento di prezzo USA] West Texas Intermediate (WTI) di nuovo a 40 dollari al barile e potenzialmente ancora in rialzo”.

E, sebbene i trivellatori USA possano aver cominciato a prepararsi ad una maggiore produzione a circa 40 dollari al barile, il vero prezzo remunerativo per molti sarebbe di circa 50 dollari o più.

Aggiunge Rajendran:

“Dal punto di vista del numero di impianti, vediamo una ripresa lentissima, vediamo un bottom del numero totale di impianti USA a circa 250”.

Si aspetta “solo pochi impianti riattivati per il resto del 2020, ed un aumento a circa 500 nel corso del 2021”.

Tuttavia, c’è una cosa in cui lo scisto non ha mai fallito in passato: la sua capacità di sorprendere. E questa sorpresa ha spesso riguardato una produzione maggiore, piuttosto che minore.

Pochissimi trivellatori stanno in realtà chiudendo i pozzi

Resilience, un blog sulla teoria del “picco del petrolio”, afferma che, contrariamente a quanto si pensa, i trivellatori delle formazioni si scisto potrebbero non starsi necessariamente affrettandosi a chiudere i pozzi, perché questo danneggerebbe in modo permanente la produzione.

Di conseguenza, con i pozzi lasciati aperti, sebbene ad un tasso di attività ridotto, la produzione potrebbe sorprendere al rialzo, suggerisce.

Il blog spiega che, per chiudere un pozzo, viene usata una trivella speciale per pompare un fluido “fangoso” pesante nel buco e fermare il flusso di greggio e gas, penetrando nel bacino. E questo rende più difficile riattivare il pozzo perché potrebbe causare danni permanenti alla formazione e cambiare la pressione sottostante. Dopo il fango, viene cementato un tappo di metallo nel buco per fermare il flusso del fluido. I condotti di metallo e le attrezzature rimaste nel buco potrebbero corrodersi mentre il pozzo è chiuso.

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Quando il pozzo viene riattivato, un’altra trivella scava il cemento e la sostanza fangosa. Se va bene, il greggio tornerà a fluire. Se no, vengono impiegate altre soluzioni, come un trattamento del pozzo, la ri-perforazione ed un altro fracking con alti costi, sempre trovando il personale adatto. Dopo l’ultimo collasso del prezzo, il personale non è stato disponibile per un anno o due.

Si legge nel blog:

“Cercare di riportare in attività un pozzo può costare molto in termini di tempo e denaro per riavere una piena o parziale produzione, senza ripristino un pozzo potrebbe tornare a solo metà della sua performance precedente”.

“Ecco perché persino le compagnie di scisto fortemente indebitate, comprese quelle che hanno dichiarato bancarotta come Whiting Corp, insistono nel continuare a pompare ad ogni costo, o California Resources (NYSE:CRC), che malgrado debba pagare 4 miliardi di dollari nel 2022, sta tenendo in attività i suoi pozzi, con una continua iniezione di gas per mantenerli attivi a caro prezzo”.

Quindi, è possibile una ripresa a V per la produzione petrolifera USA?

La risposta sembra essere “no”, anche se con lo scisto non si può mai dire. Seguite da vicino i dati settimanali dell’EIA.

Nota: Barani Krishnan non possiede e non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.

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