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Wirecard, dietro le quinte di uno scandalo tutto tedesco

Pubblicato 24.06.2020, 14:22
Aggiornato 12.03.2019, 08:00

...un marinaio in pensione, un ex dipendente di Wirecard, un cooworking dove sono registrate più aziende in pochi metri quadrati... sono queste le società fantasma della Fintech tedesca finita sotto i riflettori per un buco da 2 miliardi.
Nel maggio 2018, lo studio legale R&T aveva già lanciato l'allarme ma le autorità tedesche hanno minacciato una causa al giornalista dell'FT che lo riportò.


Wirecard (DE:WDIG) non è la Parmalat tedesca, è peggio. Non sui numeri, quello no, il primato resta italiano. Il problema è di controlli. L’allarme sui conti era stato lanciato nel 2018 da uno dei maggiori studi legali asiatici, ripreso poi dal Financial Times. La reazione dell’authority tedesca è stata quella di minacciare una causa legale senza invece verificarne i contenuti. Intanto sono passati, due anni in cui Wirecard ha scalato le posizioni per capitalizzazione all’interno del Dax, il principale listino tedesco, superando Commerzbank a valere, 28 miliardi di capitalizzazione, quando tutto era già noto.

Permettetemi un passo indietro. Il caso Parmalat si aprì nel 2003 con un buco di 7 miliardi e si chiuse, dopo le indagini della magistratura, con falsi per 14 miliardi (primato italiano, questo sì, un buco enorme non 1,9 miliardi di Wirecard).

Allora, nel 2003, Intermonte, dopo ripetute interrogazione al management di Collecchio, fu la prima società di analisi (prima anche delle agenzie di rating) a sospendere la raccomandazione sul titolo.

La motivazione era semplice, se hai 8 miliardi di debiti e 8 miliardi di cassa, perché non usi la liquidità per ripagare i debiti? A questa domanda, più volte rivolta all’allora patron Tanzi in una presentazione dei conti a Piazza Affari, non abbiamo ottenuto risposta. A scanso di equivoci, la domanda venne ripetuta aggiungendo la richiesta di dimostrare al mercato dov’era la liquidità. Silenzio... sospendemmo per primi la raccomandazione.

Il giorno successivo scoprimmo che la società, dove era intestata la liquidità, aveva sede negli stessi uffici (su internet si leggeva non solo il civico ma anche il piano e il numero di stanza) dove erano registrare altre società sotto i riflettori per frodi simili, ovviamente di minore entità.

Tornando a Wirecard, il giornalista Dam McCrum e la sua collega nelle filippine, Stefania Palma, avevano ripreso nel 2019 il report dello studio legale Rajah&Tann, per noi un nome esotico, ma in Asia uno dei maggiori studi legali (vedi link1 link2)

Qui riportiamo il link al report di Rajah&Tann datato 4 maggio 2018, due anni fa. Lo studio riporta le dichiarazioni di un whistleblower letteralmente colui che fischia, (in italiano corrente, l’autore della soffiata) identifica una persona che lavora in un’impresa o in un ente (pubblici o privati) e che denuncia illeciti commessi al suo interno, riportandoli alle autorità competenti o all’opinione pubblica. Nome in codice Bobby.

Ora, non bisogna essere dei detective, per accorgersi, come alcune società citate nel report, facciano nascere diversi dubbi sulla loro solidità e reale esistenza. Nei conti di Wirecard questi gruppi sono spesso citati come terze parti, ovvero società che gestiscono i pagamenti in zone di mercato dove Wirecard non è presente e si affida dunque a terzi operatori sui cui vanterebbe ingenti crediti, quei 1,9 miliardi che non si trovano, neanche se cercati dalla banca centrale delle Filippine (come emerso questa settimana).

Nata soprattutto per gestire e semplificare i pagamenti online e, con ironia della sorte, metodi antifrode, Wirecard si è diffusa rapidamente. Alcuni sostengono che il segreto del suo “successo” fosse legato al fatto di presentarsi come controparte per quei business online, giochi d’azzardo ma anche aziende del porno, che su internet farebbero affari d’oro. La società in passato aveva indicato che tale business fruttava “solo” il 10% dei ricavi e stava diminuendo come peso.

Siamo andati a controllare solo alcune di queste “terze parti” su cui Wirecard vanta cospicui crediti: Centurion Payment e Pay Easy. Le due società hanno un sito identico nella struttura, sono stati registrati a tre giorni di distanza, risiedono nello stesso cooworking a Manila e, come dimostra la foto ripresa dal Financial Times, condividono la postazione con una società di trasporti, intestata a un ex dipendente Wirecard.


pay easy

Un’altra società, come dimostrato dal Financial Times lo scorso anno, che ha una sede inesistente è ConePay. Oggi il “gruppo” non ha più un sito e nemmeno una pagina web, la sede è registrata all’indirizzo di Agostin Antonio, un marinaio in pensione che ha già il suo bel d’affare con una famiglia allargata di 12 componenti, in un sobborgo della città filippina settentrionale di Cabanatua. Agostin non aveva idea del perché una compagnia chiamata ConePay International avesse usato il suo indirizzo, una casa nella quale vive la madre da oltre 50 anni.

Potremmo andare avanti e sarebbe anche molto divertente, basta riprendere il report di R&T e cercare sedi e registrazione di domini, pagine linkedin e persone a cui sono registrate società, tutte debitrici da anni o “terze parti” di Wirecard. Il report è datato 2018 e, più che ricercare noi, ci siamo chiesti perché l’authority tedesca, in due anni, non abbia seguito lo stesso percorso.

Tornando al mondo dei certificate, nell’ultimo anno diversi clienti e strutturatori ci hanno chiesto perché non volessimo creare un certificate con sottostante Wirecard. Lo ammetto, ero ignorante, non sapevo nemmeno bene di cosa si occupasse, passaggio obbligato, con tanto di analisi di bilancio, prima di decidere se far strutturare un prodotto con simile sottostante. Allora mi ero limitato a ordinare i maggiori titoli dell’Eurostoxx600 e Eurostoxx 50 per la volatilità implicita a 3 mesi e constatare che Wirecard era in testa a tutti. E’ bastato questo per capire che l’unico motivo per cui mi si proponeva quel tipo di sottostante era che avrebbe promesso un’elevata cedola, senza contare l’elevato rischio o tanto meno valutarne il business. Wirecard aveva preso il posto, per volatilità e spesso nel cuore di molti investitori e strutturatori di certificate, occupato da ArcelorMittal, spesso presente in molti basket di strutture worst of semplicemente perché volatile. ad oggi sono quotati circa 40 prodotti con sottostante Wirecard, molti di essi con Airbag, ma stavolta anche questa precauzione non è bastata.

Un apprezzamento particolare va agli strutturatori di Exane, invece, che aggiungendo l’effetto OneStar sono riusciti a proteggere molto bene una loro struttura il FREXA0021289.

Riportiamo l’elenco dei certificate con sottostanti Wirecard estratto utilizzando il database di http://www.certificatiederivati.it/

certificate wirecard

Ultimi commenti

questa è l Italia...il peggio paese d Europa
Ma l'articolo lo ha letto?
Un commento senza alcun senso.
Noi italiani brava gente e memoria corta, dimentichiamo che il più grande fallimento di ogni tempo in Europa è accaduto in Italia.Qualcuno ricorda il nome?Qualcuno ricorda l'importo?PARMALAT 14 MLD.
Si ma a dirla tutta, da noi non sarebbe mai successo che un'Authority, pur sapendo, chiudesse un occhio, anzi che addirittura minacciasse di fare causa a dei giornalisti senza andare a controllare. In Italia sarebbe successo il contrario: una bagarre di insulti e attacchi mediatici e dopo un minuto lo scandalo  sulle bocche di tutti. Qui sono passati due anni con l'Authority che, avvisata, non ha fatto niente, anzi ha difeso la società senza controllare
Krukko KOSA NOSTRA
cos'è l'effetto OneStar?
Grazie all'effetto OneStar, un certificate a scadenza viene ritirato al valore nominale se anche solo un sottostante si troverà sopra il livello iniziale. Dunque nel caso di Exane anche con Wirecard a -90%dal livello iniziale ma uno degli altri due sottostanti  (oggi entrambi) a scadenza si troveranno sopra il livello iniziale, l'investitore non perderà un cent.
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