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Con il prezzo del greggio fermo, 3 fattori potrebbero innescare la prossima mossa

Pubblicato 03.09.2020, 15:48
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il giorno 03.09.2020

Il mercato del greggio è stato considerevolmente stabile negli ultimi 3 mesi. Il Brent è generalmente rimasto sotto i 46 dollari e sopra i 40 mentre il WTI è perlopiù rimasto tra 37 e 43 dollari.

WTI Futures Weekly Chart

I prezzi sembrano essere in modalità di attesa, con i trader che aspettano di vedere cosa succederà. Ecco tre nuovi punti da considerare:

1. I dati EIA rialzisti non sono riusciti a spingere i prezzi

Ieri, l’EIA ha pubblicato i dati su scorte e produzione relativi all’ultima settimana di agosto negli USA. A prima vista, questi dati avrebbero dovuto essere molto rialzisti per il greggio, con poco più di 9 milioni di barili di greggio presi dalle scorte e riduzioni per quanto riguarda benzina e prodotti raffinati (per il gasolio). Inoltre, la produzione petrolifera statunitense è scesa sotto i 10 milioni di barili al giorno ad appena 9,7 milioni di barili al giorno.

Tuttavia, la maggior parte dei trader era consapevole che su questi dati hanno influito le chiusure temporanee delle piattaforme offshore e delle raffinerie per via dell’uragano Laura che ha colpito gli importanti centri di produzione petrolifera della costa nell’area del Golfo del Messico la scorsa settimana. Di conseguenza, il prezzo del WTI non è salito.

È probabile che i dati della prossima settimana (relativi alla produzione ed all’utilizzo di questa settimana) continueranno a mostrare gli effetti dell’uragano Laura, in quanto molte raffinerie e piattaforme offshore stanno ancora riaprendo. Il fatto che il WTI sia sceso ieri nonostante i dati molto rialzisti dell’EIA indica che i trader stanno dando priorità alla debolezza della domanda più a lungo termine del greggio ed ai potenziali aumenti delle scorte rispetto agli aspetti positivi a breve termine.

2. Meno pendolari USA, viaggi aerei limitati

Le notizie su automobilisti e compagnie aeree negli Stati Uniti stanno alimentando parte dei timori per la domanda debole. Un sondaggio sugli autisti condotto da ValuePenguin ha rivelato che 3 persone su 10 negli Stati Uniti che possiedono un’auto hanno dichiarato di non essere più pendolari, o perché hanno perso il lavoro, oppure perché lavorano da casa.

Il numero di autisti che hanno comprato benzina settimanalmente negli Stati Uniti è crollato del 26% ad agosto rispetto ai mesi di gennaio e febbraio 2020, rivelando che, sebbene la domanda di benzina USA sia salita significativamente in estate rispetto ai livelli della primavera, non possiamo aspettarci che questo balzo sia mantenuto, a meno che più uffici non riprendano con il lavoro in presenza, non riaprano più scuole e l’economia non migliori. Una buona porzione dell’impennata della domanda quest’estate è stata legata ai turisti estivi, soprattutto perché tanti viaggiatori hanno evitato i viaggi in aereo, e possiamo aspettarci quindi che scenda, ora che l’estate volge al termine.

Le notizie dalle compagnie aeree rivelano che i viaggi in aereo probabilmente non vedranno una ripresa nel secondo semestre del 2020. Ciò significa che la domanda di carburante per aerei continuerà ad essere molto debole. Tutte le principali compagnie aeree negli USA hanno eliminato le penali sui cambiamenti per i voli negli Stati Uniti, il che significa che un passeggero può acquistare un volo oggi ma non usarlo per un numero indeterminato di mesi, segnale che le compagnie aeree hanno un disperato bisogno di denaro. In generale, le aziende cercano di evitare questo tipo di responsabilità, ma le compagnie aeree sono intenzionate ad affrontare queste variabili incognite per molti mesi, al fine di avere denaro immediato.

United Airlines (NASDAQ:UAL) intende tagliare 16.370 posti di lavoro ed American Airlines (NASDAQ:AAL) licenzierà 17.500 dipendenti. Ci sono molte questioni che continuano a limitare i viaggi aerei, come le quarantene negli USA, le restrizioni sui viaggi internazionali, l’obbligo di mascherina sugli aerei e la paura generale di stare seduti in spazi ristretti con degli estranei. Non ci sono indicazioni su quando si riprenderanno i viaggi aerei e le compagnie aeree sembrano stare preparandosi ad un lungo downturn.

3. Sovrapproduzione OPEC

Due produttori OPEC hanno indicato dei cambiamenti alla loro produzione petrolifera che potrebbero influire sulle scorte nei prossimi mesi e la Russia vorrebbe che l’intero gruppo OPEC+ aumentasse presto la produzione. Gli Emirati Arabi Uniti hanno annunciato di aver prodotto al di sopra della loro quota ad agosto, con 103.000 barili al giorno in più. Secondo il ministro del petrolio degli EAU, ciò è stato dovuto ad una domanda di elettricità nazionale maggiore del previsto, il che significa che gli EAU hanno dovuto produrre più greggio per poter produrre più gas naturale derivato per far funzionare i suoi impianti di energia. Sembra che questo greggio in più sia andato a finire nelle scorte anziché nelle esportazioni e gli EAU affermano che ridurranno di più la produzione nei mesi autunnali per compensare questo sforamento della quota. Tuttavia, i futuri tagli degli EAU potrebbero essere eclissati da una maggiore produzione da parte dell’Iraq.

Il ministro del petrolio iracheno ha annunciato che intende chiedere all’OPEC delle esenzioni speciali nel 2021, perché il paese sta affrontando una situazione finanziaria particolarmente difficile. Secondo il ministro, l’Iraq ha bisogno di esportare più greggio, superando la propria quota. Ha poi chiarito le sue parole spiegando che chiederà semplicemente all’OPEC di consentire al paese di avere più tempo per “compensare” la sua precedente sovrapproduzione. L’Iraq ha ridotto le esportazioni dall’Iraq meridionale significativamente negli ultimi 2 mesi, ma le esportazioni dalla regione autonoma curda nel nord non sono state ridimensionate.

Sembra che, malgrado le pressioni significative, l’Iraq non sia semplicemente in grado di rispettare la sua quota di riduzioni, sia per motivi finanziari che perché Bagdad non ha il potere e l’autorità di controllare quello che succede nel nord del paese. E questo continuerà ad essere un grosso problema per l’OPEC quando la commissione tecnica del gruppo si incontrerà a settembre e quando il gruppo si riunirà per il suo vertice ufficiale a novembre/dicembre. Il mancato rispetto del patto da parte dell’Iraq ha pesato sui tentativi dell’OPEC di alzare i prezzi del greggio negli ultimi anni. Nella sua attuale situazione fiscale, l’Iraq non può rispettare l’accordo senza gravi conseguenze per il popolo iracheno. Gli osservatori dei mercati dovrebbero aspettarsi che, a meno che non ci siano delle riduzioni involontarie, l’Iraq potrebbe non tagliare mai la produzione abbastanza da essere in linea con le quote.

Nel frattempo, il ministro del petrolio russo Alexander Novak ha dichiarato che, secondo lui, la domanda di greggio si è ripresa al 90% dalla pandemia. Vorrebbe che l’OPEC+ reagisse a questa situazione aumentando la produzione. Dai suoi commenti non è risultato chiaro quando insisterà col gruppo per aumentare la produzione, ma è possibile che si prepari a farlo già in occasione del vertice della Commissione ministeriale congiunta di vigilanza (JMMC) in agenda il 17 settembre. Questo gruppo può dare consigli all’intero gruppo OPEC+ in base alle valutazioni tecniche che effettua. Dal momento che ci sono importanti segnali di debolezza nella domanda di greggio dagli Stati Uniti, il più grande consumatore di greggio al mondo, i piani di un aumento della produzione potrebbero far crollare i prezzi della materia prima se l’OPEC+ non dovesse essere cauta.

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