Per me, l’unica cosa credibile del fatto che sauditi, russi e il resto dell’OPEC si incontrino di nuovo è il fatto che si incontreranno di nuovo.
Tutto il resto è un grande “se”, compresi i tagli alla produzione che potrebbero seguire. Soprattutto tagli alla produzione della portata di 15 milioni di barili (al giorno, se davvero così sarà).
Mentre i trader negli Stati Uniti si preparavano alla possibilità che i prezzi del greggio USA tornassero sotto i 20 dollari ieri, il Presidente Donald Trump ha deciso di dare un po’ di allegria ai tori del mercato.
Grafico settimanale future WTI
Poco dopo il tonfo di Wall Street sulla notizia che 6,6 milioni di americani hanno presentato domanda di sussidio di disoccupazione la scorsa settimana (il doppio del record della settimana prima) mentre aumentano gli effetti debilitanti del coronavirus, Trump ha sganciato un paio di tweet che hanno fatto rialzare non solo i titoli azionari ma anche i prezzi del greggio.
Nel primo tweet si legge: “Ho appena parlato con il mio amico MBS (l’erede al trono) dell’Arabia Saudita, che ha parlato con il Presidente russo Putin e mi aspetto e spero che taglino circa 10 milioni di barili e magari anche molti di più e, se dovesse succedere, sarebbe OTTIMO per l’industria del greggio e del gas!”
Il secondo tweet continua: “… Potrebbero essere ben 15 milioni di barili. Una buona (OTTIMA) notizia per tutti!”
Trump finalmente vuole dei prezzi del greggio più alti
Sono sicuro che i produttori di greggio USA saranno contenti di avere finalmente il presidente dalla loro parte con prezzi più alti, anziché essere impegnato a twittare quanto era basso il prezzo della benzina alla colonnina ogni volta che il mercato è crollato per l’eccesso di scorte o per divisioni all’interno dell’OPEC.
Ma, passando tranquillamente dal suo ruolo di comandante della nazione nella lotta alla pandemia a rappacificatore dell’OPEC, Trump sembra aver trascurato i conti della produzione globale di greggio.
Secondo quanto noto a molti sul mercato, la produzione saudita al momento ammonta a 12-12,3 milioni di barili al giorno. Sarebbe una scommessa sicura, se il regno avesse effettivamente aumentato del 30% la sua produzione dal mese scorso, come previsto. La Russia, intanto, starebbe producendo circa 10,8 milioni di barili al giorno.
Un taglio di 15 milioni di barili al giorno rappresenterebbe il 65% della produzione complessiva russo-saudita. Sarebbe persino superiore a tutta la produzione USA che, alla scorsa settimana, ammontava a circa 13 milioni di barili al giorno.
I sauditi sono stati solitamente generosi nel tagliare più del dovuto in base ai precedenti patti OPEC+ con i russi. Mosca, al contrario, spesso ha imbrogliato durante i tre anni e più di alleanza, prima di chiamarsi fuori a marzo.
Una Riad arrabbiata ha da allora quindi massimizzato la sua produzione ed offerto il suo greggio a prezzi stracciati, per ottenere quanta più partecipazione di mercato possibile dalla concorrenza. Insieme all’eccesso di greggio dovuto alla distruzione della domanda causata dal COVID-19, la strategia saudita ha scatenato la tempesta perfetta per il prezzo della materia prima.
A Trump dovrebbe essere attribuito il merito di aver cercato di mediare la pace tra le due parti, sebbene la situazione di strutture di immagazzinamento piene zeppe in tutto il mondo implichi che un qualche tipo di accordo (o almeno dei tagli auto-imposti) sia imminente tra i produttori.
Tuttavia, nessuno dovrebbe aspettarsi che sauditi o russi contribuiscano in modo significativo ad un taglio da 10 milioni di barili, figuriamoci da 15.
Quando gli è stato chiesto durante un incontro alla Casa Bianca da dove avesse preso questi numeri, Trump ha risposto: “È quello che mi hanno detto”.
Ed ha aggiunto:
“In realtà mi è stato detto che potrebbero essere 10 … e che si potrebbe arrivare anche a 15. Spero che annuncino presto qualcosa”.
Dopo altre insistenze, il presidente ha rivelato che “suppone” che l’accordo da lui mediato “possa essere infranto”, sebbene creda che “entrambi vogliano un accordo”.
L’agenzia stampa saudita, in una serie di tweet, ha confermato le trattative tra Trump e l’erede al trono, il principe Mohammad bin Salman. Ha anche aggiunto che il padre di MBS, re Salman, ha richiesto al gruppo allargato OPEC+, che comprende la Russia, di riunirsi per nuove discussioni su come supportare il mercato sulla scia della distruzione della domanda causata dalla pandemia di coronavirus.
“Il regno chiede un vertice urgente degli stati OPEC+ e di un altro gruppo di paesi, al fine di raggiungere una soluzione equa per riportare il desiderato equilibrio sui mercati del greggio”, si legge nel tweet dell’agenzia. “Questo invito arriva nell’ambito dei costanti sforzi del regno per supportare l’economia globale in queste circostanze eccezionali, e in apprezzamento della richiesta del Presidente USA e della richiesta degli amici americani”.
Tuttavia, l’impressione data da Trump di un consenso raggiunto tra i sauditi e il Cremlino è quantomeno dubbia. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha riferito a Reuters che il Presidente Vladimir Putin non ha parlato con il leader saudita e che non ha in programma di farlo nell’immediato, sebbene una telefonata possa essere organizzata rapidamente, se necessario.
I funzionari sauditi affermano che il Presidente ha ingigantito la cosa
Dopo i tweet di Trump si è scatenato lo scetticismo su Twitter e sui media, malgrado il West Texas Intermediate, il riferimento del greggio USA, sia schizzato di ben il 30% ad un certo punto, prima di attestarsi a +25%. Il britannico Brent ha chiuso la seduta con +21%.
Grafico settimanale future del Brent
Il Wall Street Journal ha citato le parole di funzionari sauditi a conoscenza dei fatti, scrivendo che Trump avrebbe esagerato sulla storia dei tagli.
“Lo scenario del migliore dei casi sarebbe, magari, di un taglio da 6 milioni di barili al giorno”, ha affermato un funzionario. “Non so come sia arrivato a queste cifre, né quali paesi abbia in mente”.
Ellen Wald, presidente di Transversal Consulting e collaboratrice sul greggio per Investing.com, scrive su Twitter: “Ovviamente non ci sono molti dettagli (si parla di 10 milioni di barili AL GIORNO?) Tra tutta l’OPEC+ ecc.?”
La corrispondente del Medio Oriente per il Journal, Summer Said, scrive in un tweet che l’Arabia Saudita sta valutando una riduzione della produzione a meno di 9 milioni di barili al giorno, il livello del settembre 2019, segnato subito dopo l’attacco agli impianti.
Said aggiunge che i sauditi vorrebbero che USA, Canada, Messico ed altri produttori del G20 partecipassero ai tagli.
Apparente disaccordo tra i produttori USA
In ogni caso, il Journal riporta che i funzionari sauditi hanno affermato che nessun patto sulla produzione potrebbe avvenire senza la Russia e che gli altri paesi OPEC non sono ancora stati consultati.
Queste ultime frasi sono particolarmente importanti per via dell’implicazione che i trivellatori in almeno due stati nordamericani (Canada e Texas) vorrebbero partecipare ai tagli.
La provincia canadese di Alberta ha discusso con i funzionari USA della possibile coordinazione sulla produzione petrolifera, riporta Reuters.
Il Texas, nel frattempo, è finito sotto i riflettori ultimamente per i tentativi di almeno due compagnie di trivellazione (Pioneer Natural Resources (NYSE:PXD) Co. e Parsley Energy Inc.) di convincere tutti i trivellatori dello stato a tagliare la produzione.
Ryan Sitton, membro della Texas Railroad Commission (TRC), che ha l’autorità di imporre tagli ai trivellatori che operano nello stato, ha twittato di aver avuto una “straordinaria conversazione” con il Ministro dell’Energia russo Alexander Novak.
“Sebbene siamo di solito in competizione, concordiamo nel dire che il #COVID19 richieda un livello di cooperazione internazionale senza precedenti”, si legge nel tweet.
“Abbiamo parlato del taglio di 10 milioni di barili al giorno delle scorte globali. Non vedo l’ora di parlare presto con il principe saudita Abdulaziz bin Salman”.
Ma i dati di TRC mostrano che la produzione texana è stata di soli 122,2 milioni di barili a gennaio, poco più di 4 milioni di barili al giorno. Un taglio del 10% (prevedibile da parte della maggior parte dei produttori in un eventuale patto), significherebbe solo 400.000 barili al giorno.
A complicare ulteriormente le cose contribuisce l’ammissione di Trump ieri che il suo governo non chiederà a nessun trivellatore USA di partecipare ai tagli e che non offrirà riduzioni al principe MBS.
Questa rivelazione è importante, perché non tutti nel settore petrolifero USA sono inclini a ridurre la produzione. Il gruppo di settore, l’American Petroleum Institute, ha criticato il piano, mentre Mike Wirth, amministratore delegato del colosso petrolifero Chevron (NYSE:CVX), si è rifiutato di collaborare: “Le compagnie USA non possono coordinarsi sui tagli alla produzione di greggio”, ha affermato.
Nel corso della giornata, Trump incontrerà alla Casa Bianca i dirigenti dei colossi petroliferi Exxon Mobil (NYSE:XOM) (NYSE:XOM) e Chevron, nonché l’amministratore delegato della compagnia di scisto Continental Resources, che aveva inizialmente richiesto l’intervento del presidente nella guerra dei prezzi russo-saudita. È difficile credere che la necessità che le compagnie partecipino al prossimo round dell’OPEC+ non sarà discussa durante la riunione.
E quindi torniamo al punto di partenza: l’unica cosa credibile dell’imminente incontro OPEC è il fatto che ci sarà questo incontro.
Nota: Barani Krishnan non possiede e non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.