Investing.com - L’impennata dell’oro prosegue per la seconda settimana di fila questo lunedì, con le tensioni tra USA ed Iran che supportano la domanda di investimento rifugio, alimentando lo slancio generato dalle speranze di tagli ai tassi di interesse da parte della Federal Reserve.
L’oro spot sale fino a 1.411,21 dollari, il massimo dal settembre 2013, nella notte prima di ritracciare lievemente a 1.408,26 dollari alle 8:20 ET (12:20 GMT), in rialzo dello 0,6% sulla giornata.
I future dell’oro con consegna ad agosto sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange salgono di 12,15 dollari, o dello 0,9%, a 1.412,25 dollari l’oncia troy, il massimo dal luglio 2014.
Il Segretario di Stato USA Mike Pompeo ha avvertito che gli Stati Uniti annunceranno sanzioni “significative” quest’oggi ed ha dichiarato che tenterà di ottenere una “coalizione globale” per trattare con l’Iran quando incontrerà l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti.
Le sanzioni rappresenteranno di fatto la risposta USA all’abbattimento da parte dell’Iran di un drone avvenuto la scorsa settimana. Il Presidente Trump aveva approvato degli attacchi aerei prima di annullare l’ordine.
Le tensioni geopolitiche hanno spinto ulteriormente un’impennata dell’oro innescata dalle aspettative di un allentamento della politica monetaria. La Fed ha infatti indicato durante il vertice della scorsa settimana che potrebbe tagliare i tassi di interesse, forse già il mese prossimo, per compensare gli effetti dello scontro commerciale con la Cina, che ha rallentato la crescita globale e pesato sull’inflazione USA.
Ole Hansen, a capo delle strategie delle materie prime di Saxo Bank, afferma che il report sul Commitment of Traders della scorsa settimana ha rivelato un aumento record delle posizioni nette lunghe sull’oro nelle tre settimane precedenti alla decisione della Fed.
“Ricordando questo aspetto, il focus sul breve termine si sposta sulla capacità dell’oro di mantenere questi guadagni e rassicurare i nuovi long che non hanno comprato un altro massimo ma in realtà un potenziale nuovo minimo”, spiega Hansen.
Stephen Innes, a capo del trading di OANDA a Singapore, indica che “l’oro continua ad andare bene malgrado l’impennata delle borse ai massimi storici e, sebbene pensi che uno di questi mercati alla fine si dimostrerà in errore, per il momento, la corsa al fondo sul mercato ad entrata fissa resta di supporto per entrambi”.
Innes avverte che rischi ribassisti per l’oro sono basati su eventuali segni di un allentamento delle tensioni in Medio Oriente o di “un’atmosfera di trading più amichevole” che emergeranno dal summit del G20 di questa settimana, ma sottolinea che i compratori strategici si stanno spostando sui cali ed ha aggiunto che la domanda ufficiale dalla Cina continua a rappresentare un solido pilastro di supporto. I dati di inizio mese hanno rivelato che la banca centrale cinese ha infatti aumentato gli acquisti mensili di oro a quasi 16 tonnellate ad aprile, ben al di sopra della media dei quattro mesi precedenti.
Considerato il numero dei possibili fattori che potrebbero scatenare una correzione azionaria, “l’oro dovrà essere la vostra prima alternativa di investimento”, conclude Innes.
Intanto, i future dell’argento salgono dello 0,3% a 15,338 dollari l’oncia troy alle 8:20 ET (12:20 GMT).
I future del palladio sono in salita dello 0,5% a 1.507,25 dollari l’oncia, mentre il platino sale dello 0,4% a 818,85 dollari.
Tra le materie prime, il rame è in calo dello 0,4% a 2,692 dollari la libbra.