Ricevi uno sconto del 40%
💎 WSM è in rialzo del +52,1% da quando la nostra AI l'ha scelta a dicembre! Scopri la nostra selezione di titoli premiumSblocca adesso

Previsioni sul prezzo del petrolio: è da comprare?

Pubblicato 26.10.2020, 16:11
Aggiornato 26.10.2020, 16:14
© Reuters.

© Reuters.

Contenuto sponsorizzato offerto da: Société Générale (PA:SOGN) (PA:SOGN)

Ancora oggi il petrolio rifornisce oltre la metà dei trasporti del pianeta come auto, aerei e camion, ma con l’avvento dei motori elettrici e delle energie rinnovabili, l’era di questa commodity è finita? Dipende a chi lo chiediamo. La International Energy Agency propone due scenari completamente opposti: il primo scenario vede un picco della domanda nel 2025, il secondo una crescita della richiesta fino al 2040. Come mai questa differenza?

Da un lato le leggi e la politica relativa al clima stanno diventando sempre più restrittive: uno dei principali rischi per l’umanità è, secondo gli esperti, il riscaldamento climatico. Questo fenomeno, secondo oltre il 90% degli scienziati, è dovuto alle emissioni di Co2 nell’atmosfera causate dal massiccio uso di idrocarburi.

Green Deal europeo: il Vecchio Continente usa sempre più energia pulita

Molti Stati del Vecchio Continente stanno virando verso un utilizzo di energie rinnovabili, tanto che già oggi in Europa il 20% della richiesta di energia viene soddisfatta dall’energia pulita. Pensate che entro il 2030 l'eolico sarà la prima fonte di energia elettrica. Anche la Cina, il Paese che inquina più di tutti al mondo, sta facendo un importante sforzo.

Entro il 2040 un’automobile su quattro sarà elettrica. Un trend che non ha eguali nella storia: oggi i veicoli elettrificati nel mondo sono poco più di due milioni, ma entro vent’anni saranno trecento milioni. Più macchine di questo tipo significherà meno domanda di petrolio. Come mai allora esiste uno scenario diverso, che prevede una domanda di petrolio in crescita?

È sempre la International Energy Agency a dire che è troppo presto per decretare la fine dell'oro nero. Solo nel 2019, il settore oil and gas ha ricevuto 595 miliardi di dollari in investimenti. Una cifra inferiore ai 678 miliardi di dollari entrati nel comparto elettrico, ma comunque molto più alta rispetto ai 247 miliardi per l’efficientamento energetico.

Gli esperti fanno anche notare che servirà del tempo prima che una vera e propria infrastruttura sia pronta affinché le auto elettriche possano prendere il posto delle auto a motore a scoppio. Anche quando questo succederà, ci sarà comunque domanda per il petrolio, che sarà la fonte primaria di energia per Nazioni emergenti come l’India e per industrie come quelle dei trasporti su gomma, delle spedizioni e dell’aviazione.


Come mai i Paesi emergenti non sono ancora passati alle fonti rinnovabili?

È una questione di prezzo! Il petrolio è conveniente. Se guardiamo allo storico della materia prima ci accorgiamo che, di questi tempi, il greggio è particolarmente a buon mercato. Dopo il massimo storico a 147 dollari al barile del 2008, le quotazioni del greggio sono sempre scese fino a raggiungere il minimo storico durante la pandemia di Covid-19, dove addirittura i corsi del contratto future hanno raggiunto il territorio negativo.

Un trend al ribasso causato da una domanda in calo e da un'offerta sempre maggiore. Da un lato abbiamo gli Stati Uniti d’America che sono riusciti a diventare energeticamente indipendenti grazie a nuove tecnologie come il fracking. Dall’altra abbiamo l’OPEC, la Organization of the Petroleum Exporting Countries, che ha deciso di tagliare solo limitatamente la quantità di petrolio estratto nonostante la riduzione della domanda legata alla pandemia e le tensioni con Paesi come la Russia e l’Iraq.

In poche parole il prezzo del petrolio genera un circolo vizioso, dove un ribasso lo rende più conveniente rispetto alle energie rinnovabili, che oltretutto hanno la pessima caratteristica di non essere sempre disponibili.

Petrolio: la sua era è davvero finita?

L’era dell’energia pulita è cominciata e una sempre maggiore attenzione alle tematiche ambientali porterà il petrolio ad essere una materia prima sempre più bistrattata. I segnali che il ciclo dell'oro nero stia volgendo al termine sono tanti:

  1. A fine 2019 la famiglia reale saudita ha quotato sul mercato la Saudi Aramco (SE:2222), che con i suoi 329 miliardi di dollari di fatturato è una delle società più grandi al mondo. Mettetela come volete, ma se un'azienda si quota in Borsa i motivi possono essere due: 1) La società ha bisogno di soldi per ulteriori sviluppi (e non credo sia questo il caso), 2) gli azionisti vogliono vendere quantomeno parte delle loro quote.
  2. La stessa famiglia saudita sta investendo pesantemente nelle energie rinnovabili, tanto da avere come obiettivo quello di diventare il primo produttore al mondo di componenti per la tecnologia eolica.
  3. Dopo 146 anni dalla fondazione della Standard Oil, la famiglia Rockefeller ha deciso di liquidare tutti i suoi investimenti in compagnie collegate agli idrocarburi, aggiungendo che: "non esiste una logica ragionevole per cui le aziende continuino a esplorare nuove fonti di idrocarburi".

Sembra proprio che i primi a non credere più nel petrolio siano quelli che grazie a questa materia prima hanno fatto i soldi. Anche grandi aziende come Airbus, il colosso europeo produttore di aeromobili, sta finanziando la ricerca di nuove forme di propulsione ecosostenibili che possano sostituire gli idrocarburi.

Nello specifico la società sta investendo molto nella ricerca e nello sviluppo di motori ad idrogeno, che potrebbero portare l'industria dell'aviazione ad abbandonare i motori a kerosene.

Petrolio: cosa succederà? I prezzi saliranno o scenderanno?

Il futuro non lo conosciamo, ma è molto probabile che tra alti e bassi il prezzo del petrolio nei prossimi dieci anni rimanga più o meno dove sta ora. È improbabile che possa tornare sopra i cento dollari a barile, come è improbabile che possa stabilizzarsi al di sotto dei venti dollari a barile.

In futuro potremo sfruttare quei momenti in cui il petrolio sarà particolarmente basso comprando un ETC che ne replichi l’andamento, oppure potremo trarre beneficio dalla forte volatilità che interesserà la commodity in concomitanza di notizie particolarmente importanti, facendo trading sia al rialzo che al ribasso con i Certificati a Leva Fissa, che permettono di sfruttare un effetto leva fino a 7 volte.

Ecco gli strumenti con cui attuare le strategie di trading e investimento sul Petrolio:

ETC sul petrolio:

> LONG senza leva (MI:OILH): XS1526243529

Certificati leva fissa sul petrolio:

> LONG leva 7: LU2226967045

> SHORT leva 7: LU2226967128

Ultimi commenti

Mah... Il processo di evoluzione è lungo, non credo che in pochi anni possa cambiare tanto. In tanti vedono la crisi attuale come una velocizzazione del processo di conversione industriale, energetico, dei trasporti. Io penso il contrario, la crisi rallenterà questo processo, in quanto le aziende, messe a dura prova dalla crisi saranno costretti a rimandare gli investimenti.
appunto 10 anni sono pochi in borsa
Il piano di Eni di conversione è lento, il fine è 2035.
vedrai..vedrai..tra poco riaggioneranno piano..
Installa le nostre app
Avviso esplicito sui rischi: Il trading degli strumenti finanziari e/o di criptovalute comporta alti rischi, compreso quello di perdere in parte, o totalmente, l’importo dell’investimento, e potrebbe non essere adatto a tutti gli investitori. I prezzi delle criptovalute sono estremamente volatili e potrebbero essere influenzati da fattori esterni come eventi finanziari, normativi o politici. Il trading con margine aumenta i rischi finanziari.
Prima di decidere di fare trading con strumenti finanziari o criptovalute, è bene essere informati su rischi e costi associati al trading sui mercati finanziari, considerare attentamente i propri obiettivi di investimento, il livello di esperienza e la propensione al rischio e chiedere consigli agli esperti se necessario.
Fusion Media vi ricorda che i dati contenuti su questo sito web non sono necessariamente in tempo reale né accurati. I dati e i prezzi presenti sul sito web non sono necessariamente forniti da un mercato o da una piazza, ma possono essere forniti dai market maker; di conseguenza, i prezzi potrebbero non essere accurati ed essere differenti rispetto al prezzo reale su un dato mercato, il che significa che i prezzi sono indicativi e non adatti a scopi di trading. Fusion Media e qualunque fornitore dei dati contenuti su questo sito web non si assumono la responsabilità di eventuali perdite o danni dovuti al vostro trading né al fare affidamento sulle informazioni contenute all’interno del sito.
È vietato usare, conservare, riprodurre, mostrare, modificare, trasmettere o distribuire i dati contenuti su questo sito web senza l’esplicito consenso scritto emesso da Fusion Media e/o dal fornitore di dati. I diritti di proprietà intellettuale sono riservati da parte dei fornitori e/o dalle piazze che forniscono i dati contenuti su questo sito web.
Fusion Media può ricevere compensi da pubblicitari che compaiono sul sito web, in base alla vostra interazione con gli annunci pubblicitari o con i pubblicitari stessi.
La versione inglese di questa convenzione è da considerarsi quella ufficiale e preponderante nel caso di eventuali discrepanze rispetto a quella redatta in italiano.
© 2007-2024 - Fusion Media Limited. tutti i Diritti Riservati.