Di Mauro Speranza
Investing.com – La guerra commerciale tra USA e Cina sta mostrando già i primi danni, testimoniati dai dati economici provenienti dall’Asia.
Nella notte sono stati diffusi i dati sull’import-export in Cina, i quali hanno confermato un calo anche nel mese di agosto. In particolare risulta pesante il dato delle importazioni dagli Stati Uniti, crollato al 22%.
Calano anche le esportazioni delle merci cinesi verso gli Stati Uniti, con il principale mercato per Pechino che ha visto un crollo del 16%, corrispondente a 44,4 miliardi di dollari.
A comunicarlo è stato un report pubblicato in Cina, secondo il quale il calo ha impattato per un corrispondente di 10,3 miliardi di dollari.
Dal primo settembre sono stati introdotti i dazi sulle merci scambiate tra i due paesi e per metà ottobre ne sono attesi altri, che potrebbero influenzare nuovamente l’economia di entrambi.
Le mosse della Banca centrale cinese
In previsione delle negative conseguenze della guerra delle tariffe, la Banca centrale cinese aveva immesso liquidità nel sistema finanziario per 120 miliardi di yuan utilizzando i conti pronti contro termine a sette giorni.
Il sistema ha previsto l’acquisizione di titoli dalle banche commerciali, accordandosi per una rivendita successiva.Il dirigenti della banca centrale hanno anche annunciato che l’istituto manterrà la sua politica monetaria “né troppo stretta né troppo debole”, con la liquidità che verrà mantenuta ad un livello definito “ragionevolmente” ampio nel 2019.
La mossa è arrivata dopo che era stato già deciso un abbassamento dei paramentri delle riserve che le banche devono detenere, strumento che aveva già permesso una iniezione di liquidità.
La crisi dell’altro grande asiatico
Al rallentamento dell’economia cinese, si aggiungono i dati non esaltanti che arrivano dal Giappone, dove i dati macro comunicati questa mattina hanno segnato un rallentamento su diversi fronti.
Il Prodotto Interno Lordo del paese ha visto una frenata nel secondo trimestre dell’anno, scendendo a +0,3%, mentre quello trimestrale su base annuale è sceso a +1,3% rispetto al precedente +1,8%.
Male anche la spesa procapite trimestrale, in crescita del solo 0,2% (+1,5% precedente), a cui si aggiunge lo stallo sulla domanda interna.