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Idee di investimento – Obbligazioni – 21 maggio 2018

Pubblicato 21.05.2018, 10:45
Aggiornato 21.05.2018, 09:00
Idee di investimento – Obbligazioni – 21 maggio 2018

Idee di investimento – Obbligazioni – 21 maggio 2018

Emerge un cambio di regime nel mercato obbligazionario. Occorre proteggere i portafogli dall’inflazione e fare uno stress test sull’intero portafoglio in vista del rialzo dei tassi.

FINE DI UN’EPOCA

La ripresa mondiale, i tassi d’interesse prossimi allo zero e il quantitative easing sembrano ormai archiviati e segnano un cambio di regime nel mercato obbligazionario. “Il recente aumento dei rendimenti è stato in parte alimentato dalla diffusione di dati relativi a un’elevata inflazione salariale in America, sebbene, successivamente, siano stati per lo più ridimensionati” commenta, nell’articolo “Obbligazioni, c’era una volta l’investimento facile e sicuro”, Colin Lundgren, Responsabile reddito fisso globale di Columbia Threadneedle Investments. Sebbene il manager ritenga forse eccessive le reazioni del mercato (sia alle maggiori aspettative di inflazione e sia alle implicazioni derivanti dal ciclo di aumento di tassi da parte della Fed), il suo atteggiamento resta guardingo. Non si può, secondo il manager, ignorare segnali come il NAIRU (tasso di disoccupazione compatibile con un tasso stabile di inflazione) e le curve dei rendimenti invertite che una volta venivano ritenute attendibili e temibili al tempo stesso. “Presteremo particolare attenzione ai segnali provenienti dai dati che possono preannunciare un aumento dell’inflazione, la fine della fase prolungata di espansione economica o entrambi, anche perché i rendimenti del mercato obbligazionario suggeriscono che gli investitori sono adesso molto più attenti che in passato” conclude Colin Lundgren.

HANDICAP PER LE OBBLIGAZIONI SOCIETARIE

“Riteniamo che l’inflazione sia alle porte, cercata e voluta dai policy makers, l’inflazione ha una dinamica non lineare, cioè tende ad accelerare quando inizia a essere appena percepita… siamo al punto di inizio. Questo non avvantaggerà le obbligazioni. In particolar modo le emissioni societarie, dove gli spread (extra rendimenti rispetto ai titoli di stato, ndr) sono molto bassi, saranno penalizzate” puntualizza, invece, nell’articolo “Investimenti, la gestione attiva e prudente farà la differenza”, Edoardo Ugolini , Portfolio Manager di Zest Asset Management e gestore del fondo Zest Absolute Return Var 4, Il manager poi si spinge a fare previsioni sui prezzi al consumo a fine anno negli USA e nell’area euro.
“L’inflazione accelererà negli USA per le decisioni adottate dall’amministrazione Trump: aumento del deficit federale e dazi doganali in un periodo di piena occupazione. Meno problemi per quella europea che, faticosamente, raggiungerà l’agognato obiettivo del 2%”.

PROTEGGERE I PORTAFOGLI DAL CAROVITA

In ogni caso, come specifica nell’articolo “Portafogli, l’importanza delle coperture dell’inflazione”, Tiffany Wilding, US Economist di PIMCO, meglio non abbassare la guardia. “Quando l’inflazione e l’attività reale si muovono in tandem, possiamo aspettarci che la correlazione tra le azioni e i rendimenti dei titoli nominali sia positiva. Ma quando l’inflazione tende ad aumentare mentre l’attività reale sta decelerando, le performance azionarie e le performance dei titoli nominali potrebbero entrambe vacillare. Quello è esattamente il momento in cui ci aspettiamo che le obbligazioni legate all’inflazione (inflation linked bond) registrino un extra rendimento rispetto alla media di mercato” puntualizza l’esperta di PIMCO. Un aspetto di rilievo, dal momento che proprio queste mutevoli correlazioni possono avere profonde implicazioni per la costruzione del portafoglio. “Riteniamo che valutazioni al di sotto della media del pareggio sui Treasury Inflation-Protected Securities (TIPS), unitamente al crescente rischio di un’inflazione indotta dal recente stimolo fiscale, ai rischi geopolitici e alle tensioni sui dazi commerciali, possano sostenere l’importanza delle coperture dell’inflazione del portafoglio di investimento” conclude Tiffany Wilding.

IL DOLLARO PENALIZZA IL DEBITO EMERGENTE

Intanto, un dollaro più forte, per le manovre della Fed e per l’instabilità geopolitica, drena ingenti risorse dai mercati emergenti e favorisce il mercato obbligazionario statunitense.
“Il biglietto verde, che era considerato debole da molti investitori, ora sta seguendo un trend rialzista. Da metà aprile il tasso di cambio effettivo si è apprezzato più del 4%, una vera e propria impennata rispetto all’euro” spiega nell’articolo “Mercati emergenti, penalizzati dal rafforzamento del dollaro” Philippe Waechter, Chief Economist di Ostrum Asset Management. E, dal momento che non è possibile prevedere fino a che punto il biglietto verde continuerà ad apprezzarsi, i paesi emergenti nel breve periodo tenderanno a indebolirsi. “Per controbilanciare questo movimento è possibile aspettarsi tassi in crescita in alcuni paesi. Ma il fattore discriminante per gli investitori sarà la credibilità delle banche centrali e dei singoli paesi e questo potrebbe essere disastroso, come si è visto di recente con l’Argentina” specifica Philippe Waechter. Sullo sfondo si delinea quindi una criticità: la necessità di una stabilizzazione delle valute dei paesi in via di sviluppo per scongiurare un drastico incremento del costo del loro debito dal momento che l’indebitamento estero per le società non finanziarie è principalmente in dollari.

STRESS TEST IN VISTA DEL RIALZO DEI TASSI

Proprio per questo, nell’articolo “Mercati emergenti, perché è il momento di fare uno stress test del portafoglio”, Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR esprime una duplice raccomandazione: “Da una parte ribadiamo la ragionevolezza del posizionamento nell’asset class dei paesi emergenti, dall’altra raccomandiamo di condurre una specie di ‘stress test’ sul portafoglio, magari con l’aiuto di un esperto di fiducia” specifica Carlo Benetti consapevole che non ci siano classi di attivo immuni dal rischio di repricing. Il consiglio è quindi quello di approfondire la tenuta del proprio portafoglio all’aumento dei tassi di interesse, verificare se la diversificazione è adeguata, se alle classi di attivo tradizionali, azioni e obbligazioni, si affiancano altre e diverse strategie flessibili e alternative.

RISCHI POLITICI GIA’ INCORPORATI NEI BTP

Infine, nell’articolo “Italia, gli effetti dell’incertezza politica su azioni e obbligazioni”, Cosimo Marasciulo, Deputy Head Alpha Fixed Income Euro di AMUNDI, ritiene che l’attuale livello degli spread (extra rendimento dei titoli italiani rispetto a quelli tedeschi) incorpori buona parte del rischio politico legato a un governo populista. Tuttavia, tenendo conto che la volatilità certo non diminuirà (anzi) è probabile che il premio per il rischio (ovvero questo extra rendimento) rimarrà sui livelli attuali più elevati. L’esperto è però persuaso che le fasi con ulteriori allargamenti degli spread potrebbero essere considerate un’opportunità dagli investitori con probabili flussi in entrata. “Continuiamo a vedere i mercati periferici e le obbligazioni societarie come una preziosa fonte di carry (extra rendimento). Tuttavia ribadiamo che sarà necessaria un’elevata flessibilità nella gestione del portafoglio per sfruttare l’attesa volatilità che si presenterà con l’avvicinarsi della fase di riduzione del programma di acquisti da parte della BCE” conclude Cosimo Marasciulo.



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