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LONDRA (Reuters) - Per Deutsche Bank (DE:DBKGn) il vero grattacapo derivante dalla pandemia di coronavirus è probabile che derivi dalla difficoltà di liberarsi degli asset problematici accumulati in occasione dell'ultima crisi finanziaria piuttosto che le sofferenze generate da quella attuale.
La banca tedesca, che viene ancora considerata dagli enti regolatori come una delle più importanti al mondo in termini di stabilità del mercato finanziario, sta cercando di riprendersi da cinque anni consecutivi di perdite per un totale di oltre 15 miliardi di euro.
Fondamentali per la ripresa della banca sono gli sforzi per smaltire 44 miliardi di euro di asset complessi detenuti in una cosiddetta "bad bank" che hanno pesato sul bilancio della banca per anni. Ma la crisi dovuta alla pandemia sta bloccando il mercato per derivati esotici come quelli che Deutsche Bank sta cercando di vendere, il che significa che la "bad bank" dell'istituto rappresenta, secondo analisti, esperti di derivati e fonti all'interno della banca, la maggiore minaccia ai livelli di patrimonializzazione dell'istituto di credito.
L'anno scorso, l'amministratore delegato Christian Sewing ha presentato un piano per riportare la banca in utile che prevede la riduzione dell'attività di investment banking e la soppressione di 18.000 posti di lavoro a livello globale; ma il virus ora sembra allungare i tempi di esecuzione del piano.
La bad bank è un elemento chiave del piano di Sewing perchè consente a Deutsche Bank di liberarsi di asset indesiderati come derivati rischiosi e illiquidi e crediti in sofferenza - che da anni assorbono capitale - liberando risorse per sostenerne i business strategici.
Deutsche ha detto che il piano di smaltire la maggior parte degli asset nell'ambito della bad bank entro il 2022 è sulla buona strada.
La banca ha dichiarato che "continua a vedere una partecipazione attiva nel suo programma di smaltimento" nel secondo trimestre. "Fino ad oggi non vediamo le attuali condizioni di mercato come un ostacolo di rilievo ai nostri piani", si legge in una dichiarazione inviata via e-mail.
ASSET COMPLESSI
Le ripercussioni della crisi del coronavirus hanno portato analisti ed esperti in derivati a chiedersi se la banca possa dover affrontare perdite maggiori in futuro.
"Sarà più difficile smobilizzare queste posizioni", ha dichiarato Robert Cranmer, partner della società di consulenza finanziaria Sionic. "Senza il volume del mercato e con tanti a caccia di occasioni, ci saranno sicuramente costi aggiuntivi".
La bad bank deteneva 74 miliardi di euro di attività ponderate per il rischio quando è stata creata lo scorso anno. Da allora, Deutsche Bank ha abbandonato la sua attività di trading azionario, trasferito personale e asset dai business del prime brokerage e dell'electronic equities a BNP Paribas e venduto portafogli di derivati su azioni a Barclays (LON:BARC), Goldman Sachs e Morgan Stanley (NYSE:MS).
Ora, l'istituto di credito si sta dedicando a portafogli di asset che includono inclusi complessi swap su tassi di interesse a lungo termine, swap su valute, opzioni, derivati su crediti e titoli garantiti da mutui residenziale (RMBS) che dovrebbero essere più difficili da smaltire, secondo alcune fonti a conoscenza del processo di vendita.
Anche prima dell'epidemia di coronavirus, l'anno in corso era stato visto come critico per la bad bank, mettendo alla prova la capacità di Deutsche Bank di smaltire gli asset più complessi senza innescare perdite.
La banca aveva detto di voler ridurre la bad bank a 38 miliardi di euro di attività ponderate per il rischio quest'anno.
"Quest'anno l'obiettivo non è solo eliminare la punta del de-risking, ma cimentarsi nell'eliminarlo per intero", ha affermato una fonte di Deutsche Bank a conoscenza del piano.
Deutsche Bank non ha rivelato il costo previsto per lo smobilizzo degli asset, ma ha detto che sarà coperto dal suo budget di ristrutturazione complessivo di 7,4 miliardi di euro. La bad bank ha registrato una perdita lorda di 767 milioni di euro nel primo trimestre.
Separatamente, Deutsche ha dichiarato il mese scorso che i fondi accantonati per coprire i crediti in sofferenza sono saliti a 500 milioni di euro, più che triplicati rispetto a un anno fa, a causa dell'intensificarsi dell'impatto economico del coronavirus.
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