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Nel contratto M5s-Lega finisce anche il no alla Svapo-tax

Pubblicato 18.05.2018, 16:13
Aggiornato 18.05.2018, 15:20
© Reuters. Nel contratto M5s-Lega finisce anche il no alla Svapo-tax

di Massimiliano Di Giorgio

ROMA (Reuters) - Nel "contratto" di governo di M5s e Lega ci sono due righe che hanno resistito a tutte le numerose revisioni e che hanno fatto esultare i produttori di sigarette elettroniche e i due milioni circa di e-fumatori, i cosiddetti svapatori.

Sono quelle in cui si annuncia "la correzione dell'extra tassazione" sulle e-sigarette.

L'obiettivo dichiarato nel contratto grillo-leghista, accanto alla revisione del bail-in o alla cancellazione delle sanzioni alla Russia, è infatti quello di cancellare - o, più realisticamente, ridurre - l'imposta di consumo di 0,39344 euro più Iva per ogni millilitro introdotta dall'ultima legge bilancio che, denunciano produttori e distributori, ha raddoppiato il costo alla vendita dei liquidi di ricarica, portandolo a 8-9 euro.

Un colpo duro, per un mercato valutato l'anno scorso circa 350 milioni di euro, secondo una fonte del settore.

La proposta di correzione porta la firma del leader leghista Matteo Salvini, sostenitore della causa delle "svapo" almeno dal 2014, quando partecipò al primo "Svapo day" a Milano. Salvini ha inserito il tema delle e-cigarette nel programma della Lega e ha insistito poi perché fosse anche nell'accordo con il M5s di Luigi Di Maio.

La crociata anti-tassa è partita però da Giorgetti: non Giancarlo, numero due del Carroccio, ma l'imprenditore Gianluca (nessuna parentela), patron della lombarda Svapoart e sostenitore leghista. Del resto, è in Lombardia e nel Nord Italia in genere che è concentrata la maggior parte dei produttori di liquidi per e-cig. Aziende che producevano aromi alimentari e si sono poi buttate sul nuovo business.

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"Ci abbiamo lavorato tanto, ma nessuno ci ascoltava", dice Giorgetti al telefono a Reuters da Verona, dove domani comincia Vapitaly, la fiera italiana del settore.

"Per anni siamo stati massacrati dal Pd, amico dei produttori internazionali del tabacco. La Lega invece ci ha ascoltato ed è stata coerente", dice Giorgetti. "Ora bisogna abbattere quella tassa ingiusta, per competere con gli altri paesi europei, dove non esiste".

Secondo un rapporto della commissione Ue del gennaio scorso, le e-sigarette sono in realtà tassate non solo in Italia, ma anche in Portogallo, Romania, Slovenia, Lettonia, Ungheria, Finlandia, Grecia e Croazia. E altri paesi stanno valutando la possibilità di introdurre imposte.

In Italia la vendita delle sigarette è consentita solo presso i tabaccai e negozi autorizzati. L'uso, come per il tabacco, è vietato in luoghi pubblici.

Ma in realtà non sono solo i "piccoli" produttori italiani a fare il tifo contro le tasse e contro gli interessi delle multinazionali.

Da alcuni anni, sulla questione della e-cig lavorano anche i lobbisti di Open Gate Italia, che nella scorsa legislatura hanno favorito addirittura la nascita di un intergruppo parlamentare pro e-cig, in gran parte composto da leghisti.

Open Gate Italia rappresenta non solo associazioni italiane di produttori, distributori, negozianti e consumatori, ma anche Fontem Ventures, azienda olandese che produce una nota marca di sigarette elettroniche.

E Fontem è a sua volta una controllata di Imperial Brands (LON:IMB), un colosso britannico del tabacco che produce tra l'altro le sigarette tradizionali Gauloises e Winston, e che ai primi di maggio ha annunciato l'intenzione di vendere asset e semplificare le sue attività per concentrarsi di più sui prodotti per il "vaping".

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