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Bce conferma stimolo, possibili sorprese positive su crescita, più fiducia su inflazione

Pubblicato 14.12.2017, 15:18
Aggiornato 14.12.2017, 15:18
© Reuters. La sede della Banca Centrale Europea a Francoforte

FRANCOFORTE (Reuters) - La Banca centrale europea, dopo i ritocchi apportati ad ottobre, ha confermato la propria politica moneteria ultra-espansiva, a suo avviso ancora necessaria per supportare la crescita, che mostra segnali di consolidamento con possibilità di sorprese positive, mentre l'inflazione di fondo non mostra ancora segnali convincenti di una svolta.

Queste le valutazioni espresse dal presidente Mario Draghi al termine della riunione di politica monetaria dell'istituto centrale europeo, l'ultimo in agenda quest'anno.

A parere dell'ex governatore di Banca d'Italia, che si dice più fiducioso della convergenza dell'inflazione verso il target inferiore ma vicino al 2%, i rischi sulle prospettive di crescita economica restano "ampiamente equilibrati".

"Da una parte, la fase di slancio del ciclo, evidenziata dal continuo miglioramento della dinamica degli indici di fiducia, potrebbe portare a sorprese positive sul lato della crescita nel breve termine. Dall'altra, i rischi al ribasso continuano ad essere legati primariamente a fattori globali e alle evoluzioni sui mercati valutari", ha detto Draghi.

NUOVE STIME

Il miglioramento del quadro economico si riflette nelle stime trimestrali dell'istituto di Francoforte: le previsioni riguardanti la crescita del Pil della zona euro sono state riviste al rialzo a 2,4% da 2,2% per il 2017, a 2,3% da 1,8% per il 2018 e da 1,9% da 1,7% per il 2019. Pubblicata per la prima volta anche la proiezione del Pil per il 2020, indicata a +1,7%.

Sul fronte dei prezzi, confermata la previsione di una crescita di 1,5% quest'anno e nel 2019, mentre la stima d'inflazione per il 2018 è stata alzata a 1,4% da 1,2% di settembre. Nel 2020, l'inflazione dovrebbe attestarsi a 1,7%.

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POLITICA MONETARIA INALTERATA

Il consiglio di politica monetaria, come ampiamente atteso, ha confermato i tassi di riferimento ai minimi storici e l'impegno a continuare il programma acquisto asset, fino a settembre dell'anno prossimo, o anche oltre se necessario.

Nella riunione precedente, alla luce del consolidamento del ciclo economico, la Bce ha deciso di dimezzare a partire da gennaio l'importo degli acquisti mensili di bond (quantitative easing) a 30 da 60 miliardi di euro.

In termini di 'forward guidance', l'indicazione è che i tassi rimarranno sui livelli attuali "per un periodo prolungato, ben oltre l'orizzonte del programma Qe".

A seconda della dinamica dell'inflazione e delle condizioni di mercato, il consiglio Bce resta impegnato a potenziare l'importo e/o la durata del programma di sottoscrizione degli asset, che proseguirà di pari passo ai reinvestimenti.

La condizione per la chiusura del programma, è che Francoforte veda un "sostenuto aggiustamento della traiettoria di inflazione che sia compatibile con il proprio obiettivo sulla stabilità dei prezzi".

Se poi lo scenario dovesse volgere al peggio, o se le condizioni finanziarie divenissero incompatibili con l'obiettivo di ripresa dell'inflazione, il programma degli acquisiti potrebbe essere implementatato in termini di entità e/o durata.

"Riteniamo che la Bce avrà abbastanza spazio per porre fine al Qe nell'autunno del prossimo anno. Prevediamo tuttavia una normalizzazione molto graduale dei tassi di interesse, in quanto le pressioni inflazionistiche aumenteranno molto gradualmente", scrive in una nota di commento Nicola Nobile, economista di Oxford Economics.

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