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Covid, per manifattura quotata peggior calo in 30 anni in trim1 - Mediobanca

Pubblicato 21.05.2020, 16:52
Aggiornato 21.05.2020, 16:54
© Reuters. Logo di Mediobanca a Milano

MILANO (Reuters) - Un calo dei ricavi che sfiora i 14 miliardi di euro (-13,7%) e una perdita netta di quasi 8 miliardi di profitti e primo trimestre in rosso (-8,2% sullo stesso periodo 2019) con petrolifero (-27%) e manifattura (-9,6%) fra i comparti più in difficoltà. Bene, invece, i servizi (+4,9%) e il comparto energia-utilities (+0,9%). Andati in fumo 83 miliardi di capitalizzazione di Borsa.

E' questo l'impatto della pandemia del Covid-19 sui bilanci del primo trimestre 2020 di 25 società industriali e di servizi che fanno parte dell'indice FTSE Mib di Borsa Italiana, analizzati da una ricerca dell'Area Studi di Mediobanca (MI:MDBI), presentata oggi.

Sono state prese in esame 13 società a controllo privato e 12 società a controllo pubblico, 16 manifatturiere, 6 energetiche, 2 di servizi e 1 petrolifera, pari al 76% della capitalizzazione complessiva: A2A (MI:A2), Amplifon (MI:AMPF), Buzzi Unicem (MI:BZU), Campari (MI:CPRI), CNH Industrial , Diasorin (MI:DIAS), Enel (MI:ENEI), Eni (MI:ENI), Fca, Ferrari (MI:RACE), Hera (MI:HRA), Italgas (MI:IG), Leonardo, Moncler (MI:MONC), Pirelli (MI:PIRC), Poste Italiane (MI:PST), Prysmian (MI:PRY), Recordati (MI:RECI), Saipem (MI:SPMI), Salvatore Ferragamo (MI:SFER), Snam (MI:SRG), Stm (PA:STM), Telecom Italia (MI:TLIT), Tenaris (MI:TENR) e Terna (MI:TRN).

La fase attuale non ha precedenti e mai la contrazione della domanda è stata così forte come in questi primi mesi dell'anno. Lo studio evidenzia che per l'economia italiana si tratta della crisi peggiore dal Dopoguerra, che rischia una perdita corrispondente al Pil del Veneto, mentre l'economia dell'Area Euro rischia una perdita corrispondente al Pil dell'Olanda.

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Le prospettive sono talmente difficili che Mediobanca Securities prevede, quest'anno, per le società industriali del Ftse Mib un calo degli utili rispetto al 2019 del 35% e dell'8% per il 2021, per tornare sopra i livelli del 2019 solo nel 2022.

Il crollo delle borse nel momento peggiore della pandemia ha causato a queste 25 società una discesa della capitalizzazione del 22,4%, con una perdita di 83 miliardi rispetto a fine 2019.

Per quanto riguarda i settori, le società del comparto energia-utilities hanno registrato il calo inferiore (-10,6% nel primo trimestre), perché hanno mantenuto attivi i servizi legati all'erogazione di energia elettrica e gas; mentre il petrolifero, rappresentato da Eni, ha subito la frenata più netta (-34,8%), a causa del crollo del prezzo della materia prima, seguito dai servizi (-28,1%) e dalla manifattura (-25,8%).

In generale, sottolinea lo studio, i primi tre mesi del 2020 hanno segnato una diminuzione del valore di Borsa per tutte le società, ad eccezione delle sole Recordati (+2,1%) e DiaSorin (1,9%).

Fiat Chrysler Automobiles (MI:FCHA) (-50,2%), Cnh Industrial (MI:CNHI) (-49%) e Saipem (-48%) sono invece i titoli con la maggior flessione.

MANIFATTURIERO PAGA TRIBUTO PIU' PESANTE A CRISI

Secondo la ricerca, il tributo più pesante viene pagato proprio dalla grande manifattura quotata a Piazza Affari, l'ossatura portante del sistema industriale italiano, che opera sul territorio nazionale con 101 grandi stabilimenti (51 al Nord, 23 al Centro, 22 al Sud e 5 nelle Isole).

"Il manifatturiero è stato il più penalizzato dal lockdown con il 59% delle aziende costrette alla chiusura (contro il 37% dei servizi). Il calo del fatturato avvenuto nel primo trimestre 2020 (-11,8%) è il peggiore degli ultimi 30 anni e l'unico in doppia cifra", si legge nella ricerca.

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Molto pesante il dato sulla liquidità di queste imprese nel primo trimestre, diminuita di oltre 9 miliardi, pari a un sesto delle consistenze a inizio anno (-15,3%).

Infine, un accenno alla distribuzione dei dividendi. Nel 2020 ne verranno distribuiti complessivamente oltre 900 milioni in meno (-7,2%) rispetto al 2019. La riduzione riguarderà soltanto i gruppi privati(1,6 miliardi), mentre aumenteranno leggermente i dividendi distribuiti dai gruppi pubblici (+0,7 mld), fra i quali Eni, Enel e le utilities.

(Giancarlo Navach, in redazione a Milano Gianluca Semeraro)

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