2 motivi per cui marzo è un mese nefasto per fare previsioni azionarie

 | 22.03.2023 10:57

  • Il mese di marzo è storicamente un mese nefasto per le previsioni sui mercati azionari.
  • La situazione dei mercati globali è sempre più incerta e potrebbe ripetersi?
  • Sebbene la Fed possa potenzialmente calmare i mercati rallentando il ciclo dei tassi nel corso di questa settimana, gli investitori dovrebbero prepararsi a una maggiore volatilità.
  • Nel corso della storia, sono stati innumerevoli i casi in cui famosi analisti o società del settore hanno fatto previsioni con grande convinzione che poi si sono rivelate del tutto errate.

    Dato che siamo a marzo, eccone due che si sono verificate questo mese e di cui si è parlato molto:

    1. Il 16 marzo 1930 Julius H. Barnes disse:  

    “La primavera del 1930 segna la fine di un periodo di grande sofferenza. Gli affari americani stanno tornando a un normale livello di prosperità”.

    La Depressione sarebbe durata altri nove anni.

    2. Il 9 marzo 2000 il Nasdaq chiuse per la prima volta al di sopra di 5000. Il famoso analista Ralph Acampora di Prudential (LON:PRU) Securities prevedeva che l’indice avrebbe raggiunto i 6.000 in 12-18 mesi.

    Un anno dopo il Nasdaq era crollato del 59%, a 2052 punti.

    Ora, mentre il sistema bancario globale è sotto pressione a causa di diversi fallimenti bancari e con la Fed bloccata tra l’incudine e il martello nella sua decisione sui tassi di interesse di questa settimana, potremmo trovarci di fronte a uno scenario simile?

    Approfondiamo meglio.

    L’inizio del panico

    1. Credit Suisse 

    Le azioni di Credit Suisse (NYSE:CS) sono in calo da diversi anni a causa di scandali, del crollo dell’hedge fund statunitense Archegos e della società di servizi finanziari anglo-australiana Greensill e di numerosi cambiamenti nel top management.

    L’insieme di tutte queste concause ha portato a una perdita di 7,4 miliardi di euro nel 2022, quasi cinque volte superiore a quella del 2021, quando aveva perso 1,6 miliardi di euro. La sfiducia continua e con essa la fuga dei clienti e del denaro dalla banca.

    Domenica UBS (NYSE:UBS) ha accettato di acquisire Credit Suisse per 3 miliardi di franchi svizzeri (3,23 miliardi di dollari), accollandosi potenziali perdite fino a 5,4 miliardi di dollari in una rapida fusione orchestrata dalle autorità svizzere.

    2. SVB

    La banca statunitense è stata salvata dopo la corsa agli sportelli di gran parte dei suoi clienti, per lo più aziende del settore tech. Non ha aiutato il fatto che la banca abbia subito perdite per 1,8 miliardi di dollari dalla vendita di parte del suo portafoglio di obbligazioni.

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    L’autorità di vigilanza ha chiuso la banca quando ha visto che la richiesta era molto più alta della liquidità della banca in quel momento. Lo stesso hanno fatto con Signature Bank.

    3. First Republic

    Le maggiori banche statunitensi sono intervenute per salvare First Republic Bank con una valanga di contanti per un totale di 30 miliardi di dollari. JPMorgan Chase (NYSE:JPM), Citigroup (NYSE:C), Bank of America Corp (NYSE:BAC) e Wells Fargo (NYSE:WFC) hanno messo 5 miliardi di dollari ciascuno.

    Morgan Stanley (NYSE:MS) e Goldman Sachs (NYSE:GS) contribuiscono con 2,5 miliardi di dollari ciascuna, mentre altre cinque banche contribuiscono con 1 miliardo di dollari ciascuna.

    Il grafico seguente mostra le società più esposte alla SVB.