Anteprima Fed: Aumento previsto ma un voto potrebbe far cambiare la frequenza

 | 12.06.2018 14:30

  • La volatilità che circonda la possibilità di quattro aumenti dei tassi nel 2018 sta aumentando
  • Un cambiamento delle previsioni di un membro della Fed da tre a quattro farà cambiare la previsione media
  • Le recenti tensioni commerciali rendono poco probabile un cambiamento delle prospettive
  • Mentre i mercati si preparano all’inizio dei due giorni di vertice sulla politica monetaria della Federal Reserve al via oggi, martedì, le aspettative sono di un aumento di 25 punti base ad un range compreso tra 1,75% e 2,00%.

    Con una probabilità superiore al 90% che avvenga, secondo lo Strumento di Controllo dei Tassi della Fed di Investing.com, l’intervento probabilmente non scatenerà alcun fermento sui mercati.

    Tuttavia, i trader bramano chiarezza in merito alle prospettive generali sulla politica monetaria. Ed un solo cambiamento nel pattern di voto dei policymaker della Fed potrebbe scatenare una nuova volatilità e far aumentare il trambusto sui mercati.

    La decisione sui tassi, prevista alle 14:00 ET (18:00 GMT) di domani, sarà accompagnata non solo dalla dichiarazione del Federal Open Market Committee (FOMC) ma anche dall’aggiornamento trimestrale delle previsioni economiche dei policymaker, seguito dalla conferenza stampa del presidente della Fed Jerome Powell che potrebbe fornire ulteriori indizi sulle prospettive della banca centrale USA.

    h3 Le speculazioni sulla frequenza degli aumenti dei tassi scatenano la volatilità/h3

    All’interno delle previsioni economiche pubblicate a marzo, il cosiddetto “dot plot” (che fornisce le previsioni anonime dei singoli policymaker della Fed in merito ai tassi di interesse) ha rivelato che la previsione media prevede un totale di tre aumenti nel 2018 e di altri tre il prossimo anno, nell’ambito del piano della Fed di “ulteriori aumenti graduali del tasso dei fondi federali”.

    Tuttavia, i progressivi aumenti delle letture sull’inflazione, sulla scia di un mercato del lavoro estremamente rigido, hanno acceso le speculazioni che la Fed possa intervenire ben quattro volte nel 2018, compreso l’aumento già avvenuto a marzo.

    Questo, a sua volta, ha scatenato la turbolenza sui mercati, a partire da febbraio, che ha chiuso con il primo calo mensile dell’indice S&P 500 (-3,9%) in quasi un ann;.ha inoltre colpito i guadagni sull’anno in corso dell’indice Dow, riportandoli all’1,5% dopo che l’indice blue chip aveva registrato l’inizio d’anno migliore dal 1987.

    Inoltre, sono aumentate notevolmente le voci circa la possibilità che la Fed sia più aggressiva.

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    Probabilmente hanno raggiunto un crescendo alla fine di quel mese, quando Powell ha testimoniato al Congresso affermando che “alcuni dei venti contrari che l’economia USA ha affrontato negli anni passati si sono trasformati in venti a favore”, riferendosi alla politica fiscale stimolante ed alla domanda più solida delle esportazioni USA. “Secondo il FOMC, ulteriori aumenti graduali del tasso dei fondi federali promuoveranno al meglio il conseguimento di entrambi i nostri obiettivi”, ha aggiunto.

    La reazione (o reazione esagerata) dei mercati ha indicato che i trader hanno interpretato i commenti di Powell come interventisti, confermando la possibilità di quattro aumenti quest’anno.

    Le probabilità hanno continuato a salire, con i dati economici positivi e le letture più alte sull’inflazione a confermare l’idea che la Fed possa aggiungere un altro aumento dei tassi ai tre già previsti per il 2018.

    Ma arriviamo a fine maggio, quando i mercati sono stati scossi dagli sviluppi politici in Italia e dai timori di una frantumazione della zona euro.

    La minaccia di una crisi finanziaria che potrebbe sconvolgere l’economia globale ha cancellato le aspettative di un quarto aumento a dicembre.

    L’idea di un ulteriore aumento che porterebbe i tassi di interesse tra il 2,25% e il 2,50% è colata a picco.