Anteprima Fed: cosa aspettarsi dalla riunione del Fomc

 | 21.09.2021 08:59


Situazione delicata per le borse internazionali che si colorano di "rosso". Sul mercato sta predominando la paura di un "rallentamento economico" complice anche l’inflazione che resta su valori ancora troppo elevati?


Ma facciamo un passo indietro.


Ci siamo lasciati dicendo che il Simposio di Jackson Hole, non ci aveva detto nulla di nuovo riguardo al Tapering e che Powell si era mostrato cauto sulla riduzione degli stimoli e al ridimensionamento dei 120 miliardi di dollari mensili di acquisti di titoli di Stato e titoli ipotecari (la politica "lower for longer"); dando priorità alla diffusione e al mantenimeno dei prezzi al consumo (aumentati moderatamente a luglio) che su base mensile sono aumentati dello 0,3% dallo 0,5% di luglio, ma al di sotto del +0,4% atteso dal mercato, al mercato del lavoro che ad Agosto era cresciuto meno delle aspettative stimate dal Dow Jones, alle richieste di sussidi di disoccupazione settimanali che avevano superato le previsioni, alle Vendite al Dettaglio (i veri "strumenti" di misurazione dell'inflazione USA) andate oltre le stime e segnando un +0,7% su base mensile rispetto ad un atteso -0,8%; spostando così l'attenzione sul "Non Farm Payrolls" che non ha rispettato le attese del mercato, infatti gli economisti si aspettavano un rallentamento della crescita e così è stato. Il Dipartimento del Lavoro ha reso poi noto che ad agosto sono stati creati 235 mila nuovi posti, rispetto a 1,053 milioni del mese precedente, segnando i minimi in 7 mesi.

Gli esperti del settore restano preoccupati per l’inflazione e per la variante Delta (ancora migliaia di nuovi casi). I future hanno aperto la settimana in rosso a causa del peggioramento del "sentiment" per il debito cinese dell’Evergrande Group e dell'incontro a giorni della Federal Reserve che dovrebbe portare ad una "nuova direzione" verso la riduzione degli stimoli (molti la pensano così ma resto dubbioso). Mentre i Treasury a 10 anni sono al di sotto delle stime (malgrado siano aumentati) e questo è dovuto dal Term Premium (differenza positiva di rendimento tra le due scadenze a breve e a lungo termine) sceso in territorio negativo, per l'incertezza del PIL e dell'inflazione (tende ad essere positivo) e di conseguenza visto il possibile cambiamento della politica monetaria (forward guidance, tassi d'interesse bassi, e il quantitative easing) che tenderà a normalizzarsi.

Un aumento eccessivo del prezzo dell'oro (che al momento ha perso il 3% circa in 2 settimane) e i dati dell'Indice Oro di Investing.com (Il numero indica la percentuale di traders che detengono posizioni lunghe per quello specifico strumento) che sono risultati al di sopra delle stime 59,5% rispetto al precedente 55,7% , potrebbe portare "preoccupazione" in uno Stato come quello USA in cui le quantità di importazione delle Materie Prime sono elevate, causerebbe un aumento dell'inflazione; sarebbe come fare gol nella propria porta (Avremmo una svalutazione della moneta USD e un "enorme" aumento del prezzo delle "commodities"). Ma non solo, anche i prezzi degli energetici hanno rappresentato una bella "fetta" (di torta) dell'aumento dell'inflazione, con l'indice generale in
rialzo del 3% circa (i prezzi del gas naturale e dell'energia hanno raggiunto nuovi record).

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Il mio "paragonare" la FED ad un equilibrista che è intento a non cadere e quindi confermare la sua forza mentre mantiene l'asta tra le mani, da un lato deve aiutare l'economia con immissioni di liquidità e dall'altro non "stampare" troppo denaro (aumenterebbe l'inflazione e i prezzi) descrive tutto'ora la situazione attuale. E questo deteminerà quanta fiducia gli investitori daranno alla Banca Centrale e un eventuale correzione dei mercati.

Come sottolineavo di recente nel mio articolo "Esiste il pericolo stagflazione? Beni rifugio e utilities ci dicono qualcosa", era importante leggere in quale regime economico ci trovavamo cioè inflazionistico, deflazionistico o stagflazionistico (in quel momento stagflazione) ed era bene attenzionare i titoli "Value". Infatti sottilenavo come il rialzo attuale (del mercato) fosse quasi arrivato al "picco" e quindi era giusto spostarci sui titoli "Moat" (che generano rendimenti superiori rispetto al mercato) e "Value" (società che hanno valutazioni relativamente basse rispetto al loro potenziale di crescita).

Un altro nodo importante è sicuramente la proposta del congresso che sta considerando diverse proposte fiscali progettate per aumentare le tasse sui redditi elevati. Se l'aliquota dell'imposta sulle società del 26,5% dovesse andare in porto, l'imposta arriverebbe al 30,9% e questo collocherebbe gli USA al terzo posto tra le economie OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). Ma non è ovviamente un problema "isolato" perchè anche il Regno Unito non è da meno (25% nel 2023) e il G20 non vede l'ora di trovare un accordo "globale" sull'imposta minima del 21%.

Se continueremo a vedere dati poco convincenti da una parte come: i "permessi di costruzione rilasciati" previsti in calo rispetto a luglio, le "vendite di abitazioni esistenti" anch'esse previste al ribasso, il presidente Powell che probabilmente modificherà il "Sommario delle proiezioni economiche" con "l’indice dei prezzi al consumo" (IPC) che hanno avuto un lettura più bassa rispetto a quella prevista 0,3% rispetto ai 0,4% (trainato da un aumento del 2,0% dei prezzi dell’energia e da un solido aumento dello 0,4% del cibo); e l'eccessivo rincaro delle materie prime come degli energetici, il FOMC (Comitato Federal Open Market - mercoledì 22 settembre) vorrà ancora ridurre il QE quest'anno o potrebbe essere persuaso a resistere (fino a Novembre - Dicembre)? Tutto ciò potrebbe innescare ulteriori ribassi sui principali indici.

Ma non solo, Secondo l’Institute of International Finance (IIF), il debito globale (include il debito pubblico, delle famiglie, delle imprese e delle banche) è salito a 300 trilioni di dollari nel secondo trimestre e di 4,8 trilioni di dollari nel terzo trimestre.

Per i motivi già menzionati, il mercato obbligazionario sembra più preoccupato per il regime deflazionistico cioè un forte calo della domanda accompagnato dal rallentamento dell'attività economica che ristagna, portato dal "monsone" cinese con il bund in calo, che sarebbe più favorevole ai settori finanziari ed energetici. La visione di questa fase rimane cruciale, dopo molti anni di "disinflazione", le Banche sembrano disposte a "tollerare" il surriscaldamento dei prezzi pur di evitare questa situazione ancor più grave ed arrivare alla “stabilità dei prezzi”, quando il loro valore resta invariato nel tempo.

Restiamo in attesa delle mosse della Fed che evitino una "catastrofe economica".


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