Anteprima Fed: previsto aumento dei tassi; 3 possibili segnali di mosse future

 | 19.03.2018 15:31

  • I mercati si preparano ad un aumento di 25 punti base dei tassi
  • 4 interventi totali nel 2018 restano una possibilità
  • 3 punti da osservare per avere indicazioni sugli aumenti futuri
  • La tendenza della Federal Reserve di comunicare dettagliatamente le decisioni sui tassi di interesse lascia poco spazio all’immaginazione in merito a quello che potrebbe succedere quando la banca renderà ufficiale l’annuncio il 21 marzo, ma gli investitori presteranno particolare attenzione a tre fattori principali alla ricerca di indizi sui cambiamenti futuri della politica monetaria.

    h3 Gli operatori dei mercati sono pronti ad un aumento di 25 punti base/h3

    I mercati sono pronti ad un aumento di 25 punti base ad un range compreso tra l’1,50% e l’1,75%, con una probabilità pari a quasi il 90%, secondo lo Strumento di Controllo dei Tassi della Fed di Investing.com.

    Il mercato rialzista da ormai più di nove anni è riuscito a gestire senza problemi il graduale inasprimento della politica monetaria della Fed fin dall’inizio del processo, nel dicembre 2015, sebbene la banca centrale sembri aver incontrato degli ostacoli il mese scorso quando il presidente della Fed Jerome Powell ha testimoniato al Congresso che “alcuni dei venti contrari che l’economia statunitense si è ritrovata ad affrontare negli anni precedenti si sono trasformati in vento a favore” e che l’economia si è decisamente rafforzata rispetto all’ultima volta che la Fed ha rilasciato le previsioni economiche, a dicembre, segnale che il presidente della banca centrale potrebbe stare prendendo in considerazione l’idea di aumenti dei tassi più aggressivi.

    Nonostante le preoccupazioni per la possibilità di una guerra commerciale causata dai dazi USA abbiano rubato la scena ultimamente, i dati deboli sull’inflazione dei compensi nel report sull’occupazione di febbraio hanno fatto tirare un sospiro di sollievo agli investitori. L’ultima lettura sull’inflazione core annua ha rivelato un terzo aumento consecutivo di solo l’1,8%, mentre l’indice sui prezzi PCE core, l’indicatore sull’inflazione preferito dalla Fed, è rimasto bloccato a solo l’1,5% negli ultimi tre mesi. Entrambe le letture restano al di sotto dell’obiettivo del 2% della Fed.

    h3 Tre o quattro aumenti nel 2018?/h3

    In ogni caso, i trader continuano a tenere d’occhio gli sviluppi su quello che è diventato il principale argomento di discussione sui mercati: la Fed alzerà i tassi tre volte o quattro quest’anno?

    Gli operatori dei mercati sono d’accordo con la previsione di dicembre della Fed secondo cui ci saranno tre interventi nel 2018, ma sembrano comunque stare valutando la possibilità di un ulteriore aumento quest’anno.

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    Il fattore forse più indicativo non è il fatto che i future Fed fund mostrino una probabilità di circa il 70% di un terzo aumento a dicembre ma piuttosto il fatto che la possibilità di un quarto intervento, sebbene ancora al di sotto della soglia del 50%, sia salita al 30%. Il tutto ricordando che la probabilità di un terzo aumento ha superato il livello del 50% relativamente al vertice di settembre di quest’anno. Si tratta di un importante cambiamento delle aspettative dei mercati considerato che, quando è stato pubblicato il report sull’occupazione di dicembre il 5 gennaio, la probabilità di tre aumenti totali in tutto il 2018 raggiungeva a malapena la soglia del 50%.

    Quindi anche se i mercati si sono abituati ad un noioso annuncio sui tassi della Fed, il vertice di marzo non è un evento che possono permettersi di prendere alla leggera dal momento che sarà accompagnato dalle previsioni economiche aggiornate e dal famoso “dot plot” che indica, in modo anonimo, le previsioni dei singoli membri della Fed sull’andamento futuro degli aumenti dei tassi.

    Le stime di dicembre (grafico seguente) mostrano che le previsioni medie sono di tre aumenti nel 2018, anche se due dei membri votanti, Charles Evans e Neel Kashkari, si sono detti contrari al voto per l’aumento dei tassi a dicembre preferendo invece che i tassi restassero stabili.